LA day 15 parte II: o di quando scopri che essere invisibile non fa così schifo

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Impiegai meno di tre minuti a riceve ilprimo DM che mi chiedeva "chi cazzo fossi?" ed altri cinquesecondi per arrivare a quello con "Muori, troia!". Devo dire chenon mi sarei mai immaginata di ricevere un'accoglienza così tantocalorosa, o di ricevere tendenzialmente un qualsiasi tipo diaccoglienza, considerando che le uniche persone che mi seguivano suInstagram erano i miei parenti e alcuni ex compagni del liceo chesperavano solo mi fossero cresciute le tette. Oh: e Meg, logicamente,ovvero l'unica persona nella mia lista di follower che avesse più dicinquecento persone che la seguivano. Onestamente parlando, non miera mai interessato granché dei social, nel senso che li avevosempre usati come facevo con Tumblr: un diario per mettere le fotoche mi rappresentavano e una fonte inesauribile di video di gattini.Le cose basilari. Non di certo un lavoro. E sì, prima che lopensiate, lo so anche io che se le mie intenzioni erano quelle difare la pr, ci sarei dovuta arrivare da sola, ma a mia discolpa possodire che non avevo alcuna idea di chi fosse Mr Universo. Gavin,volevo dire. Gavin. Dannazione. In che stramaledetto casino mi eroficcata?

Per valutare l'entità del disastro,ignorando le centinaia di notifiche di follow e dm che continuavano abombardarmi il cellulare, procedetti a fare quello che sarebbe statointelligente fare ben prima di annaffiare Gavin con il mio Sex On TheBeach: andai a stalkerare il suo profilo Instagram. Mi fermai allapagina iniziale.

-Cazzo, cazzo, cazzo!!

-Tutto bene?

Dovevo sembrare più disperata diquanto pensassi, perché lo sguardo preoccupato della Uber mi spinsea tirare fuori tutta la mia faccia da culo e rispondere con un:- Sì,sì: stavo solo guardando che disastro ho combinato sulla camicia.

-Oh, mettici un po' di bicarbonatoquando arrivi a casa e sarà come nuova.

-Grazie.

Non so perché, ma quel consigliomaterno mi rincuorò leggermente dall'essermi appena accorta diritrovarmi con entrambi i piedi bloccati nel casino più grande dellamia vita. Gavin aveva più di tre milioni e mezzo di follower, facevail modello per marchi di vestiti di cui io non avevo mai sentitonemmeno parlare ma che sembravano costare almeno due miei stipendi inrivendita e stava per fare il suo grande salto come attore con unaserie su Netflix.

Ora: che cosa potevo centrare io contutta quella roba? Nel senso: quando avevo pensato di fare la pr diqualcuno, intendevo qualche ragazzina che faceva collaborazioni conbrand di nicchia, mentre cercava di sfondare con qualche campagnapubblicitaria. Non volevo di certo il nuovo idolo degli adolescentidi mezzo pianeta. E no, non mi stavo piangendo addosso per lagigantesca fortuna che mi era letteralmente capitata tra i piedi,dico solo che avevo il fondato sentore che sarebbe stato tutto moltodifficile. A partire dal gestire quell'orda impazzita di messaggi dimorte che mi stavano arrivando. Ehi: una aveva persino insultato mianonna! Brutta piccola stronzetta, adesso...

-Arrivati!

Benedetta autista di Uber: stavo perfare decisamente una cazzata. L'ennesima.

Scesi e valutai che chiudermi in bagno,cercando del bicarbonato, fosse l'idea migliore in quel momento: glihater potevano aspettare, la camicia di Meg no.

Ma quando arrivai all'armadietto delbagno, dopo aver infilato una maglietta presa dal cesto dellabiancheria pulita, qualcun altro parve non poter aspettare.

-Mi serve il bagno.

-Mitch non puoi aspettare? Non vedi chesto tentando di salvare un'amicizia?

-A me sembra che tu stia smacchiandouna camicia...

-Esattamente! E' di Meg: se non glielariporto intatta, mi staccherà la testa e la darà in pasto al primosqualo che troverà nell'oceano.

-A me serve il bagno.

Diario di bordo di chi non è mai salito a bordoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora