Il suo momento arrivò, si sentì indifeso dentro quella stanza. Percepì una serie di emozioni corrergli dentro le viscere. Lei era viva, respirava e si trovava davanti a lui. Era conciata male. Dal completino dell'ospedale si intravedevano le spalle ossute. Il viso era scavato e c'erano varie cicatrici sul volto. Una sotto il labbro le donava. Si dannò per quel pensiero. Non poteva fare quel tipo di riflessioni. Si avvicinò tentoni, quasi quel pavimento grigio scottasse, quasi non volesse svegliarla. Guarda come dormiva. La faccia non godeva di alcun espressione, sembrava una morta che respirava. Nathan bollì di rabbia.
Poi un pezzo si collegò nel suo puzzle personale. Sebbene fossero passati sette anni, nei tuoi recessi della mente...
a lei ci pensavi ancora
Lo comprese, perché rappresentava qualcosa nella sua sfera di relazioni, e non aveva mai potuto manifestarlo pienamente. Adesso era così, con lo sguardo assorto nel vuoto.
Si avvicinò alla postazione dove lei era sdraiata, c'era uno sgabello dove probabilmente si era seduta Rosa. Elisa rimase dietro, ad osservare. Nathan si sedette.
La contemplò per un paio di minuti, osservandola meglio, era rimasta bellissima, nonostante tutto. Avvicinò la mano a quel viso pallido e sentì la pelle fredda, poi venne catapultato in un altro mondo.
Era inverno ma quel giorno c'era un sole lieve che era piacevole. Si era programmato di uscire con suo fratello Simone e Marta, come avveniva ormai da settimane. Andavano al cinema, al bowling, in centro e un paio di volte si erano visti anche in discoteca. Aspettava sempre con ansia quel giorno, anche se era triste all'idea che lei sarebbe partita con il suo ragazzo a Venaria. Anche se il tragitto da San Mauro era breve, era conscio che le loro uscite sarebbero diminuite in modo drastico. Quel giorno Simo aveva comunicato che per un contrattempo dell'ultimo minuto non avrebbe partecipato all'uscita. Erano rimasti solo loro due. Nathan viveva al confine tra stupore e ansia. Quella ragazza lo rasserenava e aveva paura d'essersi preso una cotta. Voleva scavare a fondo tra le sue emozioni e scoprire se tale suggestione fosse reale.
Così uscirono e le cose andarono meglio del previsto. Si videro nel grande parco Alcide De Gasperi di Settimo, dove lui e Simone sovente si allenavano. Quel giorno invece era con Marta e la faceva ridere facendo lo stupido. Quello gli veniva benissimo. Poi ad un certo punto, le volò un insetto sotto l'occhio spiaccicandosi sulla pelle candida.
- Lascia che ti tolga un insetto sotto l'occhio -
Lei non rispose ma porse la guancia e lui con il pollice fece per toglierlo. Ma quell'operazione duro più del previsto , perché lei lo guardava negli occhi. Marta aveva due occhi verdi, penetranti. Lui sciolse ogni tipo di filtro e maschere e comprese che emozioni provava per lei. Deglutì con la bocca, percepì un po' di tensione.
Lei lo ringraziò e tornò a parlare dell''ultimo argomento della conversazione ma qualcosa era cambiato fra loro, uno spartiacque che...
- Nat dobbiamo uscire, sveglia.
Lui lasciò la mano e guardò l'amica incredula. Uscì da quella stanza con un miscuglio di nostalgia e rabbia.
Ti vendicherò Marta, promesso
Rosa era all'uscio e lo abbracciò, vide una strana aura negli occhi di Nathan. Lui la salutò e si diedero appuntamento all'indomani. Per stasera c'era ancora tempo per un certo incontro.
- Eli devo incontrarmi con un mio amico, hai voglia di venire con me?
- Di chi si tratta? - chiese lei sorpresa.
- Te lo dico appena siamo in macchina.
I due salutarono i due genitori e scesero le scale del grosso ospedale. Andarono al parcheggio ed entrarono in macchina.
- Allora? - riprese Elisa.
- Andiamo a trovare Carlo, suppongo che c'entri qualcosa con questa storia - Rimase sbigottita.
- E come lo sai?
- Beh... - Nathan esaminò le proprie carte. - Lo so e basta.
Elisa non si fece troppe domande ed acconsentì, iniziò a sentirsi in quei film polizieschi americani che guardava assieme alla madre.