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<<Nessuno ti ha chiesto di fare un viaggetto fino a Parigi per me, Chase Dolan>>

Spero che l'astio, che provo per lui e per ciò che mi obbliga ad essere consapevole di conoscerlo, trasudi dal mio sguardo.

<<Ragazze, penso che la pizzata di gruppo alle quattro di mattina sarà svolta senza di me. Ho un impegno last minute.>>
Non dovrei scusarmi, perché io non sapevo che Dolan avesse intezione di attraversare l'oceano Atlantico, ma mi sento d'obbligo almeno con le mie amiche.

Julie mi rassicura con lo sguardo, sorridendo pacatamente, invece lo sguardo di Colette è totalmente incentrato sul profilo del biondo davanti a me.

Faccio al ragazzo un cenno col capo e mentre mi avvio verso la mia macchina sento i suoi passi dietro di me, non ha perso l'abitudine di seguire i piccoli ordini.

Mi fermo davanti alla Smart quattro posti blu e mi giro a guardare Dolan.

<<Dentro.>>

Lui non replica al mio comando, mi fa un mezzo sorrisetto ma noto dal suo sguardo che non è contento del mio bacchettarlo a comando.

Aspetto che prenda posto affianco al guidatore prima di entrare anche io in macchina.
Mi aspettavo che partisse subito nel spiegarmi cosa ci facesse tra i vicoli francesi rispetto a quelli americani, ma il silenzio è padrone di questo momento e un flashback della mia adolescenza mi ricorda che questa situazione con Chase io l'ho già vissuta.

Mi muovo sul sedile, non sono a disagio ma sono arrabbiata e confusa, decido quindi di rompere il silenzio.

<<Cosa ci fai qui Chase?>>

<<Mi spiace deluderti Mitchell, ma chi deve porti questa domanda sono io.>>

Mi giro con il busto verso di lui, ma Chase mi stava già guardando e per un attimo mi perdo nelle sue iridi color ebano.

<<Io sono qui, perché questo è il sedile della mia autovettura.>>

Sbuffa una risata nell'esatto momento in cui io incrocio le braccia sotto la scollatura a V del body che ho indossato per la serata.
Non risponde al mio sarcasmo, anzi, si mette ad osservarmi attentamente.
I suoi occhi percorrono la linea del mio seno, poi seguono il loro percorso salendo verso il collo, Chase analizza la mandibola fino al arrivate ai miei occhi azzurri.
Il suo sguardo si fa improvvisamente serio e i nostri occhi sono calamitati gli uni contro gli altri. al

<<Aaron è in carcere, gli servono soldi e Adam non riesce a procurarne abbastanza.>>

Vorrei nascondere il mio stupore, ma non riesco e quando vedo la consapevolezza varcargli lo sguardo, non posso fare a meno di abbassare il mio che va a finire sul piccolo schermetto dell'auto che segna le cinque meno un quarto.

<<Sono quasi le cinque, devo tornare a casa Dolan.>> Non ho intenzione di alzare lo sguardo verso di lui o di rispondere al suo aiuto.

Metto in moto la macchina, mentre sento il posto affianco al mio liberarsi e lo sportello sbattere con forza.
Vedo il biondo passare davanti alla Smart e appena mette piede sul marciapiede io premo l'acceleratore e parto verso il mio appartamento.

🍸🍸

La sveglia mi suona alle nove in punto, ma le poche ore di sonno, dovute alla notte prima e i pensieri che mi affollavano il cervello, non mi permettono di alzarmi dal letto.
Mi preparo con calma dato che è giovedì e la prima lezione in università è tra due orette scarse.

Esco dalla camera da letto e mi avvicino al piano cucina per farmi un caffè e mettere sul fuoco un paio di fette di pane.

Tempo di sedermi sul divano con un panino alla marmellata ai frutti rossi e un cappuccino nell'altra mano che il campanello di casa mia suona.
Dovrò rimandare a dopo la mia colazione europea.
Sarei molto tentata di far finta di non essere in casa e lasciare che la persona dall'altra parte della porta se ne vadi, ma desisto da questo pensiero.
Metto il panino tra i denti e mi avvicino alla porta aprendola, che sia il fattorino o Colette non sono interessata alle mie condizioni.

Appena apro la porta trovo due pettorali fasciati da una maglia grigio chiaro e due occhi tendenti al miele, data la luce, ad osservarmi.

Chiudo immediatamente la porta in faccia a Chase Dolan e mi vado a sedere sul divano, come era già in programma.

Il biondo non suona nuovamente il campanello, né bussa, né chiama, né niente. Spero vivamente se ne sia andato perché non voglio riprendere il discorso di ieri sera.
Ma la mia testa mi odia perché mi porta all'immagine di Aaron in carcere mi spezza il cuore.
In questo momento i gemelli hanno diciannove anni compiuti e io non posso immaginare come siano cresciuti, né come stanno adesso.

Io non sono mai finita in carcere ma avevo amici che ci sono stati e so che non è una bella esperienza. Non so neanche che crimine ha commesso mio fratello per finirci ma posso immaginare cosa fa Adam per raccimulare soldi per pagare la cauzione del suo gemello.

Ipotesi e pensieri mi tormentano i pensieri esattamente come le quattro ore in cui ho provato a dormire, il tempo passa e non me ne rendo conto finché non mi arriva un messaggio da Leon nel quale mi chiede a che punto stessi verso la scuola.
Il problema è che io sono ancora in pigiama con una mezza fetta di pane tra le dita, nel mio appartamento.

Nella fretta di prepararmi rischio di lasciare l'acqua della doccia aperta e di mettere la camicia al contrario, ma il caffè mi aiuta a mantenere la concentrazione.
Quasi corro sulle scale per scendere e quando appoggiato sulla mia Smart blu vedo Dolan, mi domando il perché io non l'abbia mandato via a calci.

<<Apri l'auto che ti porto io a Sant-Antoine.>>

Mi sorride, pacifico, ma so che se l'è presa quando gli ho chiuso la porta in faccia.
Problema suo.

Però gliela do vinta, anche perché ho meno di venti minuti per arrivare alla scuola per ostretiche e il traffico è presente anche alla periferia di Parigi.

<<Come fai a sapere che vado lì?>> Non lo guardo, ma lui al posto di essere assolto nella guida, si gira verso di me.

<<Sono riuscito a far passare della Cannabis alla dogana canadese, pensi che non sarei riuscito a scoprire il tuo nuovo numero di telefono, dove abiti, dove stu->>

<<Attento alla signora!>> Non lo faccio finire di parlare perché gli urlo dato che stava per investire una anziana signora che passava le strisce.

Chase sbuffa: <<Avrei potuto investirla dato che non guardava dove camminava.>>

Lo fulmino con lo sguardo, ma lui ha ripreso a guardare la strada sulla quale guida.

-Tra dieci minuti arrivo, comprami un cappuccino alla mensa, ne ho bisogno

Mando il messaggio a Leon e prego di risolvere la questione di Aaron più velocemente possibile, tornando alla mia normalità.

🍸🍸

Spazio Autrice


Buongi a tutti i lettori di questa storia, se non ci state capendo niente sono contenta, perché vuol dire che infondo sto facendo un buon lavoro.

QUINDII,
recap del capitolo:

•Scontro tra Avril e Chase (con l'andare avanti dei capitoli farò dei veri e propri flashback sul loro passato)

•Con lo scontro esce il motivo per cui Chase l'ha raggiunta a Parigi: la famiglia Mitchell sta peggiorando ancora di più, la reazione di Avril è scorretta nei confronti del fratello o no?

•Poi Avril si ritrova dietro la porta di casa Chase, che vuole convincerla ma Avril lo caccia in malo modo (si lo so è un po' maleducata sotto questo punto di vista)

•Infine Chase l'aspettava sotto casa e l'ha portata alla Santo Antonio (Chase stalker mi piace molto)

✋Specifico che Chase non è tipo da investire le vecchie che passano sulle strisce

•Avete presente Leon? Bene, dimenticatelo🫶🏻

To the next chapter💋

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