|quinzième|

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<<Pronto Aaron?>> dico quasi sussurrando.
Ci sono piccoli attimi di silenzio nel quale si sente solo il rumore elettronico del telefono.
<<Che hai registrato il numero del carcere?>>

Se avevo un po' di dubbio, adesso sono sicura che è la voce con la quale sto parlando è la stessa della matricola di poche settimane fa. Sto ufficialmente parlando con Aaron.

<<Aaron tutto bene? Perché mi hai chiamata?>> cerco di stabilizzare il mio tono, ma sono preoccupata.
<<Avril, anticipa il volo per Boston grazie. Ora devo andare, ciao.>> dice con la più totale tranquillità e indifferenza la voce di mio fratello.

Purtroppo però non ho neanche il tempo di respirare che la chiamata viene chiusa e il silenzio ritorna ad essere padrone della mia abitazione.

La prima cosa che mi viene in mente da fare è entrare nella chat con Chase e aprire il link che mi dà l'accesso ai biglietti aerei, biglietti che partono il tredici di novembre.
Tra due Lunedì. Tra tredici giorni.
E magari posso anticipare solo il volo per il mio biglietto senza dirgli niente.

O forse dovrei scrivere un messaggio al biondo e avvisarlo della chiamata, nonostante stia lavorando ha sempre tempo per guardare le ultime notifiche.
Forse è preferibile se glielo scrivo domani mattina appena sveglia.

Adesso dovrei solo contattare nuovamente mio fratello Aaron e chiedergli qualche secondo in più per parlare della sua richiesta e magari spiegarmi anche come mai è finito in carcere, lui sempre bravo e calmo come lo ricordo.

Sono ancora in sala da pranzo, con il cellulare in mano ma lo schermo è spento. La testa mi farfuglia milioni di momenti diversi per dire a Chase della chiamata di Aaron ma una lamapadina si accende nella mia testa e una parola lampeggia illuminata da essa.
Appuntamento.

Sblocco il cellulare ed entro nella chat con il mio americano del cuore e le labbra mi si inclinano in un sorriso involontario, perché penso che questa sia l'occasione del secolo.

"Ci verresti ad un finto appuntamento con me per aiutare Alexander?"

E blocco di nuovo lo schermo non appena premo su invio.

🍸🍸

Ci sono delle volte in cui girando da sola per il mio piccolo appartamento affittato sento la voce di mia madre che prega.
Mi ricordo che lei aveva l'abitudine di mettersi vicino alla finestra più grossa del salone-cucina e guardare fuori mentre diceva la stessa frase in loop in un russo austero e gelido.
Quando penso di sentire la sua voce mi do della schizofrenica e oggi è una di quelle volte.

Anestasia non aveva rinnovato la carta d'identità quando si sposò con mio padre, Andrew, quindi se mai le capiterà un controllo, troveranno una foto di una ragazzina appena ventenne che ha un cognome che non risulterebbe nello stato americano. Poi mi troverei a pagare il doppio dei soldi che già devo versare.

Mio fratello è in carcere, mio padre starà strafatto e avrà lasciato Pam per una sedicenne, Adam è sparito nel nulla, mia madre starà ancora seduta sul quel divano lurido e puzzolente mentre borbotta di aver visto vecchie conoscenze russe nell sua mente fatta ed infine c'è Ashley... chissà come se la passa Ashley.

È sabato pomeriggio, di una giornata monotona. Chase non ha ancora letto il messaggio e mi sale l'ansia al sol pensiero.
Forse dovrei andare a cercarlo, oppure fargli una chiamata e dirglielo a voce ma a distanza.
Forse tra un'altra mezz'ora leggerà.

Oppure la mia chat è tra gli archiviati e non se n'è accorto dell'uno all'angolo destro dello schermo.

。。+゜゜。。+゜゜。。+゜゜。。

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