Capitolo diciassette: Nickolas

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Quando ritornammo ai tavoli non ci fu silenzio come la principessa pensava, tutt'altro, tutti ci stavano ignorando alla grande senza nemmeno vedere che eravamo ritornati, tranne che per la migliore amica di Ava, Elsa.

Cercavo di guardare sempre l'altro mio collega per non destare sospetti ma in realtà tutta la mia attenzione era rivolta solo e soltanto alle parole della donna dei miei sogni, ogni suo sussurro riuscivo a sentirlo senza nemmeno il minimo sforzo e ogni suo movimento mi tentava nel guardarla.

Mi stiracchiai sul posto in modo elegante e mi guardai intorno, la gente se ne stava andando essendo che si stava facendo tardi e il tavolo era coperto da una tovaglia talmente lunga da toccare fino a per terra. Mi passai una mano tra i capelli non molto gellati e guardai finalmente la principessa "che c'è?" Chiese mentre Elsa si alzò per andare al bagno "stavo guardando la mia ragazza" lei alzò gli occhi al cielo e senza obbiettare sorrise mostrandosi la tipologia di ragazza timida, ma era tutt'altro che timida, sapevo che anche lei pensava senza fine al bacio di prima, chi se lo poteva dimenticare sinceramente

Sentì qualcosa sfiorarmi un ginocchio e pensando che forse era lei non mi allarmai, ma non appena sentì il suo piede salirmi delicatamente per le cosce per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva.

Cristo Dio, mi voleva morto questa sera?

Le dita del piede iniziarono a massaggiarmi la lunghezza e dovetti stringere i pugni tanto da doverli nascondere sotto il tavolo, trattenni il respiro e la guardai minaccioso, ma lei come mi aspettavo mi sorrise come una stronzetta sicura di se, proprio come quella volta che ci avevo parlato sul balcone mentre era in intimo, no, non dovevo pensare a quello prima di farlo diventare ancora più duro "Ava" cercai di riprenderla ma lei continuava a fare di testa sua rischiando di mandarmi a puttane "Nick?" Chiese da finta angelo, sorrisi e corpì la bocca per qualche secondo, giusto per poter prendere più aria essendo che nei polmoni erano inesistenti "mica eri te quello che doveva farmi vedere cosa mi sarebbe successo a casa?" Chiese prendendomi probabilmente in giro, senza però spostarmi da quella posizione tirai fuori dal cappotto il pacchetto di sigarette nere e solo allora mi alzai di scatto, presi anche l'accendino e tenendole in una mano presi il cappotto e camminando verso Ava la presi per un polso per farla uscire da lì "Darrag! Dove sta andando?" Chiese il vecchietto di capo "pausa sigaretta con la mia collega" dissi una mezza verità "io non fumo" mi ricordò e io annuì "lo so benissimo principessa, ma non dovevi davvero giocare così con me, posso diventare pazzo a causa tua" le rivelai senza vergogna, dopo tutto ci ervamo masturbati guardandoci da una finestra come se fossimo il video porno preferito dell'altro "che vuoi fare? Fumarmi in faccia?" Chiese non capendo quanto avessi di nuovo bisogno del suo aiuