20. Bentornato a casa Federico

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Capitolo 20: "Bentornato a casa Federico"

*Federico's Pov*

La sveglia suonò molto presto all'indomani.
Malgrado le poche ore di sonno, eravamo tutti molto pimpanti e pronti a dare il massimo.
Dopo una colazione equilibrata, ci dirigemmo tutti insieme al campo.
Mancini era già lì, pronto a farci sudare come mai prima d'ora, ma a noi stava bene così.

Iniziammo il riscaldamento, dapprima a ritmi lenti per farci prendere elasticità nelle gambe, poi sempre più sostenuti, che richiedevano maggiore sforzo e intensità.

«Forza ragazzi, più alte quelle gambe» Mancini stava urlando mentre noi correvamo tutto intorno al campo.
«Abbiamo solo due giorni prima della partita con l'Albania» l'ansia stava iniziando a salire pian piano, ma aveva ragione, dovevamo dare il meglio di noi.

La concentrazione di certo non mancava, quando finalmente ci dividemmo in squadre, mi resi conto di quanto stavamo diventando forti, chi più e chi meno, stavamo davvero migliorando, sia in attacco che in difesa.

«Bene così» continuava ad urlare il Mister, ci stava spronando sempre di più e mi resi conto in quel momento, di quanto mi fosse mancato allenarmi con la nazionale.

Continuammo a fare passaggi e lavorare su attacco e difesa per molto altro tempo, tanto che, malgrado fosse novembre, avevamo tutti le magliette impregnante di sudore.

«Stop, venite qui, fate un cerchio» ci disse dopo aver dato un lungo fischio.

Afferrai la bottiglia d'acqua e raggiunsi Mancini insieme agli altri.

«Non so se l'avete notato, a me sembrate molto più forti rispetto alle qualificazioni dei Mondiali. È crudele ricordarvelo, ma eravate molto scarsi in quell'occasione, mentre oggi vedo finalmente quei miglioramenti, vi rivedo come agli Europei e sono fiero di questo» fece una pausa, mentre noi lo stavamo ascoltando con attenzione.
«Adesso facciamo un paio di tiri in porta, Donnarumma da una parte e Meret dell'altra, voi tenetevi le casacche e così come siete divisi vi posizionate alle porte avversarie» ci diede indicazioni e senza indugiare oltre, ognuno prese la propria posizione.

Io, Zaniolo e Barella, eravamo nella stessa squadra e in porta avevamo Gigio, segnare sarebbe stato quasi impossibile, perché Gigio Donnarumma era uno dei portieri più forti al momento. Ma noi eravamo intenzionati a dare il meglio, soprattutto io.
Quando arrivò il mio turno, mi misi in posizione, attesi che Nico mi passasse palla, la stoppai e tirai più forte che potevo.
Primo tentativo. Primo gol.

«Bentornato a casa Federico» mi disse Mancini passandomi accanto.

Quanto mi era mancato questo posto. Mi era mancato il calcio in generale dopo l'infortunio e ora finalmente ero tornato con l'intenzione di non lasciare mai più quello sport.

L'allenamento andò avanti fino ad ora di pranzo.
Dopo i tiri in porta, andammo con i rigori e anche lì mi feci valere, dopotutto avevo fatto una promessa a Chloe prima di partire. Restare concentrato e dare il meglio di me. Era esattamente ciò che feci.

«Per ora va bene così, vi aspetto a pranzo» disse Mancini mettendo fine all'allenamento mattutino.

Ero stremato, ma felice, perché ero tornato finalmente a casa e l'infortunio sembrava solo un brutto ricordo.

Più tardi, dopo una lunga doccia fredda, eravamo tutti in sala pranzo, il chiacchiericcio era diminuito rispetto alla sera precedente, perché eravamo così stanchi che anche parlare ci era difficile.

Mi diressi al tavolo e lasciai il vassoio tra quello dei due Nico, il fatto che si fossero messi a sedere così, in realtà, mi incuteva un certo timore.

L'intervista || Federico Chiesa Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora