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Si svegliò presto la mattina. Circa le cinque e mezza. Doveva uscire prima che il padre si svegliasse o si riprendesse dalla sbronza.

Ancora con gl'occhi socchiusi a causa del poco sonno soprattutto fatto male si alzò dal materasso. Era tutto incriccato per la scomodità di quel coso che chiamava letto.

Si diresse in bagno e si levò i vestiti. Si lanciò sotto l'acqua ghiacciata e si lavò cercando di non pensare al freddo.

Questa volta però aveva un solo pensiero in testa. La sua chitarra. Non vedeva l'ora di averla tra le mani. Non vedeva l'ora di sentire il suo odore. Non vedeva l'ora di passare le sue dita sulle corde elastiche di quel fantastico strumento. Non vedeva l'ora di non dover più chiudere gl'occhi e immaginare, ma solo chiudere gl'occhi e suonare.

Uscì dalla doccia e si asciugò con un panno. Prima di vestirsi decise di fasciare i tagli che il giorno prima aveva esposto a qualsiasi tipo di infezione. Prese delle strisce di tessuto e le avvolse intorno al braccio sinistro. Una volta finito si infilò la felpa e il pantalone.

Vagò qualche minuto per la stanza cercando quello che gli serviva: il blocco di fogli, una penna, il suo amato canzoniere e la mazzetta di soldi, il mazzo di chiavi. Infilò tutto nella tracolla, che dopo averla fatta passare sulla testa poggiò sulla spalla. Pensò qualche secondo se dovesse portare anche il pezzetto di ferro che ormai conosceva bene. Alla fine però riuscì a sovrastare quel pensiero e a lasciarla a casa.

Prese l'elastico per i capelli per farsi una coda. Purtroppo mentre faceva il secondo giro la sua logora molla si spezzo. La aveva da quasi due anni e la usava costantemente era quasi normale si spezzasse.
''Va bene oggi terrò i capelli scesi'' disse parlando da solo.

Prese in mano le sue scarpe. Delle nike tutte rotte con la suola quasi del tutto staccata che aveva preso a una sorta di caritas. Non poteva metterle ai piedi o avrebbe fatto troppo rumore.

Uscì dallo stanzino e con passo felpato percorse la piccola abitazione. Fortunatamente il padre era sul divano che dormiva beato. Russava anche. A quella vista gli venne un flashback.

Aprì lentamente gl'occhi. Non vide il fratello al suo fianco e pensò si fosse già alzato. Saltò in piedi e iniziò a vestirsi.
''Uff, non ne posso più di questi vestiti. Li voglio nuovi''
Parlò da solo. Si sistemò i piccoli dread scompigliati dopo la dormita e infilò le scarpe tutte sgualcite. Uscì dalla stanza. Vide il padre buttato sul divano circondato da bottiglie di birra vuote.
''Come diceva la mamma. Non svegliatelo quando è ubriaco?''
Così fece non si avvicinò neanche.
Andò in cucina, ma non c'era nessuno.
''Mamma...Bill...dove siete?''
''Non è divertente venite fuori''
Dopo un po' che il bimbo aveva ''urlato'' il padre si svegliò.
''CHE CAZZO URLI''
Tom allora aveva otto anni e si spaventò a quella vista
''papà dove sono mamma e Bill''
''CHE CAZZO NE SO STRONZO, NON MI INTERESSA''
Gli urlava a dosso come un dannato. Dopo un po' di discussione fece una cosa che il bambino si sarebbe ricordato per tutta la vita. Lo picchiò. Lo picchiò forte per la prima volta. Tom non riusciva ad alzarsi. Era disteso al suolo tutto dolorante. Fu questo l'inizio della distruzione psicologica del ragazzo: il primo trauma, composto da due tra l'altro. Abbandono e violenza. Uno di una lunga serie.

A quel ricordo storce il naso. Odiava sua madre per averlo abbandonato, ma se gli si presentasse l'occasione di andare da lei correrebbe senza pensarci. Infondo anche se fa il duro è un bambino che è dovuto crescere troppo presto. Senza amore genitoriale. Anzi solo odio. Bullismo e rifiuto da parte dei suoi coetanei. Non avrebbe mai perdonato la madre ma di certo preferirebbe andare da lei che rimanere qua.

Together▪︎KaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora