11.

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Pov Carlos

Ero preoccupato, io ero pronto già da 10 minuti e di Lucia nemmeno l'ombra, forse avevo marcato troppo la mano, che diavolo avevo in mente?
Mi avviai verso lo spogliatoio femminile, vidi la porta socchiusa e senza fare troppo rumore sbirciai, l'occhio mi cadde sulla schiena di Lucia, era rivolta verso lo specchio e una grande cicatrice aveva attirato la mia attenzione; lei la stava guardando e accarezzando, poi dopo aver preso un bel respiro continuò a infilarsi la tuta da corsa.
Scappai via, tornai vicino ai go- kart e mi sedetti su un muretto, la testa tra le mani e un senso di colpa che man mano cresceva. Ho tirato troppo la corda, effettivamente di quel giorno so molto poco, solo le informazioni che mi hanno raccontato gli altri, da lei direttamente ho avuto poche e vaghe spiegazioni.
Sentii dei passi avvicinarsi e quando alzai la testa, Lucia capii che qualcosa non andava

<Che hai?> mi chiese preoccupata

<Niente, torniamo a casa, che dici?> dissi alzandomi e camminando verso di lei

<Ho fatto qualcosa di sbagliato?> mi domandò con un filo di voce

<No no assolutamente, cosa vai a pensare.. sono io che..> iniziai a spiegare

<Cosa hai visto o saputo in questo lasso di tempo?> mi interruppe lei

<Niente..> dissimulai

<Carlos, tu sei tante cose, irritante, la maggior parte del tempo, ma sei soprattutto un pessimo bugiardo> mi rispose accigliata lei

Non risposi, non sapevo come uscirne, avrei fatto una pessima figura se le avessi detto di aver spiato, ero solo preoccupato, alla fine. Lei poggiò il casco per terra, poi si andò a sdraiare al centro della pista; la seguii ed imitai senza dire una parola.

<Lo facevo sempre, prima di un gran premio, arrivavo prima di tutti e mi stendevo a terra, ispiravo ed espiravo ad occhi chiusi, volevo entrare in contatto con la pista. Quel giorno non lo feci, non so bene il perché e ora, oltre al ricordo, sulla mia pelle c'è un segno indelebile che mi ricorda che sono qui, che sono viva, ma completamente a pezzi> confessò lei

Non mi guardava, i suoi occhi erano fissi sul cielo, mentre io ero rapito dal suo triste racconto, si stava piano piano aprendo con me.

<Sono a un punto in cui non mi importa più di sforzarmi di far vedere il mio valore alle persone, sono stata capace di reinventarmi e questo mi basta, vorrei solo essere lasciata in pace> proseguì lei

Finalmente si voltò verso di me, sorrise nel vedere i miei occhi lucidi difronte a una mini frazione del suo dolore, allungò una mano, intrecciò le sue dita alle mie e mi disse
< Tu mi hai salvato Carlos, in tutti i modi in cui una persona può essere salvata>

Il mio cuore in quel momento ebbe quasi un collasso, ero fin troppo sovrastimato per come l'ho trattata soprattutto all'inizio e ora mi ritrovo completamente pazzo di lei ma sono inerme dinanzi a tanta sofferenza.

<Passamene un po'> dissi

<Che cosa?> mi guardo stranita Lucia

<Il tuo dolore, condividilo con me> affermai

<Nemmeno se potessi lo farei, non ti trascinerei mai a fondo con me> mi rispose

<Ricordati che io so nuotare> le sorrisi

Le lasciai tutto il tempo di cui aveva bisogno, solo quando se la sarebbe sentita, saremmo saliti a bordo dei go-kart.

Pov Lucia

Feci un ultimo respiro profondo, poi mi sedetti, gambe incrociate, guardai Carlos e gli dissi

<Sono pronta a farti mangiare la polvere pappamolle> Risi

Gara d'amore // Carlos SainzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora