2.

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KELLY.

«Kelly, accidenti! ma vuoi svegliarti?!» Urlò mia madre esasperata e aprì gli occhi. Osservai la mia nuova camera, il letto su cui avevo dormito era morbido e caldo, molto più largo e spazioso di quello vecchio.
La finestra di fianco al mio letto lasciava filtrare il sole e illuminare ancora di più la camera bianca e pulita. Respirai profondamente per sentire l'odore di nuovo poi sobbalzai quando mia madre mi richiamò perdendo la pazienza.
«Kelly!» Mi tirò le coperte e io mi strusciai le mani in faccia.
«È il tuo primo giorno di scuola, non puoi fare tardi.» Mi guardò picchiettando il piede destro sul pavimento con la sua espressione quasi indemoniata, i capelli li immaginavo fulminati quasi sotto al soffitto e-

«Il mio primo cosa?!» Urlai alzandomi dal letto e correndo verso la valigia perché si, ancora dovevo sistemare la mia roba.
«Primo giorno di scuola» canzonò mia madre osservandomi.
Tirai fuori tutti i vestiti in cerca di qualcosa di decente e mi portai le mani nei capelli esasperata quando mi accorsi che qualcosa di "decente" non c'era.
«Cosa stai cercando?» Non mi girai a guardare mia madre, la mia testa era divorata dai "e adesso cosa mi metto?"
Ero la solita.
«Vestiti per oggi, mamma ma che domande» La guardai e mi accorsi della divisa che aveva tra le mani. Quando si accorse che la stavo osservando, cominciò a sventolarla.
Mi alzai correndo e gliela tirai dalle mani. Presi a spogliarmi e lei uscì dalla camera chiudendo la porta.

Già non sopporto questa divisa.
Non facevo altro che muovermi, quella divisa mi stringeva, la gonna era corta la camicia forse una taglia in meno alla mia e oltretutto in macchina faceva caldo.
Eravamo arrivate a scuola da qualche minuto ma mi stavo prendendo del tempo per metabolizzare per poi uscire e prepararmi a quella giornataccia.
In quel momento notai la notifica sul mio cellulare.

Oggi ritardo? Non sei ancora fuori scuola.

Era Doddy. Sentì il mio cuore bloccarsi e mi ricordai di quanto mi mancassero.
Presi velocemente il cellulare dal cruscotto e cominciai a digitare frettolosamente le dita sullo schermo.

In realtà sono a Los Angeles

Doddy riapparì online e cominciò a scrivere mente il mio cuore lo sentivo in gola.

DOV'È CHE SEI?

Sorrisi soltanto perché mi immaginai il suo tono di voce e il suo viso sbiancato ma poi sentì subito la malinconia invadermi.
Nel mentre, lei digitò un'altro messaggio.

Quando torni?

Avrei voluto dirle che non sarei più tornata e che non ci saremo mai più viste perché mia madre aveva deciso di trasferirsi da un momento all'altro senza lasciarmi salutare i miei amici per l'ultima volta ma non volevo far morire Doddy di infarto quindi, mi limitai ad inventarmi qualcosa.

Non ne ho idea, poi ti scrivo

Quando Doddy visualizzò spensi il telefono e guardai mia madre che mi rivolse un'occhiata di comprensione. Aveva capito con chi parlassi.
Le diedi un bacio e aprì la portiera, quella situazione mi aveva convinta ad entrare a scuola.
«A più tardi» Mia madre mi sorrise e io ricambiai.

La scuola era enorme, più mi avvicinavo più sembrava ingrandirsi. Non pensavo che mia madre potesse permettersi una scuola del genere.
Sbuffai al pensiero che mia madre stesse combinando qualcosa.
I gruppetti di ragazzi che vedevano passare erano così spensierati.
Chissà se mi farò amici.
Mentre pensavo a come sarebbe stata la mia nuova vita, se mai mia madre decidesse di ritornare in Florida e se mai troverò nuovi amici, una puzza di fumo mi invase e cominciai a tossire.
Provai ad ignorarla e camminare ma si fece più forte.
Ma chi è che fuma così tanto dio mio, i polmoni saranno in frantumi.
Certe volte mi chiedevo cosa ci fosse di bello nel fumare durante l'adolescenza o meglio, cosa ci fosse di bello nel cercare la propria morte facendo una cavolata simile solo per 'attenzioni'.
Ormai anche gli alunni modello si spingevano a farlo ma io, non per fare la perfettina, neanche sopportavo l'odore sgradevole e l'alone che veniva lasciato per ammazzare chiunque anche solo con un piccolo respiro.

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