CAP 3 - PARTE III

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3.5

Il sussurro di Linda non venne udito dagli altri.

«Cosa dovrei...» Ted distolse lo sguardo dai pantaloni ormai sporchi, rassegnandosi all'inevitabile ramanzina della giovane zia, e lo rivolse verso i palazzi di fronte. Non notò niente di strano, ma si concentrò stringendo gli occhi a fessura, per farle notare quanto tenesse in considerazione le sue richieste.

La solita Londra brulicava di anime all'apparenza senza meta; macchine, persone a piedi, in bicicletta, smog. I momenti in cui osservava la città dalla finestra della soffitta di casa, associava sempre tutta quella gente alle formiche. I piccoli insetti però, a differenza degli umani, apparivano organizzati molto meglio e, con ogni probabilità, ognuno di essi aveva uno scopo ben preciso che portava a compimento.

«Verso il cielo.»

«Linda, non ti capisco.»

Alzò gli occhi oltre gli edifici e pensò di essere sprofondato di nuovo in qualche incubo. Senza dubbio non stava sognando, stavolta. Quel che vedeva era reale e non aveva idea di cosa avesse di fronte e soprattutto perché, a eccezione loro, nessuno se ne fosse accorto.

«Cosa avete da guardare lassù?»

Toby lo affiancò, ma oltre alla coltre di nuvole bianche che di rado concedeva alla luce del sole di filtrare o di far intravedere un po' di azzurro, non notava altro.

«Ehi, amico, hai battuto la testa? Ti senti male? Hai le vertigini? Dobbiamo chiamare l'ambulanza? Hai bisogno di stenderti?»

Un'altra domanda e avrebbe urlato. Anche Linda guardava nella stessa direzione, ma dei suoi atteggiamenti non si curava più nessuno, ci avevano fatto l'abitudine.

«Ehi!» Toby lo strattonò per la spalla. «Che ti prende?» Ted lo stava preoccupando, non scorgeva niente verso il cielo che meritasse attenzione.

«N... niente. Solo mi era sembrato... Niente, sono solo un po' confuso, mi gira la testa, tutto qui.»

Si costrinse a ignorare quei due disegni che gli apparivano appena rialzava lo sguardo. Il primo sembrava una stella con cinque vertici, ma era rovesciata, con il raggio centrale rivolto verso il basso e il secondo, lo spaventava ancora di più. Tre linee, unite tra loro in un punto, che formavano una spirale; gocciolavano sangue, sangue in continuazione. Cadeva verso di loro e si spandeva sulle strade, sui tetti delle case, sulle persone e gli animali, ricopriva ogni cosa di rosso. Ruotava in entrambi i sensi, a intermittenza, senza sosta. Grondava come un'emorragia, quel liquido vermiglio si espandeva in ogni direzione, ricoprendo il cielo stesso.

Voleva urlare ma non poteva, non riusciva. Aveva paura di essere impazzito, stava per piangere, ma che figura avrebbe fatto per gli amici, verso Linda? No, era fuori discussione, doveva resistere. Anche lei vedeva cosa stava accadendo? Le stesse figure? Come faceva a rimanere impassibile?

Si obbligò a fissare l'asfalto, i pedali della bicicletta, qualsiasi cosa che lo rassicurasse, gli occhi di Linda. Si perse nelle iridi smeraldine per un attimo, una frazione di secondo, ma lei se ne accorse. Arrossì in risposta al suo sorriso, fino a che Mike non lo riportò all'ordine.

«Allora?»

«Si sta facendo tardi» continuò Toby, «devo rientrare, lo sapete.»

«Già, altrimenti la bici ti si trasforma in zucca!» Lo schernì Mike.

«Tu, sei una zucca!»

I due risero, spintonandosi in maniera scherzosa. Salirono tutti sulle rispettive, fedeli, fuoriserie, che immaginavano come le moto da corsa nei circuiti del Motomondiale. Un'accelerata sul pedale, una derapata a "manetta", il rombo del motore che copriva anche quelli delle auto, e via verso il traguardo di casa propria per il programmato "pit-stop". Il giorno seguente ci sarebbe stato un altro Gran premio da vincere per la conquista del mondiale piloti.

I LIBRI DI FOYLES - IL RACCONTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora