13 - Fuga

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Il padre di Barbara e la sua compagna erano tornati in anticipo, niente weekend fuori. Lei era riuscita a risalire in camera appena in tempo, ora camminava su e giù nervosa. Prese il telefono e si girò verso Marco - Ti va di andare al mare?

Aveva fatto un paio di telefonate ed erano scesi per le scale, dalla camera di suo padre arrivava l'eco di una discussione animata.
Marco vide una macchina parcheggiata sul vialetto, le amiche di Barbara. Appena saliti risatine alcoliche e odore di fumo misto a essenze profumate sulla pelle. Sara, la ragazza al volante era una bionda dalle sopracciglia affilate - Cosa tieni in mano, un regalo? - Barbara aprì il palmo - Il mio compagno di classe, Marco.
Giulia trasalì - È il coso, quello col virus! Non sarà mica contagioso? - Le ciglia affilate si alzarono più aggressive.
- Ma no, tonta, mi vedi più bassa del solito?
Giulia si calmò, mentre le due amiche dietro, Anto e Vicky fecero un paio di urletti di sorpresa. - Ce lo presti un attimo? - risero. Anto era una rossa con capelli lunghi e lisci, Vicky una mora con un taglio a caschetto, entrambe truccate e in tiro come Giulia, d'altronde erano amiche di Barbara, pensò Marco.
- È un cucciolo riservato, e voi mi sembrate già sbronze - disse Barbara, mentre il suo compare sul palmo della mano evitò di replicare.
Giulia si avviò lungo la strada - Noi pensavamo di fermarci un po' in spiaggia a bere, poi andiamo in Disco - disse.
- Andiamo dove volete, mi basta non stare a casa mia.
- E lui che ne pensa? - Giulia guardò Marco
- Penso che non ho molta scelta - disse lui distendendo le gambe sul palmo di Barbara. Le due amiche dietro risero - Dai faccelo conoscere, sembra simpatico!
Barbara fece un cenno a Marco, e lui scrollò le spalle con menefreghismo, quella serata aveva preso delle svolte così strane che ormai si aspettava di tutto.
Si ritrovò sul palmo di Anto la rossa, che prese a fargli domande sulla malattia, inframezzando risate dall'odore etilico. Avevano lasciato la città e la statale correva dritta, ormai erano a un passo dal mare. Barbara e Giulia erano impegnate in una conversazione su quanto fossero stronze le rispettive compagne dei genitori.
Marco si sentì ghermire dalle dita di Vicky, annoiata dalle conversazioni voleva giocare col piccoletto. Aveva unghie finte lunghe e appuntite, a Marco sembrò di trovarsi tra le grinfie di una strega - Puoi fare attenzione con quelle lame? Grazie - Vicky sorrise - Starò attentissima. Se lo portò all'altezza del viso - Ti piaccio? - arricciò le labbra in attesa di risposta. - Sei carina - disse Marco.
- Se ti sente Barbi si incazza - le bisbigliò Anto.
Barbara era ancora presa dai discorsi con Giulia e non si era accorta di nulla.
Vicky si trattenne dal ridere - Secondo te sta con uno gnomo?
- Che ne so, erano a casa insieme
- Ma, ah ah, cosa le fa, i massaggi alla schiena?
- Ci metterebbe qualche ora - rise Anto, poi spostò la testa verso di lei e con la mano davanti alla bocca sussurrò - Magari la massaggia più sotto.
Vicky soffocò la risata piegandosi in avanti e portando Marco stretto nel pugno all'altezza del grembo. Lui si trovò in una morsa che che gli tolse il fiato, stava stringendo troppo, batté i pugni ma la stretta non si allentava. Preso dal panico diede un morso al dito di Vicky, che finalmente mollò la presa.
- Ahia! - Se lo portò all'altezza degli occhi, lo sguardo era indispettito, due occhioni color nocciola lo squadravano.
- Mi stavi stritolando, non riuscivo a respirare.
