Capitolo 6

152 10 11
                                    

Quando Crowley uscì dal suo appartamento, raggiunse l'auto e sfrecciò in mezzo alla strada. Doveva raggiungere la città. Doveva ritornare in biblioteca e recuperare qualcosa. Doveva avere il coraggio di entrare lì dentro, nonostante il pensiero lo facesse stare così male tanto da farlo vomitare.
Riuscì a sfrecciare tra le macchine, c'era la folla a quell'ora, tanto che evitò un anziano signore sulla bicicletta per un pelo.
La libreria era quasi vicina, sentiva già l'odore dei libri nell'aria, sapeva benissimo dove fosse situata ormai. Parcheggiò al lato del marciapiede, scendendo e chiudendo l'auto con uno schiocco delle dita; sentiva un groppo in gola a ogni passo che compiva, vedere quella libreria dopo tutto quel tempo gli provocava una morsa allo stomaco che non poteva ignorare a parte i pensieri in subbuglio che si stavano facendo più forti.
Si appoggiò una mano sul petto coperto dal gilet nero e la strinse intorno alla stoffa delicata, facendo un profondo respiro.
La mano libera si appoggiò sulla maniglia e spinse la porta, aprendola ed entrando nella libreria.
Era tutto come l'ultima volta in cui l'aveva lasciata, tutto in ordine nonostante il disordine di libri. Ma per lui aveva un senso.
Sì guardò intorno, non era cambiato nulla a parte una fila di libri che ricordava fossero appoggiati al lato dello scaffale in procinto di essere messi in ordine e Aziraphale non li avrebbe mai ordinati.

Ma non c'erano.

Sì guardò intorno, fino a quando da una porta non sbucò un viso a lui familiare. Con il sorriso sulle labbra.

"Muriel ?"
Le sopracciglia del rosso si arcuarono all'insù, da dietro le spessi lenti scure, ancora più confuso.

"Sì, Crowley.  Ora che Aziraphale è in paradiso, ho preso io la gestione della biblioteca."

Ebbe un colpo al cuore. Sentire quelle parole gli fecero più male del dovuto.
I suoi nervi si tesero peggio di una corda di violino, si era pietrificato sul posto e aveva anche la bocca semiaperta. Nessun suono usciva da essa, fino a quando non si riprese piano piano e un flebile sospiro fuoriuscì dalle sue labbra.

"Ho bisogno del tuo aiuto."
Disse poco dopo.

-•-

"Quindi se ti aiutassi a entrare nel paradiso e Aziraphale dovesse accettare di tornare qui, io perderei la biblioteca."
Sussurrò l'angelo, avvera sentito il suo cuore spezzarsi da lì. Entrambi erano seduti intorno al tavolino del retrobottega, dove a volte si sedeva insieme al suo angelo a guardarsi del buon vino.

"No, io voglio portarlo il più lontano da qui. Magari la gestisci tu questa biblioteca."
Sussurrò il rosso, poi allungò la mano verso l'angelo.
"Ci stai ?"

L'altro non capì. Aveva un sorriso stampato sulle labbra, al solo pensiero che avesse avuto solo lui la gestione della biblioteca. Guardò confuso prima la mano del demone e poi lui.

Quest'ultimo fece un sospiro."devi stringerla. Così abbiamo un accordo."

"Oh!" A quel punto ci arrivò. Allungò la mano verso la sua e la strinse con una presa ben salda. "Abbiamo un accordo, ora."

-•-

Giusero davanti all'ascensore del paradiso. Si sentiva così strano: il cuore gli batteva a mille e aveva le mani sudate. Una strana ansia prese possesso del suo corpo, al solo pensiero di rivedere l'angelo, il suo angelo, dopo tanti giorni che non si vedevano.
Non avevano mai passato così tanto tempo separati. Forse anni addietro sì, ma la situazione -almeno per il rosso- era cambiata e in quel momento aveva molta voglia di rivederlo, anche se una parte di lui gli stava urlando di ritornare indietro. Che era una cazzata quella che stava facendo, però i due erano già entrati in ascensore e questo non appena salì fece cambiare i suoi vestiti: questi divennero bianchi e candidi come le porte del paradiso. L'ascensore si fermò, al piano.
Crowley guardò Muriel. Quest'ultimo strinse le labbra.
"Devi proseguire da solo. Io ho una biblioteca da portare avanti."
Ciò gli fece storcere le labbra, ma comunque annuì.
Aveva ancora più ansia al pensiero che non ci fosse nessuno al suo fianco ma doveva lottare con le unghie e i denti se voleva riprendersi il suo angelo. Conosceva ogni angolo del paradiso a memoria, sapeva anche dove fosse: nell'ufficio dedicato a lui. Portava una targa brillante sulla porta, laccata d'oro sulla quale era impresso il suo  nome: Aziraphale.
Quel nome che scivolava così bene nella sua testa.

Appoggiò una mano sulla maniglia e l'aprì con il cuore che gli si fermò nella gola.
Aziraphale era lì e i loro occhi si erano incontrati.

"Crowley ?"

"Angelo."

Fine.

Spazio autrice

Sì l'ho voluta finire così. Lasciando un finale aperto a libera interpretazione da parte del lettore.
Le strade che potete scandagliare sono tantissime: magari Metatron si è presentato da loro e non li ha fatti andare via. Magari Crowley ritorna da solo sulla terra oppure Aziraphale Ca con lui.
Sono tantissime le strade nella quale potete soaziarvu
Detto questo, vi lascio e grazie per essere arrivati fino a qui!

No love (AziraCrow)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora