Capitolo 4

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Alla fine si era deciso. Voleva recuperare il suo angelo, nonostante avesse il cuore in frantumi, a pezzi. Ma non doveva farlo proprio quel giorno, la cosa era ancora fresca ed era fuori questione andarlo a recuperare. Poi doveva trovare anche Muriel e studiare un piano. Non poteva andare in paradiso impreparato.
Visto che Belzebù non c'era, l'inferno non avrebbe potuto ostacolarlo e chi se lo aspettava che il suo amato fosse proprio Gabriele.
In fondo, era proprio geloso di loro due che avevano realizzato il loro sogno di stare insieme. Voleva proprio stare al posto di quei due. Se solo Aziraphale avesse capito. Se solo ci fosse stato un maledetto modo per farglielo capire.
Era sicuro che le cose sarebbero andate diversamente e lui non avrebbe provato quelle emozioni umane negative. Sentiva come un grosso peso al centro del petto, un groviglio di spine intorno al cuore e gli occhi che pizzicavano.
Avrebbe potuto piangere da un momento all'altro, non poteva farlo di fronte al suo angelo.
Fece un sospiro amaro, mentre si mise alla guida della sua Bentley. Doveva trovare un posto tranquillo per pensare e ritornare in libreria era fuori questione; in quel posto condivideva dei molti ricordi che gli facevano male al solo pensiero.
E lui si sentiva una stupido, anche l'angelo lo era. Si era comportato stupidamente, anche solo accettando quella promozione e mettendo da parte i sentimenti che provava per lui.
Crowley guidò verso il suo appartamento, non tornava lì da giorni. Era sicuro che le sue amate piante fossero tutte appassite. E infatti, come aveva pensato, una volta parcheggiato ed entrato, le vide tutte marroni e appassite.
Avevano perso quel colore verde così splendente.
Ma lui non aveva tempo e la testa di andarle a gettare tutte.
Fece dei passi; queste tremarono al suo passaggio, ma lui non le guardò nemmeno. Giunse nel suo ufficio. Di solito, entrava nella stanza per riposare o pensare. E in quel momento doveva fare quell'ultima cosa.
Prese un foglio dalla scrivania e iniziò a scarabocchiare qualcosa su di esso. Qualcosa che somigliasse più a un piano che avrebbe dovuto seguire schematicamente.
Ma qualsiasi idea veniva subito scartata e si trovava a scrivere su un nuovo foglio.
Il tempo sembrava essere scorso lentamente, ma lui non si era nemmeno accorto che fosse tardi. Non percepiva la stanchezza.

Riuscì a giungere a una soluzione quando, dopo quattro ore passate a scarabocchiare e a perfezionare, giunse finalmente al suo piano.
Gli toccava solo entrare in azione.

-•-

Aziraphale era felice di essere lì.
Tutto bianco e puro.
Gli avevano dato anche dei vestiti nuovi, che odoravano di pulito e purezza.
Anche questi interamente bianchi ma che somigliavano vagamente ai suoi vecchi. Per lui non era stato difficile accantonare da una parte la sua vecchia vita, ormai non la pensava nemmeno più.
Essere comandante dell'esercito celeste per lui significava molto di più che avere una libreria. Ci teneva molto al paradiso e poteva lavorare anche senza nessuno al suo fianco. Nemmeno con Crowley.
Crowley.
Al pensiero del demone, il cuore dell'angelo fece un sussulto.
Arrestò i suoi passi quando Metatron gli mostrò il suo ufficio: una grande stanza, centro di essa un tavolo e una sedia.
Vuota.
Gli tornò in mente la sua libreria, sempre piena di tutto, i libri in disordine che odoravano di vecchio o di nuovo.
Un senso di malinconia piano piano prese possesso del suo corpo. Ma non lo diede a vedere all'altro, preferendo stendere sul viso il migliore dei sorrisi più falsi.

"Congratulazioni, comandante. Questo è tutto per te."

L'altro allungò la mano e Aziraphale gliela strinse.

No love (AziraCrow)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora