21. You've Got The Devil In Your Eyes

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TOM
Essere cattivi non era mai stato nei miei piani, io non ero cattivo, e non avrei mai voluto risultare così agli occhi del mio tenero angioletto.

Ronnie Anne era terribilmente dimagrita, ed era colpa mia.
Aveva ripreso con la metanfetamina, ed era colpa mia.
Non si fidava più di me e mi vedeva come una sorta di mostro, e questa era tutta colpa mia.

Il mio malessere interiore non si palesò sicuramente nella mia adolescenza, tutt'altro: era onnipresente forse già dalla mia nascita. Credevo di aver trovato un po' di pace quando nell'agosto del 1998, più precisamente giovedì 20, i miei occhi si incastrarono in quelli di quella bambina dai capelli lunghi e l'aria innocente.

Quella fu la mia rovina. Attenzione, non le scaricherei mai la colpa del mio comportamento, tutt'altro, io l'avrei protetta da ciò che quel mondo di merda le avrebbe riservato, se soltanto avessi potuto, se solo avessi voluto.

Ero un ragazzino arrogante e spocchioso, persino con chi volevo corteggiare. Ero viziato e tutto ciò che volevo lo ottenevo subito con qualche lamento. E questo vale per qualsiasi cosa: giocattoli, attenzioni, donne...

Le donne furono un'altra mia grande spina nel fianco almeno finché non mi resi conto di ciò che stavo facendo, quella fatidica sera, a quel pub di quartiere sudicio come il suo proprietario.

A noi ragazzi piaceva suonare e avevamo esteso l'invito anche ad Arlene e Ronnie Anne. Io stesso chiesi a Bill di invitare la nostra cara amica d'infanzia, in quel periodo non eravamo in chissà quali buoni rapporti.

Le avevo spezzato il cuore come un ritardato, dopo che finalmente l'avevo resa mia. Speravo che quel legame non si spezzasse mai, ma quando mi ritornò alla mente che aveva letto tutte le mie cose private, tutte quelle canzoni scritte negli anni solo ed esclusivamente per lei, volli umiliarla come lei aveva fatto con me.

Credetti che avesse letto per pura curiosità personale, per prendermi in giro per quanto in realtà io fossi un buono di cuore. Non che sia una cosa brutta ma non mi piaceva chissà quanto mostrare quella parte di me.

So solo che a lei l'avrei mostrata, avrei mostrato tutti di me alla mia Ronnie, se solo non fossi stato un coglione. Ancora mi incolpo per tutto ciò che le ho fatto passare, non avrei mai creduto che per colpa mia lei potesse arrivare a mettere le mani su quella merda... Ronnie mia, cosa ho combinato con te? Credo di aver sbagliato tutto dal principio, da quando la conobbi e le dissi che Bill era la mia brutta copia. Dovette capire da lì che ero uno di gran lunga sfacciato.

-Tom vuoi muoverti?! Gustav ci sta aspettando!-
Fu la voce di mio fratello Bill a risvegliarmi da quello stato di trance. Ero seduto sul mio letto con la mia chitarra sotto braccio e la stavo accordando, forse addirittura in maniera sbagliata.

-Si eccomi!-
Scattai in piedi e scesi le scale per catapultarmi lungo il vialetto, fu in quell'attimo di foga che la vidi.

Un'angelo: le sue parigine nere le coprivano fin sopra il ginocchio e quella gonna di vinile rossa era fin troppo corta per i miei gusti personali. Si stava allacciando il cappotto sull'uscio di casa mentre le vedevo quel golfino bianco a maniche lunghe che le copriva il seno sono, seno che avevo già avuto la possibilità di vedere dal vivo.

Scacciai immediatamente quel pensiero e salii in macchina con mio fratello, che le teneva la portiera dell'auto di Gus.
-Ciao ragazzi!-
Salutò con entusiasmo e quasi mi scappò un sorriso, ma rimasi impassibile alla sua voce angelica.

Non credevo sarebbe venuta in auto con noi, ma potevo aspettarmelo dato che abitava letteralmente di fronte a noi. Quella era la mia più grande fortuna e sfortuna allo stesso tempo: se avessi voluto correre da lei nom ci avrei messo tanto per stringerla forre a me, ma più Ronnie mi era vicina e più volevo che mi stesse lontana anni luce.

𝑰'𝒍𝒍 𝑲𝒏𝒐𝒘 [𝑻𝒐𝒎 𝑲𝒂𝒖𝒍𝒊𝒕𝒛]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora