CHAPTER 11.

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Essendo partiti alle 07:00, arrivammo a Zurigo verso le 20:00. Il cielo si era già annerito e adesso al posto delle fiamme arancioni del tramonto, c'erano le stelle, tante, tante stelle. Le ore in macchina passarono velocemente grazie alle mie dormitine e alla presenza di Lou, così velocemente che mi dimenticai anche delle mie misteriose braccia.
Quando poi Occhi Blu si fermò interrompendo il ritmo della nostra camminata verso il centro della città.

"Allora, per sta notte alloggiamo in un hotel, entro domani mi informerò per affittare un appartamento a pochi isolati distante dal centro. Spero ti vada ben-"

"Va benissimo."

"Perfetto, allora... dammi la valigia perché siamo arrivati."
Disse così e presi il bagaglio che avevo poggiato a terra un minuto prima. Mi resi conto rialzando la testa, che eravamo di fronte ad un enorme edificio, forse di 5 piani, e che sarei tanto voluta entrare perché c'era tanto freddo ed io avevo in dosso soltanto un maglione e un jeans.
Appena entrati ci ritrovammo davanti ad una reception con un signore anziano dietro al bancone.

"Buonasera, avrei una prenotazione per Tomlinson, una matrimoniale." Louis parlò ed io arrossii, pensavo avesse preso una camera con due letti singoli...
Poi pagò e il signor Jöel (così avevo letto dalla targhetta che portava nel taschino destro della camicia) ci consegnò le chiavi della camera.
Era la B17: corridoio B, piano 1, stanza 7.
Quando Louis inserì le chiavi nella serratura si presentò davanti a noi una camera spaziosa ma con lo stretto indispensabile, sempre meglio della mia casa a Varsavia.
C'era un bagno sulla destra dell'entrata, davanti a noi un letto matrimoniale piuttosto ampio e sulla sinistra uno specchio e un attaccapanni.
Mi piaceva tutto di quella stanza ma per un momento non mi sembrò la cosa più importante.
Mi girò la testa e il mio primo pensiero fu quello di andare in bagno per sciacquarmi il viso.
L'acqua era fredda e fu un sollievo sentirla sulla faccia.
Mi asciugai con un asciugamano posto accanto al lavandino e mi chiusi la porta alle spalle; ma dalla faccia di Louis capii di non avere una bella cera...

"Da quant'è che non mangi Hazel?" e strinse le mandibole, non arrabbiato con me, ma con Varsavia.

"L'ultima volta è stata due giorni fa ma direi che non mangio come si deve da qualche mese, a parte la cioccolata, è ovvio..."
A pronunciare quelle parole mi brontolò lo stomaco e non feci altro che mettergli una mano di sopra per massaggiarlo.
Il soldato in veste di Louis mi scrutò e poi parlò:
"Poso le valigie e usciamo subito a mangiare qualcosa, se senti freddo metti un cappotto, è dentro il mio zaino."
Pensai che fosse sicuramente il caso di prenderlo e quando lo misi addosso sentii una sensazione di tepore che poche volte provai in questi ultimi mesi.
Louis mi prese a braccetto e andammo verso l'uscita.

"Allora, cosa vuoi mangiare?"

"Sono una persona profondamente indecisa, quindi dimmi cosa piace a te perché molto probabilmente piacerà anche a me..."

"Hai mai assaggiato i Toast Francesi?"

"Andare a Zurigo per mangiare i French Toast non mi sembra da buon turista..."

"Così sembra, ma qua parlano anche francese e poi i French Toast sono infinitamente buoni e hanno molte calorie, quindi dovresti provarli."

Non gli dissi che in quel momento avrei mangiato anche una famiglia francese interamente e mi limitai ad approvare.
Mi portò in un Bar con un insegna che spiccava tra le altre: "Les délices"
che ho personalmente tradotto in "Le delizie". Appena entrati un odore di cornetti e cappuccino pervase i nostri sensi, tanto che fui indecisa tra assaggiare questo famoso toast oppure prendere la classica colazione (anche se delle 20:30).
Alla fine mi convinse e ordinò due Toast Francesi e due succhi di frutta all'arancia anche secondo la mia approvazione.
Ci sedemmo in un tavolo vicino ad una vetrata e gustammo la nostra cena.

"Vedo che non ti è piaciuto..." disse così ironicamente che mi scappò un risolino.

"È così buono, è dolce, fritto, salato, dolce ancora e soffice e questo miele è fantastico, è solo buonissimo e non pensavo che fosse così, mi aspettavo un pan carrè con dentro del prosciutto o che so io, ma questo è decisamente molto meglio."
Dissi tutto parlando con la bocca piena e godendomi lo sguardo appagato del ragazzo di fronte a me.
La cena continuò mentre e nel mentre ci scambiammo opinioni sul cibo, sull'Hotel e su Zurigo.
Alla fine, quando le nostre pance furono piene a sazietà, pensai che sarebbe stato bello fare una passeggiata lungo il famoso fiume Limmet. Lo dissi a Louis e quasi come fosse ogni mio desiderio un ordine, mi ci portò.
Il grande fiume era bellissimo sotto la luce delle stelle, la temperatura era sempre bassa ma il rumore dell'acqua che scorreva e il suono di alcune fisarmoniche all'entrata dei ristoranti  rendeva il tutto piacevole e rilassante.

"Parlami di te Hazel." mentre col suo braccio mi cingeva le spalle e la sua mano col guanto di lana mi stringeva al suo fianco.

"Mi chiamo Hazel, ho 19 anni, sono nata a Varsavia e cresciuta a Varsavia. Ho avuto un'infanzia felice, diciamo che questa felicità è andata sempre più a spegnersi dopo la morte di mia madre, è stata sparata mentre si trovava al bordo della Vistola, 5 colpi che con la loro potenza l'hanno fatta cadere giù. Il corpo non è stato mai ritrovato, ma quello è stato l'inizio della fine perché... Beh il resto lo sai." a dire quelle parole il mio cuore tremò e gli occhi mi si bagnarono nostalgici.

"Non è la fine Hazel."

Splash.

Il mio piede in una pozzanghera.
Come i bambini volli non sentire, perché a dire il vero quelle parole mi dicevano "non sai se tutto andrà bene, potrai solo sperlarlo".

Ma le speranze non sono certezze.

Poi una fitta alle braccia
e d'improvviso quel posto mi sembrò così incerto che volli tornare in Hotel.

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Spazio me!

Buonasera cari lettori, qui il capitolo 11. Come al solito vi chiedo di lasciare una stellina ed un commento se il capitolo vi è piaciuto. ( ˘ ³˘)♥

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 24, 2017 ⏰

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