|prologue|

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Nella mia famiglia nulla viene dato per nulla, a chiunque chiedesse un favore bisognava stabilire un pegno e a chiunque lo chiedessi tu, dovevi pagarlo.

Questa è la prima legge che circola nell'aria delle quattro mura, che ho considerato casa per anni, insieme all'odore di canapa indiana e limone.

Ho sempre pensato che se fossi stata sola non sarei sopravvissuta per tutto quel tempo hai soprusi che i miei genitori mi facevano subire, ma in modo egoistico sono contenta di non essere figlia unica.
A subire con me ciò che quei tre pazzi volevano c'erano i gemelli e mia sorella Ashley, la mia vera famiglia e per un lungo periodo non c'era giorno nel quale non pensavo agli occhi lucidi di Ash quando me ne andai.

Non penso di essere mai stata una brava sorella maggiore e probabilmente non ho fatto bene a scappare in quel modo da quello squarcio di Roxbury a Boston, ma avevo sopportato abbastanza e ho insegnato a sopravvivere a tutti e tre i miei fratelli, lasciandogli anche metà dei dollari che avevo guadagnato negli anni tra ore babysitter, ripetizioni e azioni meno legali.

Adesso però sono passati quattro anni da quando ho lasciato tutto a Boston e sto per laurearmi alla scuola di ostetrica della Sorbona a Parigi, non posso chiedere di meglio.
Nonostante il sacrificio non appena arrivata in Francia mi sono impegnata nell'imparare la lingua e nel cercare un lavoro fisso che mi permettesse di guadagnare abbastanza da permettermi un appartamento e la retta universitaria.

Attualmente lavoro in tre posti diversi il lunedì e il giovedì lavoro alla libreria 'Douce lecture', quattro giorni a settimana su cinque sto nell'immensa biblioteca presente nella sede a Saint-Antoine ed infine cinque sere su sette lavoro al 'Vis'.
A detta mia, uno dei locali più belli di tutta Parigi.

Proprio in questo momento sto girando tra i tavoli del Vis in cerca del trentadue per servire i due Martini e la Vodka liscia ordinati dai clienti.
Quando dovevo andarmene dagli Stati Uniti non avevo pensato subito alla Francia, avevo fatto mesi e mesi di ricerche calcolando ogni mossa e ogni passo falso che avrei dovuto e potuto eseguire nella fuga e nello stato nel quale sarei andata a vivere.
Ma dopo quattro anni mi ritengo più che soddisfatta della mia scelta.

Il Vis l'ho scoperto per caso durante una delle prime lezioni alla Sorbona, non avevo stretto amicizia subito ma sentivo delle ragazze parlare della magnificenza di questo locale e riuscii a trovarlo cercando su internet. Fortuna o meno cercavano qualche cameriere esperto che servisse ai tavoli, trovai estremamente utile i due anni passati al lavorare al cafè alla fine della strada dove abitavo.

Servii il tavolo trentadue, il sessantanove e il quattordici, seguendo perfettamente la regola base di quel locale: non scambiare più delle interazioni necessarie a prendere le ordinazioni con i clienti; questo perché il Vis è e una versione reale e francese del lounge Burlesque nel film. Non cantano e ballano contemporaneamente e qui ci sono delle stanze da prenotare e pagare se il cliente vuole una ballerina che balla per lui mezz'ora; però l'attenzione dei clienti deve essere incentrata totalmente su chi si esibisce sul palco e quindi il servizio dei baristi e camerieri deve essere silenzioso ed invisibile ma con un guadagno settimanale che mi permette di pagare l'affitto di un mese.

Sono le tre del mattino passate quando vedo Dorian chiudere le porte del Vis alle spalle degli ultimi clienti usciti, a rimanere vicino del bancone del bar siamo rimasti in cinque e aspettiamo che le ballerine e le cantanti escano dal camerino.

<<Sono così stanca che potrei cascare a peso morto da questo sgabello>> dice Julie mentre finisce quasi tutta la bottiglietta d'acqua minerale che tiene attaccata alle labbra.

<<Non essere drammatica, pensa a quando sarai su quel palco>> Alexander, uno dei tre baristi, ha un tono infastidito e stanco, non so dire se è per la serata o se nell'ascoltare le solite lamentele della mora al mio fianco.

Percepisco distrattamente Julie ed Alexander continuare a battibeccare finché non sento dei passi che si avvicinano e mi giro a guardarle.

Non mi sono mai giudicata per il mio aspetto finché non ho inizato a lavorare in questo bar più di tre anni fa.

Le ragazze che salgono sul palco o che sono richieste nelle sale private solo quasi una decina e sono tutte di una bellezza disarmante da poter essere paragonate a figlie di Afrodite.

<<Ti fermi a prendere una pizza con noi Avril?>> a richiamare la mia attenzione è Colette, forse la prima amica che mi sono fatta qui in Francia.

I suoi capelli biondi sono in netto contrasto con i suoi occhi scuri e profondi e oltre ad essere bellissima è anche estremamente furba e logica.
Si è integrata perfettamente in giurisprudenza quando ha inizato i corsi l'anno scorso.

<<Subito>> le rispondo tranquillamente.

Non so dove pretendono di comprare un pezzo di pizza alle quattro di mattina, ma ho fame e mi si contorce lo stomaco all'idea di poter avere solo quattro ore di sonno prima di avere una delle ultime lezioni in università.
Fatto sta che non rinuncio alla compagnia delle ragazze e sono contenta che alle poche ballerine con me e Colette si aggiungano anche Julie, Alexander e Yutu, barista con il penultimo nominato.

Quando esco dal Vis noto tutta la compagnia ferma a fissarmi, alzo lo sguardo dal cellulare e li osservo in modo interrogativo ma la mia attenzione viene catturata da un ragazzo qualche metro distante da noi che mi guarda.
Non capisco perché dovrebbero girarsi verso di me.

Ha un'aria familiare quindi do per scontato che si tratta di un cliente abituale del locale.

<<Dovresti come minimo saltarmi addosso e abbracciarmi dopo le sette ore di viaggio per venire qui, Avril Mitchell>>

La consapevolezza di chi fosse si fa spazio nella mia testa ed automaticamente irrigidisco le spalle e lo sguardo.
Non lo voglio qui.

<<Nessuno ti ha chiesto di fare un viaggetto fino a Parigi per me, Chase Dolan>>

🍸🍸

Spazio Autrice

Avevamo bisogno di questa storia? No
L'ho scritta lo stesso? Sì

Buongi a tutti i lettori di questa storia, è un prologo che lascia suspanse ma necessario, non potevo mica mettere tutto qui.

QUINDII,
recap del capitolo:

•Introduciamo la famiglia Mitchell, famiglia disastrata che verrà approfondita, prometto😼

•Poi c'è il suo presente, ciò che studia, i lavori che fa (mi dispiace che Avril faccia tre lavori contemporaneamente, ma le servono i 🤑)

•Incontriamo delle sue amicizie: Colette e Julie.
E sappiamo che lavorano tutte e tre al Vis, ispirato a Burlesque (fino ad un certo punto)

•Infine abbiamo l'apparizione di un personaggio che non sembra un francese, almeno dal nome.
Ma non dico altro!

[Specifico che i tutti i dialoghi ai quali Chase avrà battute non sono in francese, dato che non conosce la lingua]

To the next chapter💋

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