capitolo 1

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Mi capitò di guardare le alghe morte, depositate sul bagnasciuga e pensare a lei. A quando faceva la doccia e grovigli dei sui capelli per colpa del suo vizio di spazzolarli sotto il getto d'acqua, cadevano sul piatto della doccia e quelle alghe me li ricordavano. Spesso li tingeva di un rosso ramato che la rendeva tanto sexy da riuscire a eccitarmi anche svolgendo la più banale delle azioni, come girare lo zucchero nel caffè con il cucchiaino. Non glielo mai detto, in realtà, per me, il suo colore naturale aveva qualcosa in più. Un qualcosa di divino e trascendentale che in pochi istanti mi faceva credere che mai il buio avesse potuto sconfiggere la luce. Eravamo giovani, troppo giovani, per conoscere e soprattutto accettare la dualità su cui questo mondo si erge. Mentre le onde ossessivamente e continuamente si infrangono sulla spiaggia, mi viene da piangere. Da molto non lo facevo, mio padre diceva che le emozioni non si addice a un uomo forte, si sbagliava e io sbagliavo a credere alle sue parole.

Nei mesi precedenti una tempesta aveva spazzato via ogni nostra convinzione, un po' come il mattino del sei agosto 1945 quando il bombardiere enola gay sganciò su Hiroshima il "piccolo ragazzo" e la città non divenne che un cumulo di bracieri e detriti. Era malata.

MILLE, IL FIORE DI LOTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora