chapter 3.

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Dopo ciò che avevo sentito dire a Mandy i miei pensieri erano così confusi...

Al termine della pausa, fu Laura, una collega, a richiamarmi.
Mancavano più o meno due orette,le più lunghe della mia vita. Ma a rendere il tutto più divertente, ci fu uno spettacolo ad intrattenermi.
Un Gallagher entrò nella nostra pizzeria, la più conosciuta nel quartiere.
Era il rosso,Ian, insieme all’unico Gallagher che non odiavo,Liam.

T/N: Cristo, guarda chi si rivede, il mio incubo delle elementari, o no,magari quello che mi ha imbarazzato davanti a tutti l’unico giorno in cui l’attenzione era su di me,al mio compleanno, oppure puoi essere il nuovo ragazzo che la mia migliore amica si fotte.
I: T/N ma che cazzo, vogliamo solo due pizze.
T/N : Spero tu ci si strozzi.

Intervenne Mandy, che di forza mi portò in un’altra stanza.

T/N: Eccola! Eccola signori e signore la ragazza che salva sempre la situazione.

Mi parlò poi il capo che mi disse cazzate varie che non ascoltai, per poi dirmi che potevo finire il turno di lavoro prima, ci mancherebbe.

Tornai a casa e raccontai tutto a mia madre.

M: Tesoro,non dovresti avere nemici, dovresti vivere una vita molto più serena.
T/N : Mamma, sei tu la santa, non io! Se non vuoi appoggiarmi in questa situazione allora fai prima a non parlarmi. Esagerai.

Appena realizzai ciò che avevo detto a mia madre sentì un vuoto nel petto,sapevo che avrei dovuto chiederle scusa ma il mio troppo orgoglio non me lo permise. Andai in camera mia e mi chiusi dentro.

Mi stesi sul letto,presi le mie cuffie: La musica riusciva a distaccarmi dal mondo reale, togliendomi tutto il dolore che mi portavo dentro.
Le lacrime iniziarono a scorrermi sulle guance rosate. Di solito non piangevo, mi sarò fatta prendere dalla canzone che in quel momento mi faceva sentire meno sola.

Per tutta la notte pensai al consiglio che mia madre mi offrì. Mi sarebbe piaciuto non avere nemici, ma non faceva parte del personaggio che a quel tempo declamavo.
Non ero una persona che agli occhi altrui era vista di buona fede, probabilmente per il mio carattere. L’unico motivo per cui ero così era per difendermi da ciò che pensavo potesse distruggermi emotivamente.

La mattina avrei voluto scusarmi con mia madre, ma tutto ciò che c’era di lei erano dei pancakes sul tavolo della cucina. Non mi preoccupai, pensai fosse a lavoro, cominciai ad assaporare quelle delizie che si trovano sul tavolo di casa mia. Non sapevo ancora cosa fosse veramente successo a mia madre.

Un cuore in due.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora