16. Grabs Her Lips Round The Mexican Coke

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C'erano fuochi d'artificio di ogni tipo, grandezza, misura e qualità. Gustav ne aveva fatto un rifornimento generale, e Tom si era immediatamente preparato a dar sfogo al suo arsenale, che il batterista gli aveva gentilmente fornito.

La cena di natale era finita bene, più o meno, ma io e il rasta fortunatamente, o sfortunatamente, non avevamo avuto più interazioni che andavano oltre il "Buongiorno" e la "Buona notte".

Ero seduta sulla sdraio del giardino di casa di Georg, a bordo piscina, con una bella felpa pesante e un pantalone di pile. Una canna appena rollata dietro il padiglione dell'orecchio destro, mentre ne chiudevo subito un'altra per Arlene, che era seduta accanto a me.

-Sei davvero veloce-
Mi disse guardando le mie dita sottili che maneggiavano la cartina e con velocità e maestria spingevano e modellavano il tabacco e l'erba presenti al suo interno.
-Solo pratica-
Risposi chiudendo a caramella quella piccola opera d'arte e porgendogliela insieme al mio clipper.
-Con parsimonia, Ar, lo sai-
Sorrisi portandomi il mio di spinello alla bocca, mentre lei aspirava e mi porgeva l'accendino.

-Lo so, Ronny, lo so-
Fumammo qualche canna prima dell'inizio della vera e propria festa, mentre Tom continuava a preparare le micce dei suoi fuochi d'artificio.
-Piromane-
Arlene era rientrata per cercare Georg, mentre io ero ancora all'esterno, che prendevo in giro il rasta mentre si dava da fare, con un sorriso sghembo sul viso.

-Almeno io non passo il tempo a fumare-
Si avvicinò con il suo accendino verde e si sedette accanto a me sulla sdraio, prendendomi la canna mezza spenta dalle dita.
-O forse si-
Sorrise per poi fare qualche tiro.
-Ping pong?-

Ping pong era passarsi la canna da bocca a bocca aspirando il più velocemente possibile, annuii avvicinandomi a lui e incrociando le gambe.

Un'ultima passata di accendino alla punta del bombolone e si comincia. I nostri occhi incastonati, che non riescono a distaccarsi, come se fossero concatenati. Mentre il fumo aleggiava sulle nostre teste e noi continuavamo ad aspirare con avidità e velocità.

-Merda mi è già salita-
Rise come un'ebete il rasta, schiaffandosi una mano sulla fronte coperta da una fascia bianca Jordan.
-Mio Dio, mai più-
Lo assecondai scuotendo il capo, quando finalmente lo vidi avvicinarsi e incastonare di nuovo i suoi occhi nocciola nei miei azzurri.
Quelle pozze ambrate, che si fondevano alla perfezione con le mie cristalline.

-Io aspetto ancora una risposta-
Seppi a cosa stesse alludendo, era una situazione di "stand by" che durava da troppo tempo per colpa della sua ultima domanda.
-Adesso, in questo momento, Ronnie, tu mi baceresti?-
Vidi un luccichio di speranza in fondo alla sua pupilla, che volesse davvero un bacio da me? No, sarei risultata come tutte le altre.

-Mi consideri una delle tue tante puttane?-
Chiesi io.
-Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda-
Disse scherno, senza interrompere quel contatto visivo.
-Rispondi prima tu-
Dissi dandogli un colpetto giocoso sulla spalla, avevo il necessario bisogno di quella risposta.

-No, non lo saresti mai-
E fu allora che mi convinsi, che sbagliai, che feci crollare tutti i miei buoni propositi, che mi contraddissi da sola, che errai. Quando gli presi il viso tra le mani, avvicinandolo al mio, e posando le mie labbra morbide sulle sue sottili, e lui mi mi infilò la mano tra i lunghi capelli corvini, accarezzandoli, e io non mi mossi, mentre le nostre lingue danzavano in simbiosi nella bocca dell'uno e dell'altro.

Il suo piercing di metallo freddo che andava su e giù, mentre le mie labbra umide sfioravano le sue, calde e vellutate. Gli infilai una mano tra i capelli, avvinghiandomi ad uno dei suoi dreadlocks, per tirarlo accanto a me.
-Sai di caramello-
Sussurrò al mio orecchio sinistro, con la voce roca e il fiato che ancora sapeva di erba. In effetti non seppi se se lo stesse inventando o se sulle mie labbra ci fossero ancora i rimasugli del mio burro cacao. Ricordo soltanto che dopo continuammo a baciarci, sotto al chiarore del sole che tramontava, mentre i nostri respiri si confondevano.

Soltanto dopo un buon quarto d'ora, o forse di più, forse molto di più, dato che l'effetto del fumo era ormai quasi svanito, che mi ripresi da questo stato di trance, realizzando cosa fosse accaduto. Il cielo era scuro e le stelle si vedevano nitidamente mentre ci sorvolavano le teste. Fu allora che mi scossi, staccandomi lentamente dalle sue labbra, e fu allora che anche lui capì la gravità della situazione.

-Che cosa abbiamo appena fatto, Ronnie-
No, ti prego, non chiamarmi in quel modo. Non guardarmi così. Come se avessi sbagliato tutto, come se avessi ucciso qualcuno e tu fossi sulla scena del crimine, cogliendomi con le mani nel sacco. Perché sei tu, Tom, il mietitore della storia, il mio.

Avevo gli occhi sgranati e ancora puntati sulle sue labbra umide e luccicanti, un po' gonfie per via dei trascorsi, ma belle. E le avevo assaggiate: morbide, vellutate, sottili, idratate, mie... No Ronny, non montarti la testa.
-Io credevo che tu... Cazzo Ronnie Anne-
Era la prima volta che pronunciava il mio nome in quel modo così schietto, sillabandolo e scandendo ogni singola lettera.

Isabelle. Il mio nome non era mai suonato così brutto. Nemmeno mia madre mi aveva mai usato quel tono.
-I... Io... Tu...-
Balbettavo come per giustificare quel gesto improvviso, che infondo voleva lui, ma mi sentivo in colpa per aver abbandonato tutti i miei principi per una stupida curiosità. O per uno stupidissimo desiderio. Desiderio della sua carne e del suo amore, ambedue cose che mai avrei potuto ottenere.

-Niente giustificazioni, hai sbagliato, cazzo Ronnie sei la mia migliore amica!-
I migliori amici non si urlano in faccia di aver sbagliato. I migliori amici non smettono di parlarti per settimane. I migliori amici non fanno ciò che fai tu. Tutte cose che non ebbi il coraggio di dirgli, quella notte, perché andai via da quel lettino, scusandomi addirittura.

Mi diressi verso gli interni, ormai pieni di persone festanti o ubriache, mancava davvero poco alla mezzanotte.
Vidi Gustav intento a versarsi un drink e chiesi a lui una cartina lunga dato che le mie erano finite.
-No Ronny, ma va' da quel ricciolino laggiù, dovrebbe averne qualcuna-
Mi indicò il batterista un punto indefinito della stanza, verso il quale mi avviai, avevo decisamente bisogno di una canna.

Vidi un ragazzo alto dagli occhi verdi e i capelli mori e ricciolini, sembrava magro dato che le maniche della maglietta gli scoprivano le braccia secche, quasi scheletriche.
-Perdonami, sono un'amica di Gustav, hai per caso una cartina lunga?-
Mi guardò con un ghigno tronfio sul viso per poi prendermi il mento tra l'indice e il pollice.
-Una ragazza così bella come te si fa di crack? Posso proporti qualcosa di più-

Decisi di stare al gioco, infondo non avevo niente da perdere, mi prese per il polso portandomi al piano di sopra, in una camera vuota, svuotando le sue tasche da una carta di credito, una banconota da cinquanta euro e una bustina di polvere bianca.
-Mi chiamo John-
Disse poggiando il contenuto della bustina su di un mobile e iniziando a trafficarci con la carta, dividendo il composto.

-Ronny, e quella è...-
-Metanfetamina-
Concluse la mia frase. Sapeva di sporco, il ragazzo intendo. La metanfetamina aveva un'aspetto invitante a dire il vero.
Ne sniffò una striscia, preparandone un'altra subito dopo.
-Se ti fai un tiro di do una cartina-
-Ci perdi in entrambi i casi-
Gli feci notare, ma riflettei solo in un secondo momento che sarebbe stato meglio se avessi chiuso il becco.

-D'accordo: se sniffi ti do una cartina e un giorno di questi usciamo insieme-
Gli dissi di si, non perché volessi tirarmi una striscia, io volevo solo una cartina lunga, ma quella era un'occasione davvero da non perdere, come si dice: due piccioni con una fava.

Mi avvicinai lentamente a quella striscia bianca che quasi pareva borotalco, affascinata dalla sua consistenza, poi affondai la banconota dei John tra la polvere e infine nella mia narice destra. Una bella tirata e una grattata di naso per il fastidio, poi la mia cartina lunga.
-Ci si vede John, è stato un piacere-











[Ed è proprio da qui che iniziano i guai per la nostra Ronnie Anne... Ora cosa accadrà?
Al prossimo capitolo,
Arabelladoove❤️]

𝑰'𝒍𝒍 𝑲𝒏𝒐𝒘 [𝑻𝒐𝒎 𝑲𝒂𝒖𝒍𝒊𝒕𝒛]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora