Capitolo 8 - It's okay -

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⚠️Tw: violenza⚠️

Capitolo 8

It's okay

"Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici."

KHALIL GIBRAN

Logan

La luce invade la mia camera e picchia il letto dove sono legato da ieri sera, i dottori hanno deciso di mettermi le cinghie solo la notte.

Ho passato le ore di buio in dormiveglia, non riuscivo mai a prendere completamente sonno a causa delle persone che mi visitavano la mia stanza.

Non sono state tutto il tempo ma, ogni volta che vedevo quell'uomo nell'angolo della stanza, mi spaventavo perdendo il pizzico di sonno acquisito.

Osservo le due palme, che si intravedono dalla finestra che da sull'esterno del reparto; si muovono appena, segno che il vento non si è ancora alzato.

Tamburello le dita sul materasso mentre attendo che qualcuno venga a liberarmi, sanno che sono sveglio perché ogni due minuti mi metto a fissare la telecamera sopra la mia testa.

Guardo il punto nero luminoso mentre ripenso a ieri pomeriggio, vorrei poter passare il resto della mia permanenza qui a ridere e scherzare in quel modo.

Dopo essere tornati in camera, Stephen ha cominciato ad elencarmi tutti i pregi che ha visto in Grace, partendo dal fisico fino ad arrivare al carattere.

"Hai visto che corpo, tutto è proporzionato. Poi ha un culo da far invidia" "Quella ragazza ha gli occhi più belli di sempre" "Cazzo, devo riuscire a rivederla"

Ha continuato così per almeno mezz'ora, durante la quale io annuivo senza parlare perché concentrato a ricordare la voce di Chloe.

«Buongiorno» Ryan, uno degli infermieri, si avvicina ed inizia a svitare i bulloni che mi stringono i polsi.

«Che ore sono?» non mi è ancora permesso tenere il telefono e non sono ancora in grado di capire l'orario in base alla posizione del sole.

«Quasi mezzogiorno» come è possibile? Dall'alba non ho più chiuso occhio.

Avrò passato tutto questo tempo a pensare a lei?

«Tra due minuti arriva Richard con il pranzo» non mi da la possibilità di rispondere che è già uscito dalla stanza, richiudendomi dentro.

Dopo aver preso il vassoio, ringraziando l'addetto alla mensa, comincio a pregare che mio padre o mio fratello mi abbiano preso qualcosa dal bar sotto casa.

Non riesco neanche a guardare i contenitori di plastica con i coperchi pieni di piccole gocce d'acqua, a causa dell'umidità creatasi all'interno.

Gli spinaci sono un unico cumolo verde, sono tutti appiccicati tra di loro, e la minestra ha un colore tremendo.

«Finalmente» esulto nel vedere mio padre entrare dalla porta, in mano ha un sacchetto che spero vivamente contenga un panino o qualcosa di simile.

«Ciao Logan» papà mi abbraccia per qualche secondo, è poco più alto di me ma molto più spesso e questo mi impedisce di finire il giro intorno alla sua vita.

Alexander Clark è uno degli avvocati più importanti del paese, già mio nonno era conosciuto ma suo figlio è riuscito a superare i suoi successi.

Grazie al successo, e all'eredità, di mio padre la mia famiglia vive nel lusso; qui a Miami abbiamo due case, una è di riserva come dicono i miei genitori.

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