Capitolo 6 - Gratitudine

23 2 1
                                    

La luce cremisi del sole al tramonto proiettava a terra la lunga ombra nera del fienile e le due lune di Vanadia, Selene ed Ecate, anticipavano la comparsa del firmamento. Mirrodin si asciugò la fronte imperlata di sudore con un panno che Sebastian le aveva gentilmente prestato: aveva lavorato alacremente tutto il pomeriggio con il gruppo formato da lui, Fabia, Corinna e Danila al recinto degli animali, circa un chilometro più a sud della villa.

Aveva spalato escrementi e dato da mangiare a maiali, mucche e conigli in compagnia di Ares, il cane da guardia del padrone addestrato a difendere gli animali e a dare l'allarme in caso di pericolo. Era più un lupo addomesticato in realtà, trovato cucciolo da Mephidross ai margini della Foresta Antica, a nord di Gildegaran.

Gli altri non furono di molte parole, ma ebbe modo di constatare che benché non fossero interessati a cose come l'istruzione o l'arte a cui il padrone sembrava dare particolare importanza, apprezzavano molto la libertà che avevano nello svolgere le loro mansioni. Anche per loro la percezione era quella di star gestendo la casa per loro stessi e non per un padrone.

Si lavó di dosso il lerciume e si cambiò d'abito prima di scendere nella sala mensa dove venne invitata da Sebastian a sedersi con loro. Aveva notato che il loro gruppo era solito sedersi con quello di Erika, Sara e Mira e quella sera non faceva differenza. La luce soffusa, il buon cibo e il rumore di chiacchiere le dava la piacevole sensazione di trovarsi in una taverna di paese "manca giusto un po' di musica" sorrise ricordando i racconti degli altri schiavi giù al mercato che avevano lavorato per le locande di Frostmourn "le più rumorose di tutta Vanadia!" dicevano con fierezza.

"Una volta suonavo il liuto..." il tono di Erika era sicuramente triste nel ricordare i suoi giorni da donna libera in cui si esibiva per i teatri della Costa dello Scudo.

"Potresti chiedere al padrone!" esclamò Mirrodin sentendosi sicura della sua intuizione. "Se ha dato un libro a me perché non dovrebbe dare uno strumento musicale a lei?"

Ma tutto il gruppo fu in disaccordo all'unanimità. Nonostante la sensazione di tranquillità che la vita da schiavi gli dava in questa villa, senza nessuno pronto a picchiarli o peggio ad ogni istante, il padrone non andava disturbato per frivolezze simili. Era percepito da tutti come una sorta di animale pericoloso ma tranquillo: se lo si lasciava in pace non si rischiava di finire sbranati e nessuno voleva mettere a repentaglio la propria vita per scoprire quanto fosse vero.

Quella sera Mirrodin si ritirò presto nella sua stanza, sdraiata sul letto con indosso la camicia da notte e i capelli raccolti in un comodo chignon. Muoveva i piedi in circolo, sollevati dal materasso con le gambe che formavano un angolo di 90 gradi e la sua attenzione tutta sulle pagine del libro, illuminate dalla candela appoggiata al comodino. Era emozionata e il cuore le batteva forte ma non capiva bene l'origine di quel sentimento: poteva davvero essere la sensazione di felicità nell'avere la libertà di leggere quanto voleva o c'era dell'altro che ancora non capiva?

Era piena notte quando terminò l'ultima pagina e una sensazione di soddisfazione la pervase facendola sentire felice e creando un dolce sorriso spontaneo sul viso rilassato "il mio primo libro... l'ho letto tutto!" Si addormentò quelle notte con un'espressione serena che forse non aveva mai avuto prima.

La mattina seguente la tranquillità della routine fu interrotta dall'arrivo di una figura molto particolare alla villa. Era un uomo in armatura che portava lo stendardo della famiglia reale di Chevrad e che cavalcava composto seguito da altri due soldati.

Marius li radunò tutti per dare il benvenuto all'ospite e accoglierlo mentre il padrone veniva avvisato.

Mephidross scese le scale con fare sicuro, indossando un abito che ricordava quello dei mastri di accademia: portava un gilet chiuso in broccato verde smeraldo sopra ad una leggera camicia bianca di seta, accostati da un ascot a quadri color salvia. Un lungo cappotto di tessuto leggero color antracite coordinato ai pantaloni eleganti anch'essi di broccato e ai piedi scarpe di cuoio pregiato e lucido con fini inserti argentati.

MirrodinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora