12. She Could Never Love You More, More Than Me

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Le feste a casa di Georg, erano sempre un totale putiferio. Era l'unico ad avere una bella dimora: grande, con giardino e piscina interrata (addirittura riscaldabile), un terrazzo e diverse camere da letto. Avremmo dormito tutti lì quella notte.

-Ma Bill, con questo sembro una battona!-
Mi lamentai all'ennesimo vestito provato della serata.
-Mio Dio Ronny, mi hai chiesto tu di aiutarti! Se dovevo sentirmi dire ad ogni abito che sembri una battona o una vecchietta non sarei venuto!-
Il moro si gettò sul mio letto a baldacchino, già pronto e in tiro con la sua giacca rossa di pelle e il suo trucco nero intorno agli occhi.

-Sai che c'è?! Ora metto un bel pantalone!-
E fu così che misi dei pantaloni lunghi e larghi, a vita bassa, con delle stelle sulle tasche posteriori. Un top nero in pelle, come la giacca che ci abbinai sopra, le mie amate converse (un po' usurate a dire il vero) e un paio di occhiali da sole per fare scena, non avevo intenzione di esagerare.

-Sono pronta!-
Urlai a Bill, sceso al piano di sotto per conversare con mia madre, che gli faceva le solite raccomandazioni.

-Va bene mamma, smettila di tartassare anche lui, torneremo sani e salvi!-
Dissi trascinando Bill fuori dalla porta di casa, dove Gustav con la sua Mini Cooper ci aspettava già. Anche il rasta si era appena chiuso la porta di casa alle spalle e, come di consueto nonostante non ci fossero né Georg né Arlene (già presenti alla festa) ci sedemmo sui sedili posteriori.

-Siete troppo silenziosi lì dietro, avete litigato?-
Gustav ci guardò dallo specchietto retrovisore, sorridendo, lui sorrideva quasi sempre, era una qualità che gli invidiavo.
-No, è stato solo un parto decidere cosa far indossare a Ronny!-
Urlacchiò il moro, che indosso aveva la giacca rossa di pelle che avevamo comprato poco prima dell'inizio della scuola.
-Tranquilla Ron, sei bella sempre!-
Arrossii per il complimento di Gustav, sapevo fosse sincero, e sorrisi guardandolo dallo specchietto retrovisore.

Dopo un buon quarto d'ora arrivammo a casa di Georg, dove la musica faceva balzare tutti gli invitati quasi fossero alici. Non avevo mai capito da dove sbucassero, se fossero amici dei ragazzi o amici di amici. Talvolta mi ritrovavo a pensare che venissero lì unicamente per presenza e perché in sei forse ci saremmo annoiati a morte. Fatto sta che durante i festini, quella villetta era sempre stracolma di gente, la maggior parte delle volte già ubriaca.

-Non perderti-
Mi raccomandò Bill sull'uscio della porta, avviandosi a fare festa, ma quella sera non avevo la benché minima voglia di darmi al divertimento. Mi sarei seduta in giardino, magari a bordo piscina, a rollarmi qualche canna. Si, un po' noioso e monotono, ma dentro la tua testa una volta finito un purino non lo è, fidatevi della sottoscritta.

Marciai tra la folla, prendendo un bicchiere di vodka dalle mani di Georg, che se l'era appena versato.
-Bella festa Ge!-
Urlai tentando di farmi capire da lui e Arlene, che gli stava accanto timorosa di perderlo tra gli invitati.
-Sei più bella tu, Ronny!-
Gridò di rimando e gli sorrisi sincera.
Quel complimento sarebbe diventato sempre più frequente, ma a me non piaceva mettermi in mostra.
Anzi, tanto meglio, magari anche il rasta si sarebbe accorto della mia bellezza.

Mi rigirai su me stessa e mi dileguai dalla calca di persone sudaticce e già sballate, che ballavano a ritmo dei Nirvana, uscendo dalla porta sul retro.

Cartine, filtri, del tabacco trinciato e dell'erba fresca. Ovviamente anche un accendino. Sarebbero stati quelli i miei unici amici della serata.
La musica schizzava in aria quando io aspiravo dal mio piccolo capolavoro appena tirato su.
Aspira, trattieni, espira.

Ballavo da sola, un po' scoordinata, un po' come se esistessi solo io.
Sentii una leggera risatina dietro di me, che camminavo ondeggiante sul cornicione della piscina, e voltandomi lo vidi.

𝑰'𝒍𝒍 𝑲𝒏𝒐𝒘 [𝑻𝒐𝒎 𝑲𝒂𝒖𝒍𝒊𝒕𝒛]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora