CHAPTER 1.

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Mi risveglio di malumore nel mio letto ormai troppo piccolo per me. Sgranchisco le gambe cercando di non fare troppo rumore da svegliare mia sorella Izabela che dorme come un ghiro anche lei nel suo letto malconcio. Mi spoglio del mio pigiama color cipria e prendo la mia solita divisa da lavoro. Un vestito di lino bianco con le bretelle ancora sporco di terra, le scarpe con i lacci che ormai mi stanno strette ma meglio di niente. Cautamente mi avvicino ad Izabela e le stampo un veloce bacio in fronte, poi mi avvio verso la porta di casa. Non appena metto piede fuori da quella che fino a poco fa era un luogo caldo, sento il gelo infrangersi contro le mie guance candide e delicate. Tremando mi avvio verso il grande vivaio di Varsavia, uno dei pochi rimasti di questi tempi. Apro il cancello con le chiavi arrugginite conservate nella sottile tasca di lino della divisa, il silenzio di Varsavia nella mattina, il silenzio e la Vistola, erano le uniche cose belle rimaste di questo posto irriconoscibile. Mi sedetti sul muretto vicino alle piante di ciclamino ad aspettare clienti che probabilmente non sarebbero mai arrivati, siamo nella miseria, chi ha i soldi per comprare delle piante da una fioraia infreddolita che va in quello stupido posto tutte le mattine non appena sorge il sole? Stupido posto, stupido posto dove c'è rinchiusa la mia vita, il lavoro, quello che manca in questi mesi. Non arriva ancora nessuno, decido di ottimizzare i tempi e mi do un po' da fare sistemando i fiori, metto i ciclamini spazzati via dal vento gelido nel vaso di terracotta, le margherite le raccolgo e le poggio sul muretto sgretolato sopra cui sono seduta. Passa tutto il pomeriggio e nessuno si fa vedere, è così da un mese ma non ho mai perso la speranza. Dopo aver dato quell'acqua piovana imbottigliata alle piantine più secche mi dirigo verso il grande cancello di ferro. Dopo averlo chiuso mi avvio verso il ponte sulla Vistola camminando sul marciapiede riservato agli ebrei, ancora tremolante mi appoggio al pilastro di pietra godendomi il bellissimo panorama, l'altezza mi permette di vedere tutta Varsavia. Ricordo quel fiume in cui è morta mia madre, il mio amore di una vita, quando la vidi buttarsi giù aveva i piedi sul pilastro, i bellissimi capelli biondi al vento, le braccia aperte, un gran respiro e poi giù, non la vidi più. A volte mi manca, e penso che non ci sia peccato peggiore di scordarsi il suono della voce della propria madre. Senza paura allungo il piede verso il cornicione, metto anche l'altro piede, con le mani mi tengo salda al muretto che fa da ringhiera, i miei capelli biondi sono al vento, proprio come i suoi, il gelo mi graffia il viso caldo e candido, guardare la Vistola dall'alto scorrere sotto di me, Dio, è qualcosa di stupendo, lì sotto, sul fondo di quel meraviglioso fiume c'è la mia mamma, innocente come lo è sempre stata. Non ho paura di spingermi di più fino a quasi non sentire più qualcosa sotto i piedi. La raggiungerei. Chiudo le palpebre ormai rilassate, le mani si stanno per staccare. Fino a quando una voce con un forte accento inglese mi rimbomba alle spalle fino a farmi fermare per lo spavento, pensavo di essere sola.

"Signorina." tuonò l'uomo lontano da me

Non risposi.

"Signorina, per ordine dell'esercito tedesco. Si fermi." merda.

"Non posso." risposi mantenendo la calma.

Il ragazzo si avvicinò tenendo lo sguardo fisso su di me. Arrivò a pochi metri e si fermò.

"Stia ferma. Non si muova di un millimetro." disse secco.

"Non ho bisogno della sua compassione." dissi per poi tornare a guardare la Vistola che scorreva veloce sotto di me, era buio a Varsavia.

"Poche storie, non si muova, è un ordine."

Girai il mio sguardo verso il suo viso, i suoi occhi color cielo continuavano a percorrere il mio corpo in balia del vento, aveva le mascelle serrate. Mi metteva paura.

Si avvicinò con pochi passi in un modo rassicurante, mentre io tremavo. Mi tese una mano.

"Avanti. Si fidi di me."E con quelle parole congelai. Fidarmi di un sodato tedesco.

Green {Louis Tomlinson}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora