09. Prigionieri del nostro orgoglio

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Capitolo 9: "Prigionieri del nostro orgoglio"

*Federico's Pov*

Erano passati troppi giorni.
Non ricordo neanche quanti, con l'esattezza.
Quando la sera della partita la riaccompagnai a casa, la vidi triste, a disagio e decisi stupidamente di lasciarle un po' di spazio.
Ma il tempo passava, perché il tempo passa sempre, è inevitabile che scorra via.
Ed erano passati infiniti giorni e il mio orgoglio mi impedì di scriverle.
Ma quella mattina mi sentii che la stavo perdendo, che dovevo fare qualcosa per la bella amicizia che si stava creando tra di noi, dovevo salvare tutto quello e le scrissi.
Le scrissi un'infinità di messaggi a cui ovviamente non ottenni risposta.

Saltai la giornata di allenamento e restai chiuso in casa, perché avevo il morale sottoterra.
Stavo impazzendo, sì perché lei aveva questo potere su di me e nemmeno se ne accorgeva.

Feci di tutto per non pensarci, per non pensare a lei, per cercare di distrarmi, ma non funzionò nulla.
Così la mia ultima spiaggia fu Dusan.
Sapevo che era amico di Alba e sapevo anche che il suo fascino irresistibile mi avrebbe aiutato.
Così gli scrissi, avevo il bisogno estenuante di sapere dove fosse.

E alla fine arrivò quel messaggio:

"É tornata a casa dei suoi per qualche giorno"

Mi scrisse Dusan e io trovai il pretesto per far sì che mi rispondesse.

A quanto pare Alba e Dusan sono
grandi amici, mi rispondi o vengo
a prenderti dai tuoi?

Che vuoi Federico?

Alla buon ora!
Cosa che c'è non va?

Niente, ho bisogno di stare da sola

E la sua freddezza mi diede la conferma.
La stavo perdendo.

Aprii la chat di Dusan e lo invitai a venire da me, perché avevo bisogno di un amico, avevo bisogno di parlarne con qualcuno.
In men che non si dica lui piombò in casa mia.

«Finalmente, alla fine mi ha scritto, mi ha detto che ha bisogno di stare da sola» non gli diedi neanche il tempo di entrare, che iniziai a rimpiergli la testa delle mie paranoie.
«Fede calmati, ho parlato con Alba prima, mi ha detto che stasera organizzano una festa, non ci resta che arrivare lì e vedrai che tutto si risolve» lo guardai strano.
Era incredibile come lui e Alba fossero diventati così tanto amici.
«Non posso piombare in casa sua dal nulla» gli ricordai.
«Invece è ciò che farai, perché mi rompi le scatole h24 su 7 giorni la settimana e non ammetto replice» sembrava autoritario e questo mi divertiva, perché tutto si poteva dire di Dusan, tranne che fosse uno così dittatore.
«Mi odierà» dissi scuotendo il capo.
Ricevetti un occhiataccia da Dusan e capii che era irremovibile, voleva trascinarmi a quella festa a tutti i costi.

Così quella sera, mentre mi preparavo, ero sempre più convinto di star per fare una stupidaggine, non che fin ora il mio istinto mi avesse aiutato, ma arrivare a casa sua senza avvisare era un azzardo.
Chissà come avrebbe reagito, se non aveva più nessuna intenzione di vedermi o se magari qualcosa tra di noi si sarebbe finalmente aggiustato.

Ormai c'ervamo quasi, Dusan fermò l'auto poco lontano da casa di Chloe e alla fine mi ero davvero lasciato convincere.
Eravamo fermi sulla porta, in attesa che qualcuno venisse ad aprirci, fù proprio Alba.

«Dusan, Fede, che ci fate qui?» sembrava sconvolta già lei.
«Scusami dovevo avvisarti, ma Federico e Chloe devono parlare e tu lo sai» le disse Dusan serio, Alba annuì e ci fece entrare dentro.
La casa era immersa nella musica, ma quando il resto dei ragazzi ci riconobbe, piombò il silenzio.

L'intervista || Federico Chiesa Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora