CHAPTER 2.

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Acqua, acqua dappertutto, c'era solo acqua, un'ombra si avvicinava sotto i miei piedi, sempre di più fino a quando non vidi una grande bocca e degli occhi spalancati, delle pinne giganti muoversi e una massa di squame grande quanto una barca nuotare velocemente dagli abissi profondi, poi una luce, un vestito bianco e dei capelli biondi che illuminavano tutta quella oscurità, quella creatura era così sobria, delicata, come un angelo che mi tese la mano, era lontana e non vedevo bene per via dell'acqua che mi riempiva gli occhi. Poi abbassai di nuovo lo sguardo sotto di me, la creatura mostruosa era sempre più rapida e io riuscivo a vederla sempre meglio con chiarezza.

-Figlia, vieni, non mi lasciare qua da sola.- diceva l'angelo.

-Mamma, mamma, vengo, non ti lascio da sola.- dissi alla meravigliosa creatura vestita di bianco.

Poi una morsa mi strinse il piede, d'improvviso, il dolore lo sentii fino alla punta dei capelli, vedevo del rossore provenire dal mio arto inferiore, sangue. Tanto sangue. Il dolore più grande però si impossessò di me quando vidi mia mamma urlare per poi sparire. Poi il vuoto.

Mi svegliai di soprassalto dal mio piccolo letto, sudavo freddo e tremavo. Mi ci volle un po' per riprendermi da quell'incubo. Ormai sognavo quelle scene da più di due settimane. Mi grattai la nuca e sbadigliai, non ricordavo molto della sera prima, solo una me che correva verso casa. Mi diressi verso la sedia facendo attenzione a non svegliare mia sorella Izabela che dormiva ancora beatamente nel suo letto. Presi la mia solita divisa da lavoro e dopo essermi messa le scarpe ormai malandate mi diressi a passi lenti verso il grande vivaio. L'aria era gelida e i miei capelli spettinati danzavano col vento andandomi davanti agli occhi. C'ra l'alba e infatti non c'era nessuno per le vie di Varsavia. Raggiunsi la Vistola e come era mio solito fare mi sporsi e lasciai un saluto a mia mamma, più che un saluto era come una formula che mi portava al suo ricordo. "Green" sussurrai a fior di labbra e subito i ricordi dell'incubo di stanotte ritornarono nella mia mente, al che scossi la testa per liberarmi di quei pensieri. Mi sporsi un po' di più per riuscire a vedere l'acqua che scorreva veloce sotto di me. Poi mi allontanai e mi diressi al grande cancello arrugginito. Presi le chiavi dalla tasca di lino e girai la serratura. Misi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e incominciai a darmi un po' da fare. Dopo aver sistemato tutti i vasi e aver dato l'acqua a tutte le rose mi riposai un attimo sedendomi su un muretto. E' stancante compiere continui movimenti quando sei senza forze. Chiusi per vari secondi i miei occhi chiari fino a quando non udii un rumore proveniente dalla mia destra. Subito li riaprii e voltai la testa verso il cancello su cui era appoggiato un soldato, viso molto familiare, Louis. Quando lo riconobbi feci un sospiro di sollievo, non è bello vedere soldati da queste parti e lo sanno tutti, quindi vedere il volto di Louis mi rassicurò molto, ma non posso fidarmi di lui, è ancora troppo presto.

Stava fermo a fissarmi con quei suoi occhi blu, inerme, non lasciava trasparire nessuna emozione. Il suo atteggiamento era molto diverso da quello di ieri. Cercai di mettere a fuoco quello che successe ieri sera, ma certo, il suicidio, la cioccolata calda, tutto torna. Mi schiarii la gola come per far capire che era l'ora di annunciare un discorso, spuntò un sorriso sulle sue labbra. Si avvicinò lasciando la sua postazione per venirmi incontro con fare deciso, mi alzai anche io non sapendo cosa volesse fare, arrivò a me puntando i suoi occhi nei miei, cosa che mi causò un brivido che scese per tutta la schiena. Io ero li, impassibile, immobile, non dovevo fargli vedere la mia debolezza in quel momento. Fino a quando lo ebbi a pochi centimetri dal mio viso e sussurrò una cosa al mio orecchio.
"Che ci fai qui tutta sola Hazel?" al che incominciai a tremare non sapendo le sue intenzioni.

"C-cosa vuoi fare Louis?" balbettai, sembrava un'altra persona.

"Oh piccola Hazel sono tante le cose che vorrei farti in questo momento." sussurrò al mio orecchio accarezzandomi la guancia piena di lentiggini.

"L-lasciami andare." Cercai di impormi il più possibile ma invano.

Mi cinse i fianchi con le mani e con un corto movimento mi ritrovai attaccata al muro col suo fiato sulle mie labbra. Non so perché ma tutta quella situazione mi piaceva, ero attratta da Louis in una maniera incredibile,provai a lasciarmi andare anche perché sapevo che Louis non mi avrebbe mai toccata in mia disapprovazione.

"Piccola, le tue labbra sono così invitanti oggi, ma se non vuoi-"

"Shh." Lo zittii facendomi coinvolgere, i visi che si avvicinavano sempre di più quando poi una voce roca ci interruppe, poteva essere un uomo sulla sessantina che iniziò a schiarirsi la gola, misi a fuoco. Il signor Davis ci stava fissando, era il mio capo che non sapevo da quanto, ma ci stava fissando. Subito mi separai da Louis e lo stesso lui fece con me. Il soldato dagli occhi blu mi fissò e con un cenno del capo si dileguò verso le vie di Varsavia.

Merda, cosa dirò a Davis di tutto questo?

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Okay ragazze, scusate se il capitolo è cortissimo, diventeranno più lunghi quando aumenteranno le letture, vi chiedo di lasciare una stellina e un commento. xx

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Green {Louis Tomlinson}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora