VI

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Una settimana prima della scuola mia madre parte per un pellegrinaggio, così rimaniamo a casa solo io e papà. Ovviamente lui doveva lavorare e la casa fino alle cinque del pomeriggio era tutta per me. Non amo stare sola, così dicisi di organizzare un pranzetto a casa mia con alcuni amici. Gabriele deve assolutamente venire. Dall'ultima volta che ci siamo visti è cresciuta quell'intimità che mi sta mandando in fibrillazione ogni volta che parliamo. A volte mi chiamava la sera tardi, con la sua voce un pò profonda ma allo stesso tempo limpida. Mi riempiva di complimenti, e cavolo quasi ci credevo. Vista con i suoi occhi non ero poi così piena di difetti.
- Chi è?- rispondo al citofono.
- Sono Cla, aprii-
La mia amica sale in fretta le scale, è arrivata prima per darmi una mano con l'organizzazione. Dopo una mezz'oretta il citofono risquilla, arrivano Gabriele e Simone. Quest'ultimo è il ragazzo della mia amica, così appena entrato in casa si precipita da lei lasciando soli me e il mio migliore amico. Non aspettavo altro. Lui mi avvolge e mi stringe facendo aderire bene il suo corpo al mio. Mi bacia il collo, la spalla, la guancia, le clavicole. Mi sorride.
-Non sarai un pò troppo scoperta con questa canottiera?- mi dice con un sorriso malizioso lasciando la presa che mi aveva fatto vedere le stelle poco fà.
-Ho caldo, puoi anche non guardare..- affermo con un sorriso un pò malizioso, infondo speravo notasse questo particolare.
I nostri amici tornano da noi e il citofono squilla ininterrottamente finché siamo tutti.
La casa si è riempita di voci e risa, si crea un'atmosfera piacevole. Essendo padrona di casa, prendo la guida ai fornelli, così ogni tanto vado a controllare se l'acqua per la pasta bolle. Gabriele mi segue tutte le volte e dio dio dio dio come mi fa sentire. Lo sbatterei al muro e lo riempirei di baci, tutto. Mi manda in estasi. Mi sento accaldata e il cuore mi va in tachicardia. Se questa è amicizia, allora a cosa si arriva quando si è qualcosa di più?
- Chi viene con me a prendere le sedie in garage? - urlo per attirare l'attenzione dei miei amici. Il tempo di prendere le chiavi che il mio migliore amico mi spinge fuori la porta e mi guarda con aria soddisfatta: -Allora dov'è il garage? -
Rido e gli dò uno schiaffo sul braccio. Soli. Io e lui.
-Seguimi caro il mio rapitore.. -
Scendiamo le scale e una leggera penombra ci avvolge. Non accendo la luce. Cammino avanti a lui finché ad un certo punto mi afferra per il braccio e mi sbatte contro il muro bianco. Cristo. Inizia a baciarmi il collo con foga, fa scivolare le sue mani sui miei fianchi e li stringe. Inarco la schiena istintivamente e dischiudo la bocca. Sono invasa dai brividi. Le sue labbra arrivavano fino alle clavicole, dietro le orecchie, sulle guance, ma mai sulla mia bocca. Fremevo. Baciami, non mi importa del dopo, di quello che siamo o meno, voglio te Gabriele.
Dopo poco ci stacchiamo, prendiamo le sedie e ritorniamo su. Sono rimasta stordita, sono sicura di essere ancora un pò rossa in volto. Le mie amiche lo notano e mi fanno l'occhiolino.
La giornata passa in fretta, i miei amici lasciano la casa vuota e mi assale un pò di malinconia. Sfioro il collo con l'indice, in testa i flashback di poco prima. Cosa vuole da me? Cosa voglio io da lui?

Dalla pelle al cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora