Capitolo 3

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'L'invidia è una tristezza mescolata all'odio,
la pietà una tristezza mescolata all'amore.'

Dopo essere tornata a casa verso le due di notte e,dopo esserci accertati che non avessi nulla di grave,mia madre mi mise a letto.
Ci guardammo negli occhi e fu lì che vidi. Tristezza,rabbia repressa,paura,pena,amore e,stranamente,nostalgia.
Forse è vero che le mamme hanno un sesto senso quando si tratta dei propri figli. Chissà,forse lei aveva già capito che,da quel maledetto giorno,la mia vita non sarebbe più stata la stessa. Sapeva che quello era solo un avvertimento. Che dietro si celava qualcosa di più grande,qualcosa di irreparabile. Qualcosa capace di distruggere,distruggermi.
Come potrete immaginare,per me,il giorno seguente non ci fu alcun compito. Anzi,quando tornai a scuola,dopo una settimana,ebbi il sentore che da quel momento avrei vissuto qualcosa di diverso dalla solita routine.
Vedevo la pena,la compassione negli occhi di chi mi guardava.
Non poteva essere amore. Ci conoscevamo da poco. E tantomeno volevo riceverne solo perché mi ritenevano una 'diversa'.
Nessuno si rendeva conto che ero sempre io.. quella ragazzetta peperina,che suscitava sentimenti contrastanti in tutti quelli che avevano modo di conoscerla. Ero davvero una 'diversa',ma non nel senso che intendevano loro. Ero nata per essere una leader e lo ero veramente. Sul serio. Fino a quando,per gli altri,non ero diventata altro che una bimbetta da accudire.
Ero rimasta la stessa solo per pochi .... Simona non mi prendeva per le pinze. Non pensava fossi fatta di cristallo. Non credeva fossi fragile perché,in fin dei conti,non lo ero mai stata. Martina non aveva paura di farmi ridere. Marigiò era rimasta la stessa. Quando mi parlava dolcemente,come suo solito,nei suoi occhi non vedevo qualcosa di diverso rispetto a prima. Non vi era ombra di compassione.
Nello sguardo di Ale,la mia migliore amica,non vedevo altro che pura amicizia. Non pietà. E 'M' ... mi parlava e mi toccava come fossi di vetro,come sempre. Era un romanticone e,pensate, a me nemmeno piacevano i tipi come lui. Non andavo matta per i ragazzi sdolcinati. Li preferivo aggressivi ed insolenti come me,ma il liceo mi aveva fatto conoscere qualcuno di diverso dal mio ragazzo ideale.
Era dolce e carino. E nonostante i suoi continui sguardi che mi perforavano la nuca,i suoi sorrisi smielati,ero andata fuori di testa.
Non pensavo sarebbe accaduto tanto presto,ma è stato stranamente così .. Preferivo lui a tutti gli altri e ,quando non mi inviava messaggi,avevo proprio voglia di massacrarlo a furia di schiaffi. Quando,però,mi scriveva con il suo solito 'Taniuccia' cascavo come una pera cotta.
Non provavamo niente l'uno per l'altra eh,sia chiaro.
Ci fermavamo solo,ogni tanto, a pensare cosa sarebbe cambiato se uno di noi avesse avuto il coraggio di fare il primo passo. Se uno di noi avesse capito che l'orgoglio non serviva a nulla,ma solo,per la maggior parte delle volte, a perdere opportunità su opportunità.
E ancora,ancora e ancora. Fino a non saper distinguere più i sogni dalla realtà.

Vorrei tanto che mi diceste se vale la pena continuare.. Grazie.💕

Non si vive solo di ricordiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora