8. She Ask Me If I Do This Every Day I Said Often

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-Ronnette Anke! Devi ringraziare quella santa donna di Simone! Il telefono lo hai solo per bellezza?! Se la prossima volta non avvisi giuro su Dio che resti a casa a vita!-

Non era la prima strigliata mattutina quella, e non sarebbe sicuramente stata nemmeno l'ultima.
-Scusami, non l'ho sentito, sai che nei locali c'è la musica ad alto volume o sei talmente vecchia che da piccola andavi a ballare alle case di riposo?-
Chiesi sarcastica, salendo le scale con ancora i vestiti dei gemelli indosso.

Li gettai al suolo, restando in intimo e scaraventandomi sul letto, guardandone il baldacchino con le braccia dietro la testa, mentre pensavo.

Pensavo a quanto potesse essere cattivo prendere in giro qualcuno che hai accudito poche ore prima come fosse la tua unica ragione di vita, o forse lo avevo immaginato così, non ricordavo granché. Era forse per sminuire il proprio operato?

Ricordo solo le sue forti braccia che mi tenevano ancorata al suo petto, mentre le mie gli cingevano il collo, e sentivo il suo cuore battere all'impazzata. Era solo la mia testa che scoppiava per il troppo alcol, forse?

"Chi disprezza vuol comprare" eppure anche in quel momento disprezzavo lo stupido comportamento di Tom, che continuava imperterrito ad essere così fottutamente Tom. Fanculo a te e alle tue stupide prese per il culo.

Decisi di andarmi a fare una doccia, mentre mia madre mi avvertiva che non sarebbe tornata per pranzo per via del lavoro.
-Simone ha fatto il risotto, sa che ti piace tanto, va' a magiare da loro, così riporterai ai gemelli i vestiti-
Disse sorridendo, ma io me la presi con lei, nonostante sapessi che lei non fosse a conoscenza di quel piccolo litigio con il rasta.

Terminata la lunga doccia calda, mi diressi all'armadio, prendendo un bermuda di jeans e una maglia a mezze maniche. Faceva ancora caldo, a Lipsia, ma iniziava già a tirare il solito venticello fresco di inizio inverno.

Portai con me i vestiti dei ragazzi e bussai al campanello, sperando con tutto il cuore che dietro la porta non ci fosse Tom. Ad aprirmi fu invece Bill, contento di rivedermi dopo il battibecco di quella mattina.
-Ho litigato con Tom, gli ho detto che si è comportato da coglione, e lui come al solito ha alzato le mani, mamma lo ha segregato in camera sua-

Tom era di per sé già molto irascibile e, quando arrabbiato, spesso e volentieri si ritrovava a colpire il primo oggetto che gli si parasse davanti, o anche la prima persona. Non sapeva portare a termine una discussione con le proprie ragioni, gli si rizzavano solo i nervi ed eri fortunato se andava via prima di finire a prenderti a pugni.

-Mi dispiace Bibs, non dovevi metterti in mezzo-
Ma purtroppo era nella sua indole da buonista patentato che desiderava mettere pace tra me e suo fratello, la sua situazione era sempre stata complicata: trovandosi tra due fuochi, rischiava di essere bruciato continuamente.

-Piuttosto andiamo in camera mia e guardiamo un bel film, prima che arrivi Gordon per mangiare ci vorrà un po'-
Acconsentii, dirigendomi al piano di sopra, mentre lui deviò per il bagno prima di andare in camera.

Sentii la porta accanto a quella della camera di Bill aprirsi, e guardai di sottecchi se fosse il rasta sull'uscio.
-Bibs?-
-Sono Ronny, Tom-
Dissi io, senza voltarmi, con una punta di arroganza nel tono.
-Bill non c'entra niente, lascialo stare, se tu sei un idiota la colpa non è mica sua-
Continuai canzonatoria, avvicinandomi a lui.

-Altrimenti che fai? Mi tiri di nuovo i capelli? Almeno i miei non sono paglia-
Sorrise sarcastico passando una mano tra i miei, corvini e lisci.
Gli bloccai la mano a mezz'aria, tenendolo per un polso.
-Ho detto lascialo stare-
Intimai prima che potesse ribaltare la situazione, spingendomi contro l'arco della porta e facendomici battere la schiena contro.

𝑰'𝒍𝒍 𝑲𝒏𝒐𝒘 [𝑻𝒐𝒎 𝑲𝒂𝒖𝒍𝒊𝒕𝒛]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora