capitolo 12

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mio padre mi voleva vedere.

non era un sogno, non stavo immaginando, era la verità.

"ho parlato con tuo padre. piangeva e tramava dalla felicità. ti vuole vedere."

...

avrei rivisto dopo anni mio padre, ma la cosa che più faceva male era vederlo sapendo la verità...

...stava per morire...

aveva la laucemia, non gli rimaneva molto tempo.

ha sempre e solo voluto che imparassi a sopravvivere senza di lui, ma, che lo vedessi però un ultima volta.

non so se riuscirò a farcela...

... non so se riuscirò a lasciarlo andare...

ma no, che dico...

lui può farcela, non deve per forza...morire.

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appena arrivate non siamo andate subito a casa, ma Matilde ha preferito passare un attimo dal bar per farmi prendere qualcosa di fresco.

ha insistito affinché prendessi un gelato, e non ci mise molto a convincemi.

anzi, quella che ci mise tanto tempo per scegliere il gusto fu lei, come al solito.

"allora, non so davvero da dove iniziare gemma." dice matilde. "sono state scoperte davvero grandi"

"già" le dico dando conferma a quanto detto precedentemente.

"io penso però che tu debba perdonarlo"

"perdonarlo?" le dico

"si perdonarlo" risponde " perché anche se nel suo l'ha fatto con un atto di volontà, so che tu soffri ancora per questa cosa."

dio benedica questa ragazza, mi legge nel pensiero...

"hai ragione, ma..."

"gemma, niente ma. mi fa soffrire dovertelo ricordare ma sta per morire" mi dice

"NO" le dico quasi urlando "non ne abbiamo la certezza."

"si, scusami, hai ragione. ma non puoi fare così." dice " dovresti rispondere al messaggio che ti ha mandata tua zia. scommetto che ancora non l'hai fatto, vero?"

le rispondo negando con la testa.

e lei fa un sospiro.

"io credo che dovresti farlo. non puoi aspettare ancora. hai già aspettato a lungo per troppo tempo"

"forse...hai ragione" dico a Matilde

"su dai...rispondile" mi incoraggia.

e subito dopo rispondo a mia zia, accettando, e dicendole che si potrebbe fare domani.

tremo.

ho ansia.

ho paura.

non so come comportarmi.

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sono appena arrivata a casa, Matilde mi ha accompagnata fino alla porta, e non scherzo: protettiva peggio di un fidanzato.

cammino verso la porta a passo lento e pensando.

inizio a camminare a passo normale quando i pensieri , però, si fanno più cupi.

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