Capitolo 3

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Era così andato, così confuso che non riusciva a capire se avesse bevuto una quindicina di bicchieri oppure di più. Ormai vedeva tre Nina, e non una.

"Quindi avete divorziato, tu e l'angelo ?"
Gli chiese lei, intenta a versarsi altro vino nella tazza di ceramica.

"Io...cosa ?"
Fece lui, inarcando entrambe le sopracciglia.
Ormai la rabbia era affievolita e aveva lasciato spazio alla ubriachezza del momento, ma il dolore c'era ancora. Lo percepiva nel petto, non forte come prima ma comunque insistente.
L'altra parlava di divorzio, ma lui non era sposato con Aziraphale. Quella era più una cosa da esseri umani e non si voleva impicciare in quelle cose...così mortali.

"Sì, voi avete divorziato. Lui è andato lì." Rispose lei, alzando la mano e puntando il dito verso l'altro.
"E tu sei qui, a bere e a disperarti."
Continuò più puntando lo stesso dito nei confronti del demone dai capelli rossi.
"Non è poi così diverso dal divorzio, sai."
Gli spiegò, stringendosi nelle spalle e facendo un sospiro pesante.
Poi bevve generose sorsate dalla sua tazza.

"Posso ben dirti che non funziona così."
L'altro allungò la mano verso la bottiglia, la prese e si riempì la sua di tazza. Nonostante avesse il cervello in confusione, la vista offuscata e i pensieri in subbuglio, aveva bisogno di quel vino come se fosse ossigeno per gli umani. Voleva dimenticare tutto quello che aveva passato, anche se avesse potuto fare ritornare tutto come prima con uno schiocco delle dita.

"E come funziona ?"
Lei era curiosa. Lei che, fino al giorno prima, pensava che paradiso e inferno fossero solo delle cose scritte da un mentecatto per tenere buoni i fedeli. In quel momento, invece, la sua visione del mondo si era ribaltata.

"Io e Aziraphale, anche se sembra difficile da credere, siamo solo amici. L'ho baciato si, ma ciò non vuol dire che siamo sposati."
Rispose il demone. Non credeva nemmeno a una singola parola che avesse detto, ma per lui aveva un senso quel discorso. Si appoggiò al tavolo con il braccio e mise la testa sulla mano chiusa a pugno, guardando la donna nonostante si stesse sforzando con tutto se stesso di non crollare con la faccia contro il legno del tavolo. Sentiva una stanchezza irradiarsi per tutte le ossa e il sonno prendere il sopravvento. Ma non poteva chiudere gli occhi proprio in quel momento, avrebbe dovuto trovare una soluzione ed era sicuro che la donna avesse illuminato la sua strada.

"Di solito non si baciano gli amici."

"Gli ho rivelato i miei sentimenti, lui non li ha accettati. Non passo fare nulla. Mi arrendo."

"E invece qualcosa puoi fare, per salvare la situazione."
Disse lei, bevendo altre sorsate generose di vino.

"E cosa ?"

"Puoi andare lì, in paradiso e riprendetelo. Se proprio tieni a lui."

"No, no. È fuori questione."
Sibilò il rosso, scuotendo la testa e alzandosi di scatto dalla sedia, così velocemente che sentì la testa girare. Dovette appoggiarsi con una mano al tavolino per non cadere a terra disteso.
"Non voglio andare lì e prendere Aziraphale. Ci sono andato solo una volta in paradiso, per capire cosa fosse successo a Gabriele, e non voglio più vedere quelle pareti bianche e accecanti e quegli angioletti con il sorriso stampato sul viso. È irritante."

La donna fece un mezzo sorriso, mentre guardò il demone scoccare le dita e far comparire tutto com'era prima: i clienti tornarono nella loro posizione originale e le tapparelle si alzarono.
Seguì con lo sguardo il rosso che, una volta alzato, fece un cenno di saluto e abbandonò il locale. Lei era sicura che avrebbe cambiato idea.

-•-

La prima cosa che Crowley fu quando uscì da quel bar, era stato rientrare nella biblioteca del suo angelo.
Aprì le porte in legno e si guardò intorno; ogni singola cosa era al suo posto. Ma non il suo angelo. Aziraphale non era lì che stava spolverando o che stava sistemando i libri negli scaffali. Non era lì che lo attendeva seduto vicino al tavolo per chiaccherare con lui. Nonostante se ne fosse andato da poco, un senso di malinconia lo pervase. Non poteva lasciare quella città, non poteva lasciare quella biblioteca e fare finta di niente. Si gettò seduto sul pavimento, sdraiandosi sul legno che scricchiolò sotto i suoi movimenti e osservò il soffitto.
Non poteva farlo. Non poteva pensare in quel modo egoistico, ad andare via come se nulla fosse successo, buttando all'aria secoli e secoli di amicizia.
Era confuso e i fiumi di alcol che aveva bevuto non lo stavano aiutando affatto. Schioccò le dita, sentendosi subito meglio, mentre era sicuro che le bottiglie che, aveva appena svuotato nel bar di Nina, si fossero riempite in un battito di ciglia.
Subito si riprese. Il dolore e la malinconia le percepì più forti di prima e quasi gli mancò lo stordimento dell'alcol, ma non lo faceva pensare a mente lucida.
Che poteva fare per riprendersi Aziraphale senza passare per il paradiso ?

No love (AziraCrow)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora