I'll stay there won't restrain them
Let it all go
Leave brains on pavementsA replacement, cut it out
Play dead cannot rest, still strung by a tight thread
- TwentyThree
«James è riuscito a reinserirsi, come abbiamo visto» proseguì la Duncan. «Ma speravo non avesse ricadute di questo genere. Purtroppo, essendo che è stato rilasciato dall'ospedale ormai da anni, non ho neanche modo di verificare che stia prendendo ancora i farmaci. Anche se, dato ciò che mi hai raccontato, credo che abbia smesso la terapia.»
«Sembrava collaborativo, nel suo periodo di ricovero? Prendeva i farmaci regolarmente?»
«Sì», la Duncan non indugiò un istante mentre glielo diceva. «Per questo mi farebbe strano che avesse smesso, anche se adesso è l'unica ipotesi plausibile.»
«Si dovrebbe sapere perché abbia deciso proprio ora di smettere con i farmaci.»
«Esatto» la dottoressa si aggiustò gli occhiali sul naso in quel suo tic che Hester aveva imparato a riconoscere. «Ma forse un vero motivo non c'è. Le persone con disturbo antisociale sono imprevedibili. Può essere che abbia smesso la cura semplicemente per noia.»
«Il fatto è che mi annoio moltissimo. E vedo superficialità, intorno a me, a livelli nauseanti.»
Era stata una delle prime frasi che le aveva detto durante le loro sedute. Adesso le sembrava essere passata un'eternità da quel momento, come se appartenesse a una vita precedente. Era una giornata di un'altra Hester, una versione di sé stessa che vedeva in James solo un ragazzo bisognoso di aiuto.
James invece era tante persone, e Hester non sapeva con esattezza quante. Tutto si mescolava, il mondo della realtà e quello dell'illusione si invadevano a vicenda intrecciando i loro lunghi tentacoli. Che cosa stava facendo adesso? Stava facendo i compiti? Era andato a fare una corsa? Stava scrivendo?
Stava facendo qualcosa che nutriva il suo sadismo?
«Quando abbiamo avuto la nostra prima seduta, James mi ha detto di sentirsi annoiato da tutto ciò che lo circondava» disse, fissando la Duncan negli occhi. «Quindi ha senso.»
Pausa.
«La noia era, in generale, un sentimento di cui parlava molto spesso. Trapelava da ogni suo gesto, da ogni suo sguardo» si accorse troppo tardi che, mentre raccontava, tornava a quei momenti. Si perdeva nel passato, esattamente come faceva quando era avvolta nel buio di casa sua e pensava a Noah. Quando si ritrovava a trascorrere le notti insonni a fissare la lancetta dell'orologio della cucina che girava e per lei il tempo sembrava non passare mai. Quando prendeva le caramelle per dormire – quelle fottute caramelle che tanto non le restituivano mai il sonno perché continuava a non dormire anche se il suo corpo chiedeva pietà.
Anche in quel momento si era persa. E la Duncan doveva essersene accorta. «Va' avanti» le disse infatti.
«Questa sensazione di noia si è spenta solo quando parlava di Aileen. Durante una delle nostre prime sedute mi ha raccontato che l'aveva afferrata in un corridoio, tenendola per un braccio. Trattenendola lì, vicino a lui. È stato un gesto di potere che poi ha» la voce si mozzò mentre quell'immagine prendeva forma nella sua testa in un flash. «Esteso la sera di Halloween. Probabilmente voleva di nuovo provare quella sensazione, ma più in grande» ipotizzò, senza staccare gli occhi da quelli della Duncan.
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Il lato crudele
Mystery / ThrillerHester è una giovane psicologa alle prese con il suo primo incarico, alla Stuyvesant High di New York. Aileen è una studentessa ambiziosa: vuole studiare psichiatria al college per curare la psicopatia, seguendo le orme di suo padre e sua madre. Qua...