l'anima della rosa

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Il suo cuore scalcia nel petto, quella mattina. Non è riuscito a prendere sonno e come un fantasma vaga per la soffitta impolverata, cammina avanti e indietro tra i quadri, le poltrone e sfiora con la punta delle dita il piccolo tavolino sempre impolverato al centro della stanza.
La campana della chiesa di Saint Pierre ha appena battuto cinque lugubri rintocchi.
Il suo corpo trema, per il freddo e per l'agitazione.

Si siede accanto alla finestra spalancata e si accende una sigaretta, nella speranza di placare quella spiacevole sensazione. L'aria fresca della notte gli colpisce il viso magro, ancora da ragazzino. Non ha barba, non ha un fisico robusto, non ha nulla che possa indicare la sua virilità ad occhi estranei.

La cenere si consuma rapidamente.
La carta brucia veloce, come l'esistenza vola fuori dalla finestra spinta dal vento, verso una luna morente.
Il ragazzo moro chiude gli occhi chiari, serra le palpebre con forza.
Cerca di trovare un'ispirazione ormai perduta.

Stelle, ascoltate la mia preghiera e fatela giungere alle orecchie di vostra madre.

Tossisce, il corpo magro scosso dai brividi.
È un ragazzo delicato e fin da piccolo era malaticcio, pallido e debole. Si chiudeva in casa a dipingere perché spesso era troppo provato per uscire a giocare in strada con gli altri bambini.
Vincent le monstre [1].
Vedeva altri vivere un qualcosa a cui avrebbe voluto partecipare anche lui ma che gli era negato da un padre severo e una madre troppo protettiva.
La vita per lui non era soddisfacente. Non era abbastanza trascinarsi per inerzia lungo una strada già battuta da qualcun altro.
Per questo era scappato di casa e aveva deciso di fare il pittore. Non sarebbe tornato sui suoi passi e il suo passato era qualcosa a cui non amava pensare frequentemente.

Aveva stroncato ogni legame con la sua famiglia. "Duvall" non era che un riferimento a Jeanne Duval, l'amante di Baudelaire di cui aveva sentito parlare in gioventù.
Affascinante, colta, piena di grazia. Avrebbe desiderato essere così.

Anche lui era attore nella sua vita.
Non era difficile immedesimarsi nell'esistenza dell'artista tormentato e maledetto, quanto più era difficile sopravviverci.

La vie est la farce à mener par tous [2] aveva letto una volta in uno scritto di Arthur [3], che sperava di incontrare gironzolando attorno al "Le Chat Noir" con una copia del suo poema. 
Cercava disperatamente il poeta per farsi spiegare cosa volesse dire. Era un pittore lui, non un letterato.
Non aveva imparato a leggere come si deve perché non aveva mai seguito con costanza le lezioni a scuola e se ne pentiva amaramente, adesso.
Ma Rimbaud, purtroppo, non era più a Parigi.

Vincent Duvall butta la sigaretta ancora accesa dalla finestra.
È la prima volta che sperimenta la sensazione di inquietudine che l'appuntamento con una donna si porta appresso.
Non sa neanche se la vedrà veramente, Fleur, in quella piccola piazza ombreggiata.

A nulla gli serve cercare di tranquillizzarsi.
Un pipistrello sbatte le ali poco lontano dal davanzale a cui è affacciato e si libera nell'aria sopra i tetti della città verso i boschi che circondano la collina e la periferia di Parigi.
Si allontana e decide di bere.
Raggiunge il piccolo scaffale in cui tiene la bottiglia di Cabernet. Tira fuori il suo calice più bello, di cristallo e si versa il liquido vermiglio come il sangue.
Il sapore forte e alcolico, come in particolare quello del vino, non gli è mai piaciuto. In questo momento sta bevendo per non pensare a nient'altro.
Butta giù cinque, sei bicchieri.
Quando ormai il fuoco caldo gli scorre nelle vene sente di poter fare qualsiasi cosa, di essere invincibile quanto Don Chisciotte contro i Mulini a Vento.

Neanche si accorge di quanto tempo sia passato, seduto sul pavimento vede la stanza girare confusamente attorno a lui. Dondola la testa da una parte all'altra, canticchiando ad alta voce.
"Bella figlia dell'amore, schiavo son dei vezzi tuoi; con un detto sol tu puoi le mie pene consolar. Vieni e senti del mio core il frequente palpitar." [4]
Ora il sole irrompe nella stanza bagnando di luce i mobili e la pelle di Vincent.

È talmente perso nei suoi pensieri che non si accorge neanche dell'uomo che è entrato nel piccolo appartamento.
La sua figura getta un'ombra lunga sul pavimento di legno.

-Vincent, cosa stai facendo?
Una voce maschile, profonda. Il ragazzo si volta immediatamente, cercando di mettersi in piedi.

-Etienne, mio adorato amico!— strascica le parole.
L'uomo davanti a Vincent tiene un fascicolo di fogli sotto il braccio. Lo guarda con penetranti occhi verdi, circondati da occhiaie violacee. È robusto, di aspetto gradevole e corti capelli castani.

Ma un poeta che nessuno vuole ascoltare è come un albero che cade in mezzo a una foresta deserta.

Vincent si stropiccia gli occhi con il dorso delle mani. Cosa ci fa Etienne a casa sua?

-Sono venuto qui per farti leggere la mia ultima poesia, Vinc. Sicuro di stare bene?
-Ma certo mio caro — urla aprendo le braccia — casa mia è casa tua.
Etienne Dufour si siede sulla piccola poltrona traballante.
Spesso si recava da lui per sentirsi dire quanto fosse bravo e per bere senza pagare neanche un franco.
Prende in mano i fogli e si schiarisce la voce.

-Se l'Amore avesse un profumo sarebbe quello della tua pelle delicata, o mia adorata.
Se l'Amore avesse voce sarebbe quella della tua risata
e se avesse occhi sarebbero i miei quando guardo te.— Etienne legge scandendo i versi con lentezza.

Vincent smette di ascoltare. Ogni parola gli ricorda Fleur e l'angoscia non è più gravosa ma si trasforma in un qualcosa di piacevole.
Sente le farfalle nello stomaco e pensa di poterle addirittura vomitare.

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[1]: traduzione letterale: "Vincent lo strambo".
[2]: "La vita è una farsa dove tutti abbiamo una parte." Arthur Rimbaud, Tratta da "Sangue cattivo", in "Una stagione all'inferno", 1873.
[3]: Arthur Rimbaud (1854 - 1891) è stato un poeta francese. È il poeta che con Charles Baudelaire e Gérard de Nerval ha più contribuito alla trasformazione del linguaggio della poesia moderna.
[4]: tratto dall'Opera lirica di G. Verdi "Bella figlia dell'Amore"

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