21. Albania - Italia

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Capitolo 21: "Albania-Italia"


Era arrivato il tanto atteso giorno.
16 Novembre.
Da lì a poco si sarebbe disputata la prima delle due amichevoli, Albania - Italia.
Io ed Alba eravamo in trepidante attesa che il fischio d'inizio arrivasse. Entrambe comodamente sedute sui cuscini del divano a casa dei miei genitori.
Era sempre stata un tradizione, ogni volta che giocava la nazionale io mi riunivo con la mia famiglia e Alba per poter seguire la partita insieme, ma in quell'occasione c'era qualcosa di speciale, perché avremmo sostenuto tutti insieme, Federico!

Mio padre era addirittura più emozionato di me, il che era alquanto strano.

«Dai inganniamo il tempo, sono ufficialmente aperti i pronostici» quasi urlò Alba al mio fianco.
«Vinciamo di sicuro, è l'unica cosa che so» disse Noah, lui non ci aveva mai realmente azzeccato con i pronostici, per cui era un bene che non ci avesse nemmeno provato.
«Edoardo? Confido in lei» continuò Alba, ignorando palesemente Noah.
«1-2?» azzardò dando un risultato.
«Ci sta, ma alziamo la posta, chi segna?» era sempre Alba a parlare, mentre io non facevo che ridere come una matta.
«Federico, sicuro» guardai storno Noah.
«Ecco, ci ha provato, adesso perdiamo di sicuro» imprecai mentre ancora lo guardavo di fuoco.
«Suvvia, era una specie di complimento al tuo ragazzo» disse in sua difesa.
«E comunque lui entrerà sicuramente alla fine, Mancini non lo rischia a partita appena iniziata» dissi solamente, perché sapevo come ragionava il Mister e a dirla tutta mi piaceva un botto.

La mamma ci guardava dalla cucina, a lei il calcio non era mai interessato molto, però sosteneva la famiglia e Federico ormai era diventato parte della nostra.

Quando finalmente la partita ebbe inizio, in casa piombò il silenzio, eravamo tutti concentrati, ogni azione, ogni passaggio, non ci perdevamo una virgola.

Dopo solo 16 minuti eravamo già sotto di un goal, il numero 18 della nazionale albanese aveva messo la palla in rete.

Non trovai la forza di dire nulla, avevo solo un peso sul petto, perché volevo che i ragazzi vincessero quella partita, stavano giocando bene e quel goal era stato solo un colpo di fortuna.

«Niente panico, siamo all'inizio» disse mio padre quando sentì Noah sbuffare.

I ragazzi in campo stavano facendo del loro meglio, i risultati iniziarono a vedersi dal ventesimo minuto, minuto in cui Di Lorenzo pareggiò i conti.
In casa ci fu un boato, la mamma, che stava tranquillamente leggendo un libro in salone, saltò letteralmente dalla sedia.

«Dai dai, io il pronostico ve l'avevo fatto e si sta avverando» disse papà tutto euforico.

La partita proseguì con azioni pazzesche e il secondo goal non tardò ad arrivare, a solo 5 minuti di distanza dal primo, Grifo segnò nuovamente.

Eravamo 1-2, per il momento mio padre ci aveva preso, ma la partita era ancora lunga.

Il primo tempo finì con il risultato fermo all'1-2.

Gli azzurri in campo stavano dimostrando la loro forza e la grinta che ci mettevano in ciò che amavano fare.

Durante l'intervallo, eravamo lì che parlavamo tra di noi, Alba e Noah stavano litigando come loro solito, mentre mio padre mi chiedeva di Federico.

Da quando l'aveva conosciuto e aveva capito che era un ragazzo d'oro, ogni scusa era buona per parlare di lui.
Ero davvero felice che ai miei genitori piacesse Federico, perché per me era importante e mi faceva stare bene.

Iniziato il secondo tempo, la partita restò abbastanza equilibrata, entrambe le squadre furono abbastanza brave da non far segnare gli avversari, ma ahimè, la Nazionale Italiana fu più forte.
Al minuto 64, Grifo segnò la sua doppietta.

L'intervista || Federico Chiesa Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora