19.

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Appena tornata a casa mi sdraiai sul letto, chiusi gli occhi e cominciai a pensare a Berlusconi.

D'un tratto il telefono iniziò a squillare. PORKO SKIFO KE PALLE..... E MO KI È
«Pronto?» risposi.
«Marina, sono io.»
«Io chi?» domandai.
«Io, Renzi» dalla voce sembrava che stesse piangendo.
«Che vuoi?» gli chiesi.
«Te» rispose Renzi.
«Tette?»
«No, voglio te.»
«Se vuoi posso farti un caffè.»
CM SN SIMPATIKA ODDIO KE RIDERE!!!!!
«Cosa?» domandò Renzi.
Non risposi.
«Marina, stiamo ancora insieme?» continuava.
Non dissi niente.
«Marina, ci sei? Marina, devo mandare i pompieri?» terminai la chiamata e mi rimisi a letto. MI DISP

Qualcuno suonò il campanello.
Una... Due... Tre... Sedici volte.
Mi diressi verso la porta di casa correndo.
Erano i pompieri, ce n'erano tre.
Uno di questi aveva un tubo in mano.
Renzi li aveva mandati sul serio.
«È lei la signorina Marina Renzi?» chiese il tipo con il tubo in mano.
«Marina Berlusconi» lo corressi.
«Sì, quello che è.» replicò il pompiere «È viva?» CUESTO È SCIEMO
«Sembro morta?»
«Lei, signorina, potrebbe essere un robot. Dobbiamo fare dei controlli» disse lo scemo.

Entrarono tutti in casa. Il pompiere che assomigliava a Mattia Cesari mi fece sdraiare sul divano, mi toccò la pancia e dopo un po' disse: «tu hai il mare dentro».
Brividi.

Continua okok

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