CAP 4 - PARTE IV

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4.7

"Cadrà anche questa città. Smettete di curiosare o finirete sotterrati con essa."

Bethany lanciò il foglio di carta sulla scrivania di Tomáš. Le aveva accolte sorridente nell'ampia strada piastrellata che conduceva all Università, ma la donna e la nipote lo salutarono appena con un cenno e passarono sotto i portici fino alla corte interna. Conoscevano la direzione per raggiungere il suo ufficio che era, un tempo, anche quello di Richard.

«Adesso spiegami cosa vuol dire questo», indicò il pezzo di carta sul piano del tavolo, «e perché mi hai fatto venire fino a qui! Adéla è spaventata a morte!»

«Ciao, Bethany. È un piacere rivederti.»
«Vorrei fosse reciproco!»
«Dov'è mia nipote?»
«L'ho lasciata con i suoi amici.»

«Ti somiglia, come carattere. La stessa cocciutaggine.» Tomáš si sedette e invitò Bethany a fare altrettanto. L'ufficio trasudava la storia dell'ateneo. I pesanti mobili in mogano ricolmi di libri, i quadri settecenteschi che raffiguravano scene religiose, pretendevano referente rispetto per chi vi entrava. Un'ampia finestra dava sulla corte interna, da lì i raggi di luce solare illuminavano la stanza attraversandola con due strisce oblique fino alla parete opposta, dove erano appese le onorificenze conferite all'Università come una delle migliori d'Europa.

«Le ho chiesto di cambiare facoltà, ma non mi vuole ascoltare.»
«Non mi sorprende. Mi vuoi spiegare cosa sta succedendo?» Il tono le uscì più  nervoso di quanto desiderasse.
«Li hai visti?» le rispose.

Bethany studiò per la prima volta il volto di Tomáš. I capelli argentei disordinati gli donavano una buffa somiglianza a Einstein, ma il fisico si manteneva asciutto e i lineamenti più severi e spigolosi del famoso scienziato. Era dimagrito da come lo ricordava, forse troppo. Il silenzio che riempì la stanza fu più efficace di tante risposte.

«Tuo padre mi disse che quando sarebbero comparsi, ti avrei dovuto restituire questo libro.» Accennò al tomo in preziosa rilegatura poggiato al centro del tavolo.
«Io non capisco di cosa tu stia parlando.» Enfatizzò le parole, scandendole.
«Descrivi cosa hai visto.»
«Non ho visto niente.» Cercò di non distogliere lo sguardo da quello dell'uomo. Non riusciva ad accettare la realtà della menzogna.
«Hai parlato con il vecchio Josef, vero? Beth!»

Lo stesso tono che usava suo padre quando lei tergiversava sulla versione più comoda da propinare.
«Una strana croce e l'uroboro.»
Tomáš annuì lentamente. «E sai cosa significano?»
«Non sono una fanatica come te e mio padre.»
«Sai cosa significano?»

Bethany si agitò sulla sedia. Il profumo dei libri, i buchi dei tarli sul legno, la sensazione di essere in un ambiente dimenticato dal tempo, vergine dallo scempio dell'attività umana, la investì come da bambina. Per interi pomeriggi osservava il padre studiare testi ricolmi di strani geroglifici o inquietanti figure che Richard cercava di tenere lontane dalla vista della figlia. Ma era troppo curiosa e, nonostante il padre avesse approntato un intero angolo con fiabe e racconti per ragazzi, lei più volte era riuscita a sbirciare tra le pagine proibite di volumi che soltanto anni più tardi avrebbe avuto la capacità di giudicare in maniera razionale.

Lei considerava spazzatura tutta quella parte di storia ricolma del simbolismo religioso, arcano, esoterico, atto soltanto a influenzare le masse ignoranti,  bisognosi di una guida, di una speranza di vita dopo la morte, o di esaltarsi seguendo leggende di Dei inesistenti che promettono l'eternitá. Era sicura che anche suo padre la pensasse così, per quanto alcune volte, raggiunta la maggiore età, aveva cercato di coinvolgerla su argomenti simili.

Rispose con sufficienza, per far contento il vecchio Tomáš, anche se un qualcosa simile alla paura la stava erodendo dentro. Qualcosa da Josef, lo aveva visto.
«L'uroboro, simbolo di protezione, rappresenta la ciclicità della vita." Ripensò alla "visione", soltanto così la poteva definire, di poco prima. Non aveva dubbi che fosse proprio quel simbolo, il serpente che inghiotte la propria coda realizzando la figura di un cerchio.

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