No time to die

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T/N Pov
Tornai a casa facendo i salti di gioia.
Io lo amavo, amavo tutto di lui.
Entrai dalla porta d'ingresso e subito sentivo una strana sensazione.
Non ci feci caso, continuai ad andare sempre più avanti, fino ad arrivare un cucina.
Varcai la soglia della cucina e quello che vidi mi fece rabbrividire.
Era mio padre.
Quell'uomo orribile.
È sempre stata una di quelle persone che beveva dalla mattina alla sera, picchiava a sangue mia madre e non lasciava uscire nessuno dalla casa, solo lui poteva.
<Chi abbiamo qui?> disse con un ghigno sul volto.
Quel suo volto orribile.
Tutto di lui era orribile.
<Cosa ci fai qui.> avevo un tono freddo, gelido.
Non provavo nessuna emozione per lui, solo odio e disprezzo.
Un vero e proprio pezzo di merda.
<Cosa c'è? adesso non posso neanche più vedere mia figlia?>
<Non sono tua figlia, te l'ho già detto.>
Rise.
Quella risata che faceva quando finiva di picchiare mia madre.
Lo guardai con disprezzo.
Notai la finestra della cucina spaccata, ecco come ha fatto.
Bastardo.
<Adesso che mi hai visto puoi anche andartene da casa mia.>
Mi guardò senza dire nulla.
Tirò fuori una mano dalla tasca.
Aveva un coltellino svizzero in mano.
Sbiancai.
Avevo paura.
Paura di morire, di perdere tutto, di perdere Bill.
Si avvicinò a me.
Indietreggiai e indietreggiai ma fu tutto inutile.
Arrivai con le spalle al muro.
<Qualcuno qui è bloccato, dico bene?>
Riprese a ridersela sotto i baffi.
Era attaccato a me.
Volevo piangere, scappare, urlare, ma sarebbe stato tutto inutile.
Nessuno mi avrebbe sentita.
Non ero pronta a tutto ciò.
Giocherellò con la punta del coltellino.
Deglutii spaventata al solo pensare cosa avrebbe potuto farmi.
< Non ti sembra che debba avere anche io la mia rivincita?>
Come pensavo.
Voleva vendicarsi di quando chiamai la polizia poco prima di partire.
L'avevo denunciato.
Erano passati due anni dell'accaduto.
Ero andata avanti.
Avevo salvato mia madre, ero libera.
Ma a quanto pare non è così.
Si avvicinò sempre di più a me.
Puzzava di marcio, fumo, alcol e quello che è rimasto di erba.
Le peggio cose messe insieme creano quello che è diventato mio padre.
Non avevo paura di lui, avevo paura di lui con un coltello in mano.
Chiusi gli occhi quando sentii il coltellino sulla superficie della mia pancia.
Nero.
Avevo un vago ricordo di me che urlavo.
Ricordo solo il dolore.
Il dolore che ho provato.
Ricordo il rumore dell'ambulanza.
Le luci rosse e blu davanti alla casa.
Io stesa su un lettino.
Dei pianti, tanti pianti.
E i giornalisti.

Bill Pov
Era quasi sera ormai e mi arrivò una chiamata da un numero sconosciuto.
<Pronto?>
<Sei Bill giusto?>
<si, sono io>
<Bene, sono Charlotte, la stilista di T/n, vieni urgentemente a casa sua, ti spiegherò tutto appena arriverai.>
<Va ben->
Neanche il tempi di finire che attaccò.
Aveva un tono...preoccupato?
Dovevo muovermi.
Misi i primi vestiti che capitarono, chiamai Tom e andammo davanti alla casa della corvina.
Quello che vidi fu un caos.
Ambulanze varie, giornalisti preoccupati che registravano, macchine della polizia, guardie e... un lettino che usciva da casa sua.
Corsi verso il lettino e sperai con tutto me stesso che la persona trasportata in quel carrellino non era lei.
Invece, era lei.
Sentii gli occhi pizzicare e diventare lucidi.
I medici mi dissero di salire infretta nell'ambulanza e così feci.
Dissi a Tom di seguirci.
Eravamo io in lacrime, Charlotte senza parole e T/n in fin di vita.
<È stata accoltellata tre volte allo stomaco, possiamo ancora salvarla.>
Mi illuminai a quelle parole.
Presi la mano della ragazza stesa nel lettino e la strinsi a me.
"Io la amo, non posso perderla"

[619 parole]

Eh si, vi lascio con la suspance, non odiatemi🫶🏻🫣

Your beautiful voice~ Bill kaulitz x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora