Fantasmi dal passato

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3 settimane.

Erano passate 3 settimane esatte, dal giorno in  cui
Luke era corso via in sella alla sua moto.

Da allora faccio cio che facevo prima: lavoro, mi ubriaco e lavoro ancora.
Amber è molto occupata ultimamente, non fa altro che studiare (è una studentessa universitaria), e non riesco mai a passare del tempo con lei.
E poi c'è il passato, la cosa che piu mi spaventa.
In questi giorni mi sono ritrovata piu e piu volte a pensare al passato.
Alla mamma, al papa e soprattutto a Michel.
Quel bastardo.

Una lacrima percorse il mio viso, tuffandosi nella schiuma sporca del lavandino in cui stavo strofinando varie posate, bicchieri, eccetera.
Lanciai un occhiata veloce all'orologio, erano quasi le una, e avrei dovuto finire. Sentii la porta aprirsi, lasciando entrare un uomo alto e baffuto, che teneva tra le mani un bicchiere.

Il mio capo.

"È ora di chiusura. Finisci di pulire questi piatti, e poi và a casa a riposare." mi disse gentilmente, prima di uscire e lasciarmi nuovamente sola. Sospirai, sfilandomi il grembiule sporco di dosso.
Uscii piano dal bar, girando la chiave nella serratura un paio di volte,  giusto per sicurezza. Strinsi forte il mio cappotto nero, mentre camminavo per le ormai buie strade di Londra. Feci un salto al rumore inaspetteato della suoneria del mio cellulare, che segnava un numero sconosciuto.
Lo presi tra le mani, indecisa se rispondere o meno.
Alla fine risposi, e quello che sentii mi mise i brividi.
"T-tesoooro?" disse una voce chiaramente ubriaca dall'altro capo della linea. Non risposi, ero paralizzata dallo spavento.
"So che tu sei li..peerche non rispondi?" ripetè la voce, questa volta con un tono piu infastidito.
"Beh, non importa. Amoreee io so.." prese una pausa, cercando di pensare lucidamente alle parole che voleva dire. "..So..io soo dove sei, angelo mio. Ti nascondevi in Londra eh?"

A quelle parole il mio cuore saltò un battito.

Sapeva dov'ero.
Sentii una risatina compiaciuta dall'altro capo del telefono, prima che lui ricominciasse a parlare.
"Hai paura? Non averne angioletto..presto saremo riuniti, e questa volta per sempre." concluse, la sua voce ormai piu lucida. Terminò la chiamata, lasciandomi li paralizzata in mezzo al marciapiede, con una fitta di terrore allo stomaco.
Mi lasciai scivolare lungo il muro di un edifocio, sedendomi poi sul marciapiede, con le mani tra i capelli e gli occhi bagniati.

Sapeva dov'ero.
Mi avrebbe trovata, e di sicuro non me l'avrebbe fatta passare lisc..

I miei pensieri furono nuovamente interrotti dalla suoneria del mio cellulare. Lo presi delicatamente tra le mani, come se l'oggietto stesso fosse una bomba ad orologeria. Guardai il nome segnato sullo schermo, ed instintivamente sorrisi, rispondendo alla chiamata.

"Angel?" Disse quella voce che da tanto aspettavo di risentire.
"L-Luke.." dissi, non ancora del tutto calma.
"Cos'è successo?" chiese, la sua voce assumendo un tono preoccupato. Anche questo mi fece sorridere leggermente, mentre con la manica della maglietta mi asciugavo le lacrime dalla faccia.
"Niente..um..perche mi hai chiamata?" chiesi cambiando discorso.
"Um..beh.."
"Oh giusto, il patto.." dissi abbassando gli occhi verso il marciapiede.
Suppongo che, non lo so, mi ero aspettata qualcosa di diverso.

E dire che l'idea del patto era originalmente la mia..

"Ah si, quello.." farfugliò lui dall'altro capo del telefono.
"Senti Luke io non posso.." Stavo per annullare il patto, quando d'un tratto sentii un rumore provenire da un vicolo buio, e fu in quel momento che decisi che sarei stata piu sicura con Luke. Mi alzai velocemente dal marciapiede e corsi verso la fermata dei pullman, senza fermarmi un attimo per controllare dietro di me.
"Anzi, credo che verrò" Dissi col fiatone, mentre mi sedevo su una panchina vicino alla fermata, per riprendere fiato.
"Stai bene?" chese allarmato.
"Si sto..sto bene" lo rassicurai ancora respirando pesantemente.
"Vieni a prendermi a Bow street, fermata dei bus. Ok, ciao." dissi chiudendo la chiamata prima che il biondo potesse rispondere. Mi guardai attorno per assicurarmi di essere sola perche, anche se non lo avrei mai ammesso a nessuno, avevo paura del buio e di cio che poteva nascondersi al suo interno. Aspettai pazientemente, finche la mia attenzione non fu rivolta ad una piccola moto rossa che correva verso di me a fari accesi. Ed il solo vedere Luke in sella a quella maledetta moto fece accellerare il mio battito cardiaco di mille. Sorrisi felicemente quando Luke, togliendosi il casco, mi porse la sua mano per aiutarmi a salile, per poi infilarmi il casco ed allacciarmelo.
"E tu?" dissi, puntando ai suoi capelli disordinati che non erano coperti da un casco.
"A me il casco non serve. Preferico che lo metta tu." annunciò, facendo spalluccie. In tutta risposta io cinsi le mie braccia al suo petto e lui, sorridendo, mise in moto.

Il viaggio non durò molto, perche cinque minuti dopo la partenza ci fermammo davanti all'appartamento di Luke, che assomigliava molto ad una scatola rettangolare. Tutte le luci in casa erano spente, ed io mi chiedevo se avesse preparato del cibo. Ovviamente non era obbligato a farlo, perche il nostro "patto" non includeva questo, ma io morivo di fame e speravo almeno di poter mangiare un panino. Non appena entrati Luke accese le luci, e notai che eravamo in una piccola stanza, probabilmente il salotto, arredata con soli TV e divano; sotto ad essi si stendeva un grande tappeto rosso, forse per dare un po di colore a quella stanza così pallida, priva di quadri o ornamenti. Attaccata a questa stanza c'era la cucina che estendeva ad un bagno, e un altra porta che, secondo il mio sesto senso, racchiudeva la camera. Stavo per chiedere a Luke per un sandwich, quando mi porse delle banconote arrotolate, come stabilito nel patto. Le presi a malincuore, per poi ficcarmele in tasca.

Il patto non era cambiato, perció avrei dovuto darmi da fare.

Presi tra le mani il viso di Luke, e mi fiondai direttamente sulle sue labbra, così soffici e calde. Presi a sbottonare la camicia perche, beh, il patto includeva questo.
Ero arrivata con fatica al terzo bottone (la mia concentrazione era maggiormente rivolta sulle sue labbra), quando lui appoggiò le mani sui miei fianchi, spingendomi leggermente indietro, così da rompere l'unione delle nostre labbra.
"No." disse, semplicemente, facendomi alzare un sopracciglio.
"No?" Ripetei, confusa. Lui portò una mano all'altezza del mio viso, sfiorando appena la mia guancia arrossata.
"Non così" disse dolcemente, rivolgendomi un sorriso. Io lo guardai incredula, per poi portare la mia mano ai soldi che mi aveva consegnato lui poco prima. "E il patto? Cioè, se vuoi annullarlo, ok, io, hem, vado e...ecco i tuoi soldi" dissi, cercando di mascherare la mia delusione. Lui, però, invece di riprendere i soldi li respinse con una mano.
"Tienili tu" disse serio.
"Ma..." cercai di ribattere, perche non era questo il patto,  quando ricominciò a parlare lui, tacendomi.
"Nel patto non hai specificato che cosa dovevi fare una volta qui, ed io ho detto che ti avrei chiamata nel momento del bisogno...e ora ho bisogno di te" disse, e non sapevo come rispondere, o se semplicemente stare in silenzio.
Aveva bisogno di me? E in che modo se non per fare sesso?
"Hai bisogno..di me?" chiesi dubbiosa.
"Ho bisogno di te" confermò lui. "Ed ora vuoi un sandwich?" chiese, alleggerendo l'atmosfera.

Ma questo ragazzo leggeva le menti?!

Annuii, e dopo aver "cenato" con lui, mi invitò a sedere in salotto, dove parlammo e ridemmo come se ci conoscessimo da anni.
Mi ritrovai a rivelargli molte cose su di me, anche quelle piu stupide, come il mio gelato preferito, la mia fissazione per le calze con gli animali e le cose che odiavo di Twilight.
"E, insomma, di tutte le attrici dovevano proprio scegliere lei per fare la protagonista? È assurdo, inaudito, semplicemente inperdonabile;" Mi lamentai, mentre lui rideva di gusto al mio poema. Tutto d'un tratto, però, ebbe un cambio d'umore improvviso, e sembrò rabbuiarsi di colpo. Stavo per chiedere una spiegazione, preoccupata, quando me la fornì lui.
"Perché piangevi prima, al telefono?" chiese, guardandomi intensamente, come per guardare nella mia anima. Di colpo sbiancai, rompendo il contatto visivo con lui e portando il mio sguardo altrove.
"Non stavo piangendo.." sussurrai, perché non sarei riuscita a parlare normalmente senza l'intervento delle lacrime, che stavo faticando a trattenere. Lui mi mise due dita sotto il mento, per riportare i miei occhi nei suoi, bellissimi occhi blu.
"Ti prego, Angel.." sussurrò anche lui, in tono supplichevole.
Sospirai, come se sulle mie spalle portassi il mondo.

Non potevo dirlo a Luke, non mi avrebbe capita, e poi, lo avevo appena conosciuto, come potevo fidarmi?

"M-mia nonna è morta.." dissi, formulando la prima scusa che mi venne in mente. Lui mi guardò comprensivo, o forse stava studiando le mie azioni, ma non potei saperlo perche distolsi lo sguardo. Ci furono lunghi attimi di silenzio, finche non sobbalzai, sentendomi circondata da due possenti braccia. Mi ritrovai con la faccia al petto di Luke, ad inalare il suo inconfondibile odore di, beh, Luke, mentre lui mi stringeva in un abbraccio. Quando mi lasciò mi sentii mancare l'aria, forse perche quell'abbraccio era finito troppo presto per i miei gusti.
"Resta qui stanotte" disse lui di colpo, spezzando il silenzio.
In qualsiasi altro caso sarei stata piu prudente, e avrei decisamente declinato qualsiasi offerta del genere, ma come si può dire di no a Luke quando ha l'aria da cucciolo bastonato??
Quindi annuii, e riappoggiai la testa al suo petto, abbracciandomi ad esso mentre lui mi sussurrava un "Buonanotte", facendomi cadere subito tra le braccia di Morfeo.

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Salvee gente!
Scusate il ritardo nel postare questo capitolo, spero vi piaccia :)
.. e ricordate di lasciare una stella!

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