Non lo stringeva più, anzi, se avesse aperto di più la mano sarebbe potuto scivolare, si aggrappò alle dita più forte che poteva.
- Ah, scusami - Vicky richiuse delicatamente la mano, ma sembrava ancora infastidita per il morso. Abbassò lo sguardo e lo rialzò con uno sguardo da bimba dispettosa - Ora ti metto in un posto dove starai al sicuro.
Portò la mano sotto il sedile, Marco notò che aveva i piedi scalzi, le sue Nike Air bianche giacevano proprio nel mezzo
- Qui dentro starai comodissimo! - disse infilandolo lungo disteso dentro la scarpa e spingendolo fin quasi alla punta - E non lamentarti, altrimenti infilo pure il piede.
Marco si ritrovò al buio su una gigantesca soletta umida, sapeva di deodorante e detersivo più che sudore, la superficie su cui si trovava disteso era irregolare, modificata dal piede di Vicky. Ebbe un brivido realizzando che quella era la sua impronta, riconobbe la forma del calcagno e delle dita e pensò quanto peso scaricasse il suo corpo muovendo un solo passo. Tonnellate rispetto a lui. Essere calpestato con tutto quel peso da una ragazza alta sì e no un metro e sessanta. Inerme di fronte a lei. Poi pensò al piede di Barbara su cui si era abbandonato baciandolo con devozione, come stesse adorando una Dea. Immaginò fosse la sua impronta. Ricordò  il suo modo di camminare sicuro mentre calpestava il terreno. Sempre a testa alta, ma in grado di schivare un ragazzo ridotto a un soldatino di plastica, o spiaccicare con indifferenza un insetto sgradito. Un insieme di sentimenti, paura, desiderio, impotenza, gli affollavano la mente. Si abbandonò su quell'impronta aderendo alla sua forma, accarezzò le fossette create dal peso delle dita, le guance si accesero di rosso. In fondo Crush significa Cotta, ma è soprattutto il verbo schiacciare. E lui era talmente cotto da sentirsi schiacciato sotto i suoi piedi.
Anto sollevò in alto la scarpa di Vicky guardandoci dentro - Hey, ma ci sei ancora o sei morto per la puzza?
Vicky si riprese la scarpa con forza - Guarda che io mi lavo, e pure le scarpe sono pulite! - disse.
Barbara finalmente si accorse che lì dietro stavano combinando qualcosa. Vide Vichy con la scarpa ancora in mano - No, non dirmi che davvero...
Marco sentì che la scarpa veniva inclinata, scivolò verso il fondo e finì sul palmo della mano di Barbara - Stai bene? - Aveva l'aria preoccupata ma sul punto di esplodere. Si sentì sfiorare dalle dita dell'altra mano, un polpastrello gli accarezzò il viso, scese lungo i fianchi e le gambe, per poi raccoglierlo in una stretta protettiva che lo appoggiò con cura sul cruscotto. Mentre si riprendeva ascoltò Barbi partire con una mitraglia di insulti, dopodiché la vide aprire il finestrino e lanciare fuori la scarpa.
A questo punto fu Vicky ad urlare e strattonare Barbara, ma questa si girò e le menò un ceffone così violento da farle uscire sangue dal naso.
Giulia posteggiò nella prima piazzola disponibile - Adesso basta! - Gridò - Tu e il tuo amico scendete qui.
Vicky piagnucolava e Barbara aveva uno sguardo tra l'incredulo e l'omicida - Noi? Sarebbe colpa nostra?
- Non mi interessa di chi è la colpa. Qui c'è la spiaggia, vai a sbollire quello che hai addosso, e poi forse, ma proprio forse, passerò a riprenderti!
Barbara scese, sbatté la portiera con violenza e si diresse tra gli alberi. Marco decise di non fiatare nel suo pugno, dopo un tratto di vegetazione vide la spiaggia illuminata dalla luna e un cielo terso.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 04, 2023 ⏰

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