Capitolo 26

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Atto terzo

James e Aileen














La rabbia aveva cominciato a crescere.

Si era accumulata in tante macerie scomposte e improvvisamente non gli interessava di recuperare quei ricordi a cui tutti sembravano tenere fin troppo; sarebbero rimasti per sempre sul fondo di quel lago nero.

Nessuno si chiedeva come stesse lui?

Era quella rabbia cieca ad aver fatto sì che aggredisse un'infermiera di cui non ricordava nemmeno il nome.

Non era più riuscito a fermarsi, quando aveva deciso che doveva soffrire. Le unghie si erano accanite su quel volto come per incrinarlo. Aveva ignorato le urla, logica conseguenza di quello che stava facendo.

Lui stava com'era stata lei mentre la sfigurava. Tutti dovevano conoscere quel dolore. Tenerlo solo per sé non avrebbe avuto senso – non sarebbe stato accettabile.

Quell'infermiera se lo meritava. Tutti quanti se lo meritavano, perché ciò che importava era che lui ricordasse e niente di più. Era solo un manichino che si sarebbe sgretolato, e non era giusto.

James non si voleva rompere in mille pezzi.

Sentiva che l'avrebbe fatto, se solo non avesse dato sfogo a quella sensazione.



Aileen martellava la sua testa. Era sempre nel suo campo visivo e non voleva uscirne. Era un fantasma concreto che poteva stringere lasciando impronte sulla sua pelle pallida.

Esisteva per questo, giusto? Per i momenti in cui i pensieri urlavano sconnessi e doveva provocare dolore.

Quando aveva smesso di sentirsi così? Erano anni. E lei aveva fatto tornare in superficie quella cosa.

Il ragazzo senza volto non aveva mai smesso di tormentarlo. Gli faceva vivere il momento in cui aveva sfiorato la morte come un film messo a ripetizione. Lo vedeva di giorno, lo sognava la notte. Il dolore gli dilaniava la testa, modificava il suo cervello in modo permanente. Era cominciato tutto da quando aveva visto lei e non riusciva più a sopportarlo.

Adesso lo guardava con i suoi occhi azzurri e malati. Due biglie piene della stessa sostanza di cui era fatto il suo sguardo. Era come guardarsi allo specchio, toccare il proprio riflesso, ammirarlo. Aileen aveva lunghi capelli biondi, labbra sottili e rosse, fattezze delicate. Era una sirena esile ed elegante. E con una cicatrice sul collo che gli faceva venire voglia di morderla e di sentire che sapore avesse.

Si ritrovò a desiderare che ai lati del corpo gli spuntassero otto zampe con cui poterla immobilizzare e intrappolare da qualche parte, dove nessuno l'avrebbe sentita urlare. Si ritrovò a immaginare di sentire che profumo avessero i suoi capelli una volta che fossero umidi di quel sudore freddo che provocava la paura.

Il lato crudeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora