Legacies è una serie tv
Appartenente all'universo TVD e TO
Ma questa sarà una storia scritta e vissuta dal punto di vista esclusivo di Lizzie ...
Premetto che saranno tante piccole storie o mementi brevi di vita e che i personaggi nominati possono...
📍[Località] MysticFalls • SalvatoreSchool : Lizzie, Hope e Alaric New Orleans: Klaus, Rebekah, Freya e Dina Ponte per l'aggancio delle anime: Josie
📚[Trama]
Era una domenica sera di luglio, una di quelle calde e appiccicose, una di quelle dove io insieme ai miei compagni stavamo buttati nel vecchio mulino, non festeggiavamo come nostro solito, perché la battaglia che avevamo vinto contro Malivore ci aveva portato la perdita di Landon e di conseguenza anche della salute mentale di Hope. Non era una domenica qualsiasi. Era tipo l'inizio della fine molto probabilmente.
Hope per la prima volta, ebbe una crisi isterica, oserei dire, perse del tutto la ragione e a nostra insaputa si allontanò da tutto e tutti. Non potevamo ancora saperlo ma quella domenica di luglio, mentre noi eravamo impegnati a bere e mangiare patatine fritte al formaggio&bacon, lei stava pestando a morte il preside Alaric, mio padre, spedendolo in coma, con gravi danni celebrali nell'ospedale di MysticFalls.
🎶(Rumore di specchi rotti di sottofondo per creare il mood)
Josie si sentiva in colpa, era convinta che doveva capirlo prima come stava Hope, ma nessuno avrebbe mai potuto immaginarsi un tale atteggiamento. Decise di partire alla ricerca di una soluzione, incontrò Freya Mikaelson che l'aveva già aiutata in passato con la Dark Josie, a New Orleans. Iniziammo a elaborare un piano, ma ci serviva di ritrovare Hope. Fu allora che organizzammo una trappola, solo la famiglia avrebbe potuto riportarla da noi.
Pochi giorni dopo una risposta arrivò da una cacciatrice originale, Dina Belmont, minacciata anch'essa da Hope, che aveva iniziato la sua guerra personale contro gli originali, iniziando a uccidere e minacciare chiunque, ormai, del tutto fuori controllo, accecata dall'odio e dal rancore. Fu sua l'idea di sifonare la magia del tribrido e di incatenare la sua anima a un ricordo, nella speranza di riportare da noi la vera Hope.
Mi trovavo all'istituto Salvatore, a MysticFalls, mentre Josie si trovava a New Orleans, luogo in cui ci saremo incatenate per legare Hope con un incantesimo, agganciando la sua anima a quel posto e poter rivivere un determinato momento del suo passato, portando al suo interno la sua famiglia.
Josie aveva già avvisato Freya, che di conseguenza chiese aiuto anche a Mikælson Rebekah, che a nostra insaputa contattò anche il padre, Klaus Mıkaelson. Una specie di riunione di famiglia, si sperava senza delitto per questa volta!
Solo loro essendo fisicamente lì riuscivano a spostarsi e toccare oggi, mentre io e Hope, potevamo limitarci a interagire con loro e osservare senza poter toccare nulla, così che lei non potesse creare ulteriori danni.
Lizzie: Freya, Rebekah, so che non ci conosciamo ma grazie per esser venute, sono Elizabeth Saltzman, la gemella di Josie. Hope è intrappolata in questa versione alternativa di New Orleans, non so per quanto tempo Josie riuscirà a tener agganciata la sua anima a questo posto. Dobbiamo ritrovarla e sperare di riuscire a rimettere insieme i pezzi che sono andati in frantumi...spero che la famiglia possa riuscire a smuovere qualcosa in lei.
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[Pensieri]
"Aprii il libro di storia di Alaric e al suo interno vi trovai una vecchia fotografia raffigurante noi gemelle da bambine insieme a lui, poi un altra foto, di Jenna la zia di Elena che sorrideva dolcemente nel guardarci giocare. Che strano, io dopo tutto mi resi conto che la conoscevo veramente poco.
Lei è silenziosa... Tranquilla, sorridente e schiva al tempo stesso. Conosce la pace ed è in grado di trasmettertela. Spesso è chiusa e non parla molto, però quelle volte che si apre, lo fa con il cuore. Forse è per questo che papà è tanto affezionato a lei. Me la ricordo, quando ero più piccola, mentre giocavo con Josie e papà, che giocava con noi a prendere il te delle sei, come nella fiaba di Alice con il cappellaio matto. Io che ero tanto rumorosa e caotica non la capivo sai, i suoi silenzi erano così strani per me. Solo crescendo poi, ho capito che con i silenzi spesso si dice molto di più, che aprendo la bocca e dargli fiato giusto per far vedere. com'è che dice sempre papà? Ah si, i silenzi valgono più di mille parole, credo che questo lo ha imparato da lei alla fine. Dopo tutto negli anni è stata un punto di riferimento per molti della mia famiglia, lo è tutt'ora forse e lo sarà anche per me magari. Ha sempre avuto un modo di fare molto dolce e materno, che ti rende impossibile non volergli bene già dal primo istante.
Forse era per questo che lo trovavo così strano. Quel giorno avevo perso nuovamente il controllo delle mie emozioni, ero sicurissima mi avesse visto anche lei mentre davo di matto nei corridoi dell'istituto, arrabbiata e sofferente, mentre i miei amici tentavano di placarmi. Eppure rimase in disparte, in silenzio, poi mi accennò un piccolo e leggero sorriso. Io in quel momento sentivo così tante voci, che quel silenzio fu quasi di conforto. Probabilmente in quel momento fu l'unica a capire cosa stessi provando dentro. Forse è per questo che in presidenza mi passò il libro che usava papà un tempo per spiegare la storia a scuola, consapevole che al suo interno vi era questa fotografia della mia infanzia, di quando bastava sedersi a un tavolino e versarsi del te immaginario in tazzine di plastica a fiori per ridere di gusto e sentirsi il cuore più leggero"