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Letizia era una donna sulla cinquantina, che viveva in un limbo fra lavoro e casa. Era appassionata di esistenzialismo e quando mangiavano assieme era solito che riempisse i vuoti con discorsi sulla vita. Nathan li apprezzava, sia perché soddisfavano la sua sete di sapere, sia perché almeno erano momenti in cui non discuteva. All'uscio del portone, la donna li salutò.
- Da quanto tempo Nathan - sul suo viso apparve una smorfia che parve un mezzo sorriso.
- Ciao Leti, saranno due anni - lui aveva visto come dall'ultima volta fosse un po' invecchiata.
Le aveva presentato Elisa, che fece le presentazioni.
- Carlo è in camera, fai come se fossi a casa tua, come sempre - ed andò nella sua camera.
Nathan attese che chiudesse per evitare situazioni ambigue. La stanza di Carlo era chiusa, aveva paura di cosa trovare. Prese per mano Elisa e percorse il breve corridoio. Aprì la porta e si celò davanti a lui un immagine che aveva scordato per diverso tempo.
Carlo dormiva beatamente sul suo letto ad una piazza e mezza. Il tapis roulant che generalmente risiedeva all'angolo della stanza era scomparso, rendendo quella stanza più vuota di quanto già lo fosse. Ma conosceva un piccolo spazio che invece era ricolmo di "roba". Era uno piccolo buco del muro che veniva omesso dall'anta del letto. Nathan si chinò sulle gambe e scopri che la "roba" non era nel nascondiglio, bensì sotto assieme a tutta la polvere. C'era più roba di quanto se la ricordava : sigarette, erba, stagnola e cartine sparse. C'era pure un liquido strano che non riusciva ad identificare. Non se lo immaginava in quel modo. Iniziò a scuoterlo, senza successo e decise di percuoterlo. Dopo i primi sobbalzi Carlo diede segni di vita
- Maa, sto dormendo lasciami in pace.
- Sono Nathan Carlo - la voce leggermente tremava
Lui nelle prime non comprese poi aprì le palpebre, era fuso
- Maa che gi fai gua? - biascicava.
- Devo parlarti, riguarda Marta, l'hanno ritrovata viva oggi.
Probabilmente l'ultimo neurone, nascosto nei recessi della mente lo aiutò a svegliarsi da quel torpore.
ma cosa stava dicendo
Aprì gli occhi e cercò di rimettersi in sesto. Vide una ragazza sullo sfondo e immaginò fosse la ragazza di Nathan. Si pizzicò la faccia in attesa di riscontri. Poi una vocina gli chiese di rimanere a letto e dormire, ma tentò di respingerla.
- E così adesso nemmeno nascondi la roba, tua madre ancora se la beve sulla storia del sonno pesante?
Carlo cercò di riprendersi ma faceva una fatica assurda a parlare.
- Carlo? - Nathan lo esortò. Carlo si fece coraggio.
- Penso che qualcosa abbia iniziato a pensare, ma non ne sarei così sicuro. A proposito, di cosa parlavi prima? - e si presentò alla misteriosa ragazza. Lei provò una gran pena nei suoi confronti, era in uno stato terribile. Gli occhi erano un tutt'uno con le guance da quanto erano gonfi. La mascella tiratissima che rendeva le sua faccia tirata e spenta. Elisa pensò che quel viso fosse spento.
- Marta, è viva e Rosa mi ha raccontato che sei andato a farle visita - Nathan, deciso
In quel momento, Carlo senti riacquisire le sue capacità cognitive e sensoriali. Poi si ricordò che l'aveva vista giusto qualche ora fa. La domanda sorge va spontanea.
come aveva fatto a dimenticarlo?
Probabilmente l'effetto delle droga aveva rimosso la sua memoria a breve termine ma non gli era mai capitato. C'era qualcosa che non andava, e doveva capire cosa fosse.

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