Capitolo 2 - Vuoi una girella? -

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Capitolo 2

Vuoi una girella?


"Il canto del mare termina sulla riva o nei cuori di chi l'ascolta?"

KHALIL GIBRAN


Chloe

Abitando a Miami ho sempre amato perdermi a fissare le onde del mare incresparsi, scontrarsi fra loro per poi creare quella melodia che ascolterei per ore senza mai stancarmi.

Ho sempre ammirato come l'oceano riesca a sembrare in pace anche quando le creste raggiungono grandi altezze, lui ha la forza di raccogliere ogni goccia d'acqua dopo l'impatto con la spiaggia, dopo che il suo equilibrio si è sgretolato contro quei piccoli sassi.

Io sono spaccata da tempo ma non ho la stessa forza delle immense acque che mi circondano, io ho provato più volte a raccogliere i cocci del mio corpo ma sono sempre finita per farmi ancora più male.

Speravo di poter passare una notte tranquilla, immaginandomi in riva alla spiaggia vicina a casa mia, ma è accaduto l'opposto. Poco dopo essermi addormentata Madeleine è rientrata per appoggiare la valigia contro il muro, svegliandomi.

Ho faticato a richiudere gli occhi, i pensieri tornavano non appena ero in procinto di cadere in un sonno profondo; si aggiunge anche il fatto che ogni ora circa passava Bob, l'altro infermiere, con una torcia puntata sul letto per controllare che tutto fosse a suo posto. Non so se l'hanno fatto per protocollo o per la mia costante ricerca del dolore, sta di fatto che non sono riuscita a dormire per più di quindici minuti di fila consecutivi.

Prima che Bob faccia il sesto giro mi alzo, ormai rimasta senza una briciola di sonno, apro la valigia da cui recupero lo stretto necessario per lavarmi e cambiarmi i vestiti.

Voglio sciacquare via questo odore di disinfettanti, medicinali e tristezza che mi sento appiccicato alla pelle.

Con un gesto naturale provo a chiudere la porta che, ovviamente, non ha la serratura; devo abituarmi all'idea che in questo posto non avrò mai un momento di completa privacy o anche un semplice secondo solo per me.

«Chloe, cosa stai facendo?» provo a rispondere ma il dentifricio che ho in bocca trasforma le mie parole in lamenti.

Provo a lavare la bocca il più veloce possibile ma Madeleine ha già aperto la porta e si mette accanto a me.

«Stavo lavando i denti.» affermo in imbarazzo e con la bocca pastosa.

«Okay, se entro cinque minuti, però, non esci dovrò tornare a controllare.» vivere in questo posto diventerà un incubo, soprattutto se non ho neanche il diritto di stare in bagno per più di dieci secondi senza destare sospetti.

Per fortuna sua non ti ha vista in mutande, sennò avrebbe pensato di aver ricoverato una balena non una ragazza.

Infilo la tuta il più in fretta possibile, evitando il mio riflesso in quel piccolo specchio appeso sopra il lavandino, metto la maglietta con sopra la mia felpa preferita.

Uscita, senza ricevere nessun'altra visita indesiderata, prendo il bagaglio e lo lancio sul letto, inizio a rovistare alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare.

So che non dovrei mangiare, le mie cosce e la mia pancia si gonfierebbero ancora di più, ma ieri non ho mangiato niente e non penso che svenire il primo giorno in reparto sia un bel modo di presentarsi.

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