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Fleur dorme, il suo respiro leggero si fonde con i rumori della casa. Il pavimento scricchiola sotto i piedi nudi del ragazzo. È il secondo giorno che passano insieme e ancora non riesce a credere di avere avuto tanta fortuna con lei.
Fortuna? La Fortuna è colei che crea gli ostacoli e le occasioni, ma ogni uomo è artefice del proprio destino a seconda di come reagisce ad essa. Lui, dal canto suo, aveva reagito nel migliore dei modi sia agli ostacoli che alle opportunità.
Sospira, guardando fuori dalla finestra. Non è abbastanza.
"[...] giacché quand'io
ti guardo, Lesbia, nulla rimane di me
e in verità la lingua è stordita, un tenue calore
percorre le membra, un tintinnio risuona
assordante nelle orecchie, e per questi miei due occhi
si fa' notte.[1]"
Ancora sa recitare a memoria quel carme. Un misero ricordo delle lezioni di latino fatte da adolescente.
Non potui, nec, si possem, tam perdite amarem [2]. Se avessi potuto, no, non avrei amato così perdutamente.
Vincent si rispecchia in Catullo, lo aveva sempre ritenuto simile a lui ed Etienne lo aveva approvato una sera nella quale non era eccessivamente ubriaco. Ergo, doveva essere vero: pessimismo e odio alternati con un ottimismo sfrenato. Inguaribile romantico e, secondo l'umile parere del suo carissimo amico, dipendente dal minimo cenno d'affetto.
–Ecco perché non ti scolli più da me— aveva detto il poeta ridendo, entrambi sdraiati a fissare il soffitto del sottotetto —ti ho dato una stretta di mano una volta e ora pensi di essere il mio migliore amico.
-Che bugiardo, mi hai anche dato un abbraccio.
-Un abbraccio? Io? Non sei mica la mia fidanzata.
-La fioraia?
-No, Vinc, lei si è sposata.
-Oh, come vorrei una donna anche io.
-Attento a cosa desideri, amico mio. Sono perfide, ti spezzano il cuore.
-Ma non le hai sempre lasciate tu le ragazze?
-Certo!— aveva urlato Etienne —Cosa pensi, che mi faccia fregare? Appena sento che qualcosa stride, voilà, torno a caccia come un gatto sui tetti.
-A caccia? C'est ouf [3]! Sei disgustoso.
-Sono uno spirito libero mio caro. Libero.
-Libero di essere come una prostituta.
-Mon dieu, Vincent. Mi offendi così amaramente. Io, a differenza tua, sono capace di amare. Le ho amate tutte, anche quelle meno graziose. Ho amato ogni puttana che si sia mai concessa a me, figurati se il mio cuore non si è perdutamente invaghito delle donne per bene. Le prostitute non sanno affezionarsi, cher, per questo io non faccio parte di esse.Etienne cercava disperatamente di trasformare il suo comportamento promiscuo in un'opera romantica. In fondo era vero, le aveva amate sul serio, per quanto l'amore di Etienne potesse valere. Chi ama tutti alla fine non ama nessuno, Vincent sapeva questo. Doveva razionare il suo affetto, sapeva, per evitare di svalutarlo. Per sua decisione, Fleur era l'unica degna.
Cio' nonostante, Etienne andava bene così com'era. La sua vita sarebbe stata noiosa senza tutto quel chiacchiericcio inutile che l'amico portava con sé. Un groviglio di mondanità e sconcerie. Ma, ogni tanto, dalla sua bocca usciva qualcosa di piacevole.-Sai Vinc, non ti avevo mai visto con questa luce negli occhi.
-Che luce?
-Sot [4], non in senso letterale. Voglio dire che sembri diverso. Sembri un altro ragazzo, non quello imbarazzato e timido che ho conosciuto due anni fa. Sei... diverso, sì.
-Rispetto a?
-A prima di trovare la tua fanciulla. Passare del tempo con lei ti rende sereno?
-Infinitamente.
-E vederla ti fa sudare e sentire le ginocchia deboli? Senti di poter svenire e cadere come una fanciulla punta da un ago incantato?
-A volte. Non so per quanto riguarda la parte della fanciulla.
-Pensi a lei tutto il tempo? Pensi alla sua voce, il suo sorriso e persino a come si muove? Immagini che lei danzi davanti a te, sostenuta a stento dalle punte dei piedi quasi fosse una farfalla?
-Sempre. Però smettila con questi paragoni.
-Zitto, mio caro, sei irrimediabilmente e indiscutibilmente cotto.
-Cotto?
-Ai piedi dalla tua bella Fleur.Si accende una sigaretta. La brezza notturna lo tocca sul viso. Quella stessa aria, pensa, aveva forse accarezzato le guance rosee di Clodia, mentre Catullo le cantava il suo amore per lei? Aveva asciugato le lacrime dagli occhi tristi di Saffo? Ora, quell'aria sfiora proprio lui, colmo di gratitudine. Quelle stesse stelle che brillano adesso su Parigi, brillavano sugli amanti di centinaia di anni prima. Si sente sopraffatto da questo pensiero, non è che una briciola all'interno della storia, di cui nessuno si ricorderà. Non è un famoso poeta, è un pittore sconosciuto al mondo. Tra cento anni, quelle stelle brilleranno sulla testa di un ragazzo più bello, più bravo e più saggio di lui.
Si morde l'unghia del pollice fino a strapparsela. Poi, prende un altro tiro dalla sigaretta e, mentre la sua gola si riempie di fumo, la sua mente si schiarisce.
È così importante che si ricordino di lui? Etienne direbbe di sì, che se non verrai ricordato da nessuno allora non hai mai vissuto. Cos'è una vita vissuta all'ombra di altre? Un fallimento.
Ma a Vincent basta una vita semplice, accanto a Fleur.
Fleur, Fleur. Fiore suo.
Magari, prima di venerdì riuscirà a toccarla.Il calore del sole gli invade il viso.
-Pittore! Pittore! Siete vivo?
Una voce acuta lo sveglia, combinata a violente scosse. Alza la testa, intontito. La cascata di riccioli biondi della ragazza gli fa prudere il collo. È ancora in veste da camera e Vincent distoglie rispettosamente lo sguardo. L'aria odora di pane e carbone, si è addormentato sul davanzale; ha le braccia intorpidite e le gambe dolenti.
-Sono vivo, smettila.- mugugna mentre le scaccia la mano pallida con un debole schiaffo.
-È arrivata una lettera per lei, signor pittore! Hanno bussato per un po' e poi l'hanno fatta scivolare sotto la porta.
-Oh, Fleur, che ore sono?
-Le otto del mattino.
-Preparami un goccio di caffè, sì? Ti imploro.
La ragazza gira su sé stessa, porgendogli una lettera con la mano dietro la schiena e si avvia a piedi nudi verso la piccola cucina in ghisa. Sembra fluttuare. Vincent prende la busta bianca e ne guarda il retro.A: Vincent Lambert
Mittente: Gérome Lambert
Rue Saint-Vincent n**Suo padre è l'ultima persona di cui voglia sapere qualcosa. Pensava non avesse il suo indirizzo. Deve aver mandato appositamente un suo dipendente a recapitargli la lettera. Prende un respiro profondo.
Caro Figlio,
mi duole, con completo rammarico e (non nego) risentimento nei tuoi confronti, annunciarti che la tua cara e devota madre è spirata ieri mattina nel suo letto, circondata dai suoi affetti più cari, meno te.
Il funerale si terrà domenica (tra due giorni) alla chiesa di Saint Paul e Saint Louis. Vedi di essere presente.
Con poco affetto,Gérome L.
Vincent si alza e accartoccia la lettera, prima di buttarla nel fuoco acceso da Fleur.
Gli pizzicano gli occhi. Dovrà andare per forza al funerale, era sua madre dopotutto.
-Signor pittore, ti senti bene?
Vincent annuisce e torna a guardare fuori dalla finestra. Rischia di piangere davanti a lei altrimenti.
-I tuoi genitori sono vivi, Fleur?
-Oh, non so chi siano i miei genitori. Ho vissuto l'infanzia con la mia nonnina e sua sorella.
-Mi dispiace.
-Non preoccuparti— si avvicina a lui e si siede sul pavimento — non mi manca qualcosa che non ho mai conosciuto.
-Mia madre è morta ieri.
Fleur rimane in silenzio.
-Mi puoi accompagnare domenica al suo funerale?
________________________________[1]: dal Carme 51 di Catullo (una traduzione libera del poema 31 di Saffo);
[2]: dal Carme 104 di Catullo;
[3]: modo di dire "sei pazzo";
[4]: traduzione: "stupido, sciocco"

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𝐌𝐄́𝐋𝐀𝐍𝐂𝐎𝐋𝐈𝐄
RomanceFleur è la sua Musa e Vincent parla di lei in ogni suo quadro. -𝘜𝘯𝘢 𝘤𝘰𝘴ì 𝘣𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘳𝘢𝘨𝘢𝘻𝘻𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘥𝘰𝘷𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘱𝘦𝘯𝘴𝘢𝘳𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘰𝘳𝘵𝘦. -𝘌 𝘢 𝘤𝘰𝘴𝘢 𝘥𝘰𝘷𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘱𝘦𝘯𝘴𝘢𝘳𝘦? 𝘕𝘰𝘯 è 𝘢𝘯𝘤𝘩'𝘦𝘴𝘴𝘢 𝘶𝘯 𝘦...