I LIBRI DI FOYLES - IL RACCONTO

CAP 1 - parte II

Rammentava, vivido nella memoria, il momento in cui donò un libro a ciascuno dei suoi amici, radunati assieme a lui nella soffitta di casa; Mike, la sorella gemella Linda e Toby.

Una di quelle serate londinesi dove si creavano atmosfere spettrali con lampi all'orizzonte che illuminavano per alcune frazioni di secondo la notte, tagliando in due il cielo, a volte così dritti da  somigliare alle spade laser di Star Wars.

Il nonno stava già male da diverso tempo, la malattia lo aveva fiaccato nel fisico ma non nello spirito. Per quanto fosse diventato faticoso ogni singolo gesto, anche il più semplice, come la carezza sui capelli che ogni giorno non mancava di fare verso il suo unico nipote Ted, riusciva comunque ad ammaliare i ragazzini con i propri racconti. Appena iniziava a leggere gli occhi tornavano a essere vivi, luccicanti di vita, vogliosi di scovare le emozioni dipinte nei giovani volti che aveva di fronte in semicerchio.

Era diventato un appuntamento fisso, si ritrovavano almeno una volta al mese e Richard raccontava loro fantastiche storie, ispirandosi alle parole scritte tra le pagine del libro che in quel momento Ted aveva di fronte.

D'inverno, quando i tuoni sovrastavano con la loro voce il rumore della città, minacciando di entrare nelle case, si generavano le condizioni giuste per dar vita a racconti horror, misteriosi, o rispolverare efferati omicidi che richiamavano sempre alla mente il famoso Jack lo squartatore. Ma non si addentrava mai nelle descrizioni macabre, nei dettagli delle uccisioni, sapeva come trattare i bambini; li spaventava ma non li terrorizzava.

Capiva quanto desiderassero questi racconti, più di ogni altra cosa; cercavano di apparire adulti mostrando indifferenza verso i passaggi più cruenti, ma bastava alzare di poco il tono di voce, in maniera improvvisa, un battito di mani, un colpo ben assestato con il piede sulle assi di legno del pavimento, o che il tuono al di fuori bussasse un po' più forte sui vetri delle finestre, per farli
sobbalzare dalla paura.

Quel giorno, prima di iniziare, li chiamò a sé uno alla volta, sentiva di aver poco tempo a disposizione e la serata divenne una sorta di testamento letterario.

"A te, Mike, un racconto d'avventura, vivace come il tuo carattere, coraggioso e intrepido come il tuo cuore"

Glielo porse, ma al suo tentativo di sfogliarlo lo fermò, poggiando la mano sopra l'elegante copertina.

"Non dovete aprirli adesso, saranno loro a spalancare le proprie pagine alla vostra curiosità, quando sarà il momento. Questi sono libri magici e come tali, vanno trattati."

Lo sguardo incredulo di Mike e il gesto con il dito a formare una circonferenza attorno alla tempia - "Questo ha le traveggole" - provocò l'ilarità degli altri ragazzini. L'uomo finse di non averlo visto e sorrise sotto i baffi che, nonostante la malattia, continuava a curare in maniera maniacale. Il color castano chiaro non cedeva campo all'imbiancamento dell'etá, così come nei capelli che stavano con fatica ricrescendo dopo le ultime ma inutili chemioterapie.

Gli occhi verdastri si posarono su Linda e un sorriso si disegnò sul volto dimagrito, sofferente, ma che si manteneva bonario, nonostante la vita lo avesse percosso con violenza in molte circostanze. Mai, aveva aperto le porte del proprio cuore alla rabbia o alla vendetta. Le rughe in alcuni punti sembravano solchi scavati da aratri sul terreno, ma in nessun modo riuscivano a invecchiarlo più dei settant'anni che possedeva.

"Linda... a te un libro di mare, azzurro come le tue iridi, burrascoso come il tuo carattere. Sei speciale, non ascoltare gli adulti, non sei malata."

L'accarezzò sfiorandole la guancia. Per un attimo i loro sguardi si fusero, la bimba annuì e ricambiò il sorriso senza dire niente.

Il nonno si rivolse poi a Toby, invitandolo a farsi avanti e mettere da parte l'atavica timidezza che lo soffocava verso le persone che non fossero i suoi tre amici, anche se ormai conosceva Richard da tempo.