Hester sobbalzò quando sentì un rumore che proveniva dal corridoio. Fu nitido, non di quelli attutiti che provenivano da fuori. Si riversò nelle sue orecchie allarmante, facendola risvegliare bruscamente da quell'ovattato stato di trance in cui era caduta. Le orecchie presero a formicolare: era stato come un rumore di passi, lento e soffice. Erano piedi scalzi, non aveva avvertito il familiare suono delle suole delle scarpe che si abbatteva sul pavimento. Era proprio quella caratteristica ad averla fatta sobbalzare. Non poteva esserci nessuno in casa; forse aveva delle allucinazioni uditive?
Ne aveva avute per un po' di tempo quando si era lasciata da Noah. Sentiva la sua voce, le sembrava di udire ancora il suo passo deciso che attraversava le stanze.
Quando aveva preso le sue cose per poi confinarle in soffitta aveva avvertito un senso di vuoto al petto, come se una mano le si fosse infilata nella gabbia toracica per toglierle il cuore. Era stata una sensazione insolita. Se qualcuno lo avesse fatto davvero, allora avrebbe dovuto sentire il dolore che si propagava su di lei come un fuoco alimentato dalla benzina, che diventava sempre più alto. Invece non sentiva niente. Come se il tirare di tendini e lo squarciarsi della carne fosse passato in sordina. Come se qualcuno le avesse somministrato un anestetico così potente da farla sentire sott'acqua.
Non avrebbe dovuto avvertire il cuore che sanguinava? Non avrebbe dovuto percepire un coltello conficcato nelle carni? Perché si era sentita così vuota?
Hester ricordava bene che non era riuscita nemmeno a percepire davvero il dolore dei lividi che le macchiavano la pelle di un orrendo blu. Ricordava che si era buttata sul letto, che le era parso di non avere più la terra sotto i piedi, che si era resa conto di non avere neanche più lacrime da poter versare.
Voleva provare emozioni più di ogni altra cosa ma Noah le aveva portato via tutto.
Noah le stava alle spalle, adesso. La guardava con quegli occhi torvi in cui lei si era specchiata e che aveva temuto per tanto, troppo tempo. La guardava stando in silenzio. Lacrime solitarie le attraversarono la faccia in sentieri fatti di vetro. Hester non riusciva più a sostenere quello sguardo. La sua vita era diventata una poltiglia fatta di annullamento e ricerca ossessiva di ciò che l'aveva resa così vuota.
Sei ossessionata da me.
La voce di James le danzava nel cervello, era uno spillo che si insinuava nelle orecchie di soppiatto per poi penetrare il timpano in un colpo solo.
Si piegò in singhiozzi che solo lei poteva sentire.
Lei e l'uomo che aveva prodotto lo scalpiccio sul pavimento.
*
Era così debole.
Così fragile da essere irritante – lei voleva qualcuno che avrebbe fatto resistenza, Hester invece le dava l'idea di una che si sarebbe fatta dare fuoco senza nemmeno implorarla di non farlo. E Aileen voleva sentire le urla, voleva sentire le parole TI PREGO NON FARLO.
Hester non le avrebbe dette e questo era deludente.
Si sentiva una dea capace di decidere le sorti delle umanità, le sembrava di poter levitare in aria e riuscire a toccare il soffitto se solo avesse voluto. Si era tenuta lontana da James per tutto quel tempo – e non aveva fatto altro che sentirsi sola. Sola, inadatta, costretta a indossare una maschera che pian piano le aveva stretto il viso sempre di più finché non erano comparse delle piaghe marcescenti. Era questo che volevano tutti, no? Essere accettati. Lo aveva detto anche a Hester durante una delle loro sedute.
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Il lato crudele
Mystery / ThrillerHester è una giovane psicologa alle prese con il suo primo incarico, alla Stuyvesant High di New York. Aileen è una studentessa ambiziosa: vuole studiare psichiatria al college per curare la psicopatia, seguendo le orme di suo padre e sua madre. Qua...