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Vittoria:
Apro l'agenzia come tutte le mattina. Oggi mi sono risparmiata «l'alzataccia», visto che nessun tecnico deve venire ad aggiustare qualcosa. Decido di dare una pulita veloce un po' ovunque. Non sono una maniaca dell'ordine, cioè forse solo un po', ma sulla pulizia non transigo! Mi guardo intorno e decido di iniziare dalle cose più semplici, quelle che non includono arrampicate strane, scale o sedie da cui potrei cadere. D'altronde sono da sola, meglio evitare qualsiasi pericolo per il momento...
Mentre mi do da fare ripenso alle parole di Dante di ieri mattina... Ma veramente tutta l'Isola parla di me e della mia esperienza all'estero? Che poi... esperienza... sono solo andata a prendere una laurea! Cosa c'è di così eclatante? Alzo le spalle confusa, quando decido che è arrivato il momento di passare ai vetri. Con la mano sinistra prendo lo spruzzino e prima di usarlo do una rapida occhiata fuori. Il cielo si è annuvolato e non sembra promettere nulla di buono. Sbuffo innervosita e d'istinto decido di coprire una grossa parte del vetro con lo sgrassatore, poi con la mano destra pulisco per bene quello che c'è da pulire senza lasciare aloni. Però... Sono stata brava!
Quando alzo di nuovo lo sguardo la mia espressione cambia improvvisamente... davanti a me, come per magia, appaiono la signora di ieri mattina e il suo bellissimo e affascinante figlio senza nome. Resto ferma e imbambolata per un po', poi quando vedo che il suo sguardo incrocia il mio, scuoto la testa con la speranza che questo movimento mi faccia tornare in me il prima possibile. Lascio la porta aperta e mi dirigo subito dietro al bancone a stampare quello che sicuramente sono venuti a ritirare. Non credevo di vederli così presto. Ieri alla fine la signora mi ha risposto, e con un rapido messaggio mi ha indicato la meta scelta.
Muovo il mouse per riavviare lo schermo e faccio per stampare i biglietti. O almeno ci provo... E ora cosa sta succedendo?!
«Buongiorno signorina!»
«Buongiorno signora, bentornata!»
«Oh tesoro, chiamami pure Maria. Potresti essere mia figlia...»
La guardo incredula, mentre le mie guance prendono colore.
«Va bene...» Rispondo sorridente, quando mi accorgo dello sguardo di suo figlio su di me.
«... bentornati!» Preciso quindi, ora tremendamente imbarazzata.
«Ciao...» Mi dice lui, sorridendomi gentilmente.
«Volevo ringraziarti per le altre proposte che ci hai mandato, se non fosse stato per la tua idea a quest'ora starei ancora scegliendo.»
«Si figuri, signora Maria, è il mio lavoro! Sono felice di essere riuscita ad accontentarla. Mi sono orientata un po' in base ai miei gusti in realtà...» appena finisco la frase mi rendo conto che anche stavolta le ho dato del lei. Mi sento ancora più stupida di prima, ma che ci posso fare? Io non ci riesco proprio a evitarlo. Spero solo non si offenda...
«Molto bene! E pensare che se non ci fosse stato mio figlio forse non avrei letto nemmeno i suoi messaggi in tempo...»
Alzo gli occhi interrompendo quel mio «scontro» con la stampante e il mio sguardo si posa sorpreso su di lui.
«Ah, ieri ho parlato con lei allora...» preciso, senza un motivo logico.
«Sì...» mi risponde spiegandosi meglio «cioè era il cellulare di mia madre, solo che era impegnata a fare la spesa e ho risposto io!»
Ci guardiamo per un istante senza dire nulla, e io mi chiedo cosa sia tutta questa tensione che percepisco tra di noi...
Sono forse pazza? Sto immaginando tutto come sempre? In fondo non mi sento di escluderlo purtroppo.
Così torno al mio problema e cerco di concentrarmi un po' di più sul mio lavoro.
«Posso chiedervi qualche minuto? Questa stampante oggi fa i capricci!»
«Certo.» risponde sempre lui di getto, e anche questa volta i nostri sguardi si incrociano confondendomi ancora di più.
Un telefono squilla, e io ringrazio chiunque sia perché per un po' questo silenzio viene riempito da qualcos'altro. Non provo spesso tutto questo imbarazzo, da quando sono tornata lo scorso anno mi sono sempre trovata bene con i clienti, ma questa volta è diverso... molto diverso...
«Scusatemi, rispondo un attimo... è la signorina del catering di stasera!»
«Va bene...»
Li sento parlare mentre mi concentro ancora di più per cercare di risolvere il mio attuale problema, ma appena la signora Maria si allontana il silenzio viene di nuovo interrotto. Questa volta da lui...
«Quindi ti piace l'Africa?»
Lo guardo sorpresa e con gentilezza gli rispondo sinceramente. Si riferisce alla destinazione che ho proposto di mio gusto a sua madre, e che lei a quanto pare ha gradito a tal punto da renderla la sua scelta definitiva.
«Non è il mio posto preferito ma, mi ha sempre affascinata molto sì...»
«E ci sei mai andata?»
Scuoto la testa pensierosa, e il mio sorriso piano piano sparisce.
«È molto bella. Ho sempre sognato di andare a fare un...»
«Eccomi, scusate!»
La signora Maria ci interrompe proprio sul più bello, e io se avessi abbastanza faccia tosta gli chiederei di finire quella frase che è stato costretto a lasciare in sospeso. Invece ci guardiamo e sorridiamo soltanto, senza aggiungere altro...
«Andrea, la signora del catering ha detto che porterà tutto nel pomeriggio!»
Andrea... penso tra me. Si chiama Andrea!
«Va bene, tanto io sarò sicuramente a casa!»
«Perfetto! Così posso andare tranquillamente dal parrucchiere...»
Mi dice coinvolgendomi, e io sorrido nonostante non sappia proprio di cosa stiano parlando.
«Sai, oggi è il compleanno di mio marito, settant'anni! Stiamo facendo una grande festa a casa nostra...»
«Davvero? Tantissimi auguri allora. Non avevo capito fosse proprio oggi!»
Bene, e ora come glielo dico che non riesco a stampare il regalo di compleanno che gli servirà proprio per questa sera?!
«Grazie signorina.»
Sorrido, mentre do alla stampante un'altra possibilità. E un forte colpo, con la mano destra. Ma niente, proprio non mi vuole aiutare questa maledetta!
«Ecco! Adesso sono ancora più in panico!»
«Che succede?» Mi chiede quindi... Andrea.
«La stampante sta dando dei problemi...»
«O Santo Cielo!» Commenta la signora Maria, dando voce ai miei pensieri.
Prendo il telefono e compongo il numero del mio tecnico di fiducia che ovviamente, nonostante di solito risponde al primo squillo, questa volta non lo fa. Proprio oggi. Proprio ora. Bene! Ma cos'ha questa giornata che non va?! Chiudo la cornetta e mi rivolgo ai miei, ormai, clienti «speciali».
«Devo chiedervi solo un favore, io prometto che entro stasera vi farò avere i biglietti, ma avrei bisogno di un po' di tempo e anche un po' della vostra pazienza. Per voi sarebbe un problema ripassare?»
«Be', non c'è problema nello aspettare, signorina, il fatto è che dopo...»
«Ve li posso portare a casa se per voi va bene, che dite?»
Ma sono pazza per caso?!
«A casa? Ma ne è sicura?»
«Sicurissima signora, il problema è mio quindi devo risolverlo io!»
Sì... a quanto pare sì. Sono pazza!
La vedo guardare Andrea che, fortunatamente, sembra stare dalla mia parte.
«Ma sì mamma, va bene! Tanto ci sono io a casa, te l'ho detto...»
Sorrido, cercando di essere più gentile possibile, e lo faccio ancora di più quando la signora acconsente e mi scrive il loro indirizzo su un fogliettino. Mi pagano in anticipo, anche se li ho pregati di lasciar stare e di farlo a consegna fatta, e questo mi fa capire che hanno davvero fiducia in me e che devo assolutamente risolvere questa situazione.
Poco dopo ci salutiamo, e sono di nuovo sola. Non faccio in tempo a voltarmi però che sento la porta aprirsi di nuovo, e per un motivo che proprio non riesco a capire mi trovo davanti ancora lui. Andrea.
«... comunque, un safari!» mi dice soltanto, e io inevitabilmente aggrotto la fronte confusa.
«Come scusi?» gli chiedo quindi, sorridendogli come una scema.
«Il mio sogno... in Africa... è quello di andare a fare un safari un giorno... prima siamo stati interrotti e non sono riuscito a finire la frase.»
Gli sorrido soltanto, e lui ricambia abbassando timidamente lo sguardo. «A dopo...»
«A dopo...» dico a bassa voce quando in realtà è già andato via.
Sono ferma, immobile, completamente senza parole da quello che è appena successo.
È davvero tornato indietro per questo? No Vic, ora stammi a sentire: togliti dalla testa qualsiasi cosa tu stia pensando perché in fondo, come al solito, stai solo immaginando tutto quanto, ok?!

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