Capitolo 3 - Tormento

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Quando le tre si svegliarono Mirrodin era già pronta per uscire. Aveva delle occhiaie profonde, fissava un punto vago nel pavimento e sorrideva. Rosa guardò le altre due con aria inquieta "ma che problemi ha questa?" Mary si alzò, le afferrò i capelli fino a farle piegare la testa e le parlò a pochi centimetri dalla faccia "Hai pulito tutto quel casino nel bagno vero?" Mirrodin rispose continuando a sorridere e senza cedere a smorfie di dolore "Certamente."

Qualcosa non andava in lei quella mattina e se ne resero subito conto. Scesero a fare gli esercizi di inizio mattina e poi si recarono nel salone per la distribuzioni dei ruoli: magazzino, bagni e lezione. 

*Lezione?* 

pensò Mirrodin realizzando che altri gruppi avevano ricevuto quel compito il giorno prima. 

*Forse il padrone distribuisce regolarmente punizioni indipendentemente dal nostro comportamento come lezione per ricordarci il nostro posto.* 

quel pensiero non la turbava minimamente, anzi, le suonò più che legittimo. Inoltre in quel momento non sembrava avere sentimenti che potessero essere turbati. Il primo lavoro occupò le mattina e consisteva nello scaricare le merci che il mercante di cibo della città aveva portato alla villa per poi sistemarlo all'interno del magazzino e nelle cantine. Mirrodin iniziò a portare le casse e i sacchi che andavano ben oltre le sue capacità di trasporto e cercò di fare anche la parte delle compagne senza che esse dicessero una parola. La guardavano con sguardo enigmatico: non aspettarsi resistenza era una cosa, ma il suo atteggiamento sottomesso risultava anomalo persino per degli schiavi e Mary restò irritata dal suo atteggiamento "chi si crede di essere! Mi dà sui nervi ..."


Ci fu quindi il pranzo fugace lontano dagli sguardi altrui e quindi le pulizia dei bagni. Questa volta era sola perché ognuna si occupò di una stanza diversa: a lei toccò quella deve venne lavata il primo giorno. A quanto pare quello era un bagno che potevano usare solo alcuni degli schiavi di rango più alto come Margaret. *Forse anche il cocchiere...* pensò riflettendo che non lo aveva più visto e non era mai stato insieme agli altri schiavi. *...quante cose ancora non so...*

Pulì tutto da cima a fondo con dedizione finché non fu lindo e scintillante. Si sentì soddisfatta del risultato prima di reprimere quella stupida sensazione: bastava un capello fuori posto per farla punire, anzi poteva anche essere perfetta e qualcuno l'avrebbe fatta soffrire lo stesso. Quindi era meglio rimanere distaccata con la mente per non provare nulla così da non essere presente nel momento del tormento.


La cena fu di nuovo occasione di angherie da parte delle compagne ma lei rimase impassibile: se non cedeva non soffriva, era molto semplice. Stavolta le portarono via tutto il cibo lasciandola a digiuno. Kathia e Rosa era stranite mentre Mirrodin subiva sorridendo. In fondo era abituata a digiuni più lunghi, un pasto in meno non faceva la differenza. Mary era al limite della sopportazione, quell'atteggiamento da oggetto privo di sentimenti la nauseava. 

Si spostarono infine in cortile per la 'lezione'. Ad attenderli c'era veramente il padrone e ora che lo vedeva le venne in mente che dopo il loro arrivo alla villa il primo giorno  non aveva più avuto modo di incontrarlo. Indossava un abito più semplice ma comunque elegante e si poggiava ad un bastone d'avorio pregiato e il fidato libro legato al fianco. Aveva la pelle chiara, molto in contrasto con la sua ed era liscia e curata, priva di rughe se non quelle di espressione. Quella di Mirrodin era mulatta e costellata da piccoli schizzi rosa pallido, piccole cicatrici testimoni delle infinite violenze subite. Le altre si sedettero a terra tutte attorno a Mephidross così fece anche lei.


"Questa sera vi parlerò della costellazione del Grande Destriero." La sua voce era calda, profonda e il suo portamento era nobile mentre con il bastone indicava il cielo, andando a delineare un agglomerato di stelle che formavano l'immagine stilizzata di un cavallo. Parlò per più di un ora spiegando tutto ciò che c'era da sapere: la sua storia, il suo significato, i miti e le leggende ad essa legati. La voce del padrone guidava la mente curiosa di Mirrodin nell'oceano della conoscenza e la riempiva di informazioni che assimilava con voracità. Apprendere nozioni, imparare cose nuove, soddisfare la sua infinita curiosità le fece battere il cuore in una maniera mai provata prima. Un sorriso, uno vero, sì stampò sul suo dolce volto senza che neanche se ne accorgesse. Gli occhi dorati sempre spalancati quasi a non volersi perdere nessun dettaglio di quel dipinto che le se parava di fronte: lo splendido parco al chiaro di luna, il cielo stellato calmo e limpido e il suo padrone... L'ora passò in un istante ma fu l'attimo più intenso e piacevole della sua intera esistenza: in passato aveva rubato dei libri di nascosto dalla sua padrona, con i quali imparò a leggere ma venne sempre punita per questo.  Ad una schiava la lettura non doveva interessare, solo il lavoro, le avevano insegnato a colpi di frusta e bastone.
Il padrone invece dava lezioni ai suoi servi, insegnava loro la cultura che altrimenti gli sarebbe stata preclusa. Per Mirrodin, in quel momento, Mephidross era più un idolo che una persona, quasi una divinità benevola meritevole di tutta la sua affezione e devozione.

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