IX

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"too young to know it gets better"

"Ci pensi mai a quando saremo grandi?" mi chiese lui, scrutandomi con i suoi occhi verdi pensierosi.

"A cosa precisamente?" Chiesi volgendo lo sguardo dal soffitto a lui.

"A come sarà tutto, a come saranno i nostri amici, al tuo primo ragazzo." Dopo aver finito la frase il rqgazzo si mise a pancia sotto, reggendosi dai gomiti per avere una migliore visuale della mia persona.

"Non penso di volere un ragazzo." Conclusi, distogliendo lo sguardo, sentendomi le guance bruciare.

"Perché?" Insistette lui, sempre con gli occhi fissi su di me.

"Non mi importa, e poi non penso che potrei mai interessare a qualcuno." Dissi, tornando ad osservare il soffitto quasi diafano.

"Mika sei bellissima, smettila di dire stupidaggini." Smise di guardarmi ed iniziò a giocare con il pendente a forma di chiave che portava al collo; lo faceva spesso quando era nervoso.

Arrossii violentemente, guardandolo come se avesse appena parlato in cinese antico. Nessuno in quattordici anni aveva mai abbinato il mio nome all'aggettivo bella, all'infuori di mia madre. Mi sentivo quasi frastornata, tante emozioni passavano per il mio spirito. Eppure ora che lo guardo meglio, è proprio carino quando arrossisce.

Senza nemmeno rendermi conto mi ersi sui gomiti, sempre rimanendo a pancia in su, ma stavolta non vergognandomi più di guardarlo. Anzi, non mi ero nemmeno resa conto di avere iniziato.
"Sei carino quando ti imbarazzi." Dissi, con un mezzo sorriso.

"Non sono imbarazzato. Tu invece, che sei tutta rossa?" Disse, mettendosi sulla difensiva.

Non risposi niente ma rimasi a fissarlo, mentre lui aveva preso a giocare coi miei capelli; gli erano sempre piaciuti. Ogni tanto mi rivolgeva ancora qualche sguardo, ma notandomi già intenta a fissarlo, li distoglieva prontamente.
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"Mikasa sei assente, dove hai la testa?" mi riprese Armin, con tono pacato, distogliendomi dai miei pensieri. Mi ricordai che eravamo a casa sua poiché gli avevo chiesto aiuto per i compiti di fisica, che come ogni volta, mi avevano dato problemi.

"Scusami Armin, sono un po' sulle nuvole oggi." Dissi, posando gli occhi sul foglio di carta su cui erano scritte alcune formule. Odio che mi vengano certi ricordi in mente senza un motivo logico.

Non avevamo più parlato da quella sera nel seminterrato; da quel momento ci siamo solo ignorati. Non che la cosa mi dispiacesse più di tanto. Sentivo di essere andata troppo oltre ma allo stesso tempo di non riuscire mai a fare abbastanza con lui. Qualsiasi cosa io faccia mi allontana a lui di dieci passi, quindi tanto vale che non accada niente.

"Mi dispiace, non avrei dovuto obbligarti a parlare con Eren. Mi sembrava una buona idea, ma ancora non capisco perché sia così cocciuto da non averti nemmeno ascoltata. Sono così adirato con me stesso..." Disse lui mordicchiando il tappo della penna.

"Non è stata colpa tua, stai solo cercando di essere un buon amico per entrambi ed è veramente un'impresa. Almeno adesso so che è finita del tutto." Detta quest'ultima frase me ne pentii all'istante, non volevo che fosse come dicevo io.

"Non è ancora detto, dopotutto la prof vi ha messi in coppia con Sasha per la presentazione sulla mutazione genetica di martedì. Per quanto tu odi i lavori di gruppo può essere una chance per chiarire, non potete ignorarvi tutto il tempo, e nemmeno litigare come i bambini."

"Onestamente spero che finisca il prima possibile, Sasha non perderà occasione per cercare di "aiutarmi" finendo poi per combinare un disastro come suo solito, e la situazione è già sufficientemente complicata." Dissi, chiudendo il quaderno.

I remember it all too well // eremika Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora