IV

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"still no matter where I go, at the end of every road, you were good to me"

Lo stress faceva perdere peso, pensai mentre osservavo il mio riflesso nella vetrina di cristalleria. Il pantalone del pigiama, che solitamente mi ricadeva sui fianchi in maniera composta, stavolta appariva lievemente largo sulla vita. Non ci diedi troppo peso, riposi i vestiti sporchi in un sacchetto di plastica, con la speranza di lavarli una volta arrivata in hotel. Mentre mi accingevo a chiudere la valigia, sentii bussare alla porta.

"Sì, avanti" dissi, voltandomi verso la porta.

Essa si aprì piano, rivelando una figura che reggeva una pila di coperte e lenzuola piegate. "Sono venuto per darti le coperte, e anche ad aprire il divano letto, sai che a volte fa i capricci." Mi accinsi ad aiutarlo, farfugliando un 'grazie per esserti disturbato'.

Ricordavo perfettamente, che una delle prime volte che ero rimasta lì per la notte, il divano si era bloccato rimanendo con una delle due estremità del letto dentro e l'altra fuori. Avevamo dovuto chiamare il padre di Eren per aggiustarlo. Però stavolta non ci fu il medesimo problema, in meno di cinque minuti Eren era già davanti la porta, raccomandandosi che per qualsiasi cosa avrei potuto chiedere a lui.

"Allora se è tutto ok, io vado Mikasa. Notte." Si congedò, guardandomi negli occhi.

Tutta quella situazione doveva avergli risvegliato dei ricordi, lo vedevo nei suoi occhi, che il suo sguardo era meno duro nei miei confronti, e anche a me per un momento, svanì tutto il risentimento che avevo dentro.

"Notte." Risposi, senza voltarmi a guardarlo. Lui esitò un momento prima di chiudere la porta, potevo benissimo percepire che voleva terminare il discorso che avevamo iniziato prima, ma gliene fui grata quando lasciò perdere, chiudendo la porta.
Mi gettai nel letto stremata, affondando la testa nel cuscino. L'odore delle lenzuola appena lavate mi inondò le narici, era lo stesso profumo di quattro anni fa, lo stesso detersivo che Carla utilizzava per lavare anche i miei vestiti, quando rimanevo lì per vari giorni. Non ci volle molto per farmi prendere sonno, quel posto che non era più casa mia mi faceva sentire come se lo fossi, e per una notte decisi che lo sarebbe stata.

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Un intenso odore di caffè mi riempì le narici, facendomi aprire gli occhi. Non ricordavo nemmeno di essere andata a dormire. Non ricordavo da quanto non dormissi più di cinque ore a notte. Iniziai a guardarmi intorno, momentaneamente non ricordando dove fossi. Ad un tratto delle grida interruppero il filo dei miei pensieri, sembrava stessero litigando sommessamente. Mi alzai e, con passo lento andai verso la porta, cercando di capire ciò che si dicevano.

"...capisco perché sei così tanto cocciuto, è la tua occasione." Disse una delle due voci; riuscii a distinguere dal tono più delicato che fosse quella di Armin.

"...certe cose è meglio lasciarle per come sono."

"Ti renderai conto che ho ragione, che stai facendo un terribile errore lasciando la situazione così."

"Non ne voglio parlare, anzi se vuoi fare qualcosa di buono, chiedile se vuole un po' di caffè." tagliò corto Eren.

Dal momento che avevo compreso che l'oggetto della discussione ero io, indietreggiai dalla porta velocemente e finsi di star cercando qualcosa in valigia, sapendo che di lì a poco sarebbe arrivato qualcuno. Infatti, dopo poco, qualcuno bussò lievemente alla porta, chiedendo se fossi sveglia.

"Mikasa, è tutto ok? sei sveglia?" chiese Armin.

"Sì, entra." Risposi.

Armin entrò in camera, poggiando un vassoio con un'enorme tazza di caffè e alcuni biscotti nel tavolino in legno vicino al letto. I miei occhi si posarono immediatamente sulla bevanda scura; era passato troppo tempo dall'ultima volta che avevo bevuto del caffè.

I remember it all too well // eremika Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora