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bip...bip...bip...bip

fu quel fastidioso rumore, che gli martellava le tempie, a costringerlo ad aprire gl'occhi.
vedeva tutto troppo luminoso, tutto troppo candido. che fosse morto sul serio?

no no era morto, e lo capì quando intorno al lui iniziò a distinguere delle figure intorno a lui. il forte odore di disinfettante si infilò nelle sue narici lasciandogli una sensazione di pizzicorio. la potente luce bianca lo accecava e cominciò a sbattere le palpebre per abituarsi.

era...in ospedale?

come ci era arrivato. non ricordava nulla. l'ultima cosa che gli slatava in mente era Meg che se ne andava poi nulla più. il niente più totale.

provò in tutti i modi di rivivere quello che gli era successo. tentò persino di mettersi seduto, ma una fitta alla testa costringendolo a ribbuttarsi sul letto.

''Ma che cazzo possibile che non mi ricordi nulla?"
pensò altamente alterato da quella situazione. perché non riusciva a ricordare nulla. voleva capire come fosse arrivato a quel punto, come fosse arrivato all'ospedale.

i suoi pensieri furono interrotti dal cigolio di una porta. voltò di scatto la testa verso il luogo di provenienza del rumore. appena riuscì a mettere a fuoco notò un uomo col camice bianco sulla soglia che lo osservava.

''Ti sei svegliato finalmente ragazzo''

tom rimase in silenzio era scosso e spaventato, ma voleva sapere cosa fosse successo.

''avevamo quasi rinunciato a tenerti in vita''
''c-cosa è successo?"

l'espressione del medico si accigliò immediatamente, e iniziò a guardare il ragazzo incuriosito

''non ricordi nulla''
il rasta scosse la testa lentamente da un lato all'altro

''Allora ragazzo almeno ti ricordi il tuo nome il nome dei tuoi genitori amici?''

''i-io mi chiamo thomas, ma preferireise mi chiamaaste tom''
''cognome''
''Kaulitz''

il medico iniziò a scrivere qualcosa su dei fogli. probabilmente la sua cartella clinica.

''Bene mi puoi dire il nome dei tuoi genitori?''

tom abbassò la testa. non li definiva più i suoi genitori. li odiava. ma dovette fare uno sforzo.

''Io non ho la mamma, mio padre si chiama...''
si bloccò
''Si chiama?''
il ragazzo sospirò pesantemente e poi rispose
''Jörg kaulitz''

''perfetto allora provvederemo a contattarlo''

a quelle parole il sangue gli si gelo nelle vene

''NO''
urlò
''non fatelo per favore...''

il dottore lo guardò ancora più incuriosito

''perché?"
''l-lui...ehm...lui sta...lavorando...si sta lavorando, e non voglio preoccuparlo''

tentò un sorrisino falso per renderlo più credibile, ma capì immediatamente che il medico non gli credeva. fortunatamente però l'uomo fu clemente e decise di non rigirare il dito nella piaga e lasciò correre.

''Va bene''
sospirò
''hai il contatto di qualche amico''
''s-si''
''puoi darmelo?''
il ragazzo annuì
''Allora, il suo nome è Megan, Mengan Wierd, ma io la chiamo solo Meg. il suo numero di telefono è
863 250 1475 (inventato)''
''Perfetto la contattiamo è ti facciamo sapere. nel frattempo delle infermiere ti porteranno da mangiare''
il dottore si congedò e uscì dalla stanza.

... la chiamata tra meg e il medico...

Meg stava lavando finendo di sistemare la sua roba nell'armadio. era contenta di essere andata a vivere dal suo ragazzo e soprattutto era contenta di sposarsi. l'unico piccolo peso che il suo cuore portava era aver lasciato tom. provava a convincersi che lui sarebbe stato bene, ma infondo sapeva che non sarebbe stato così. e la prova la ebbe alcuni minuti dopo.

Together▪︎KaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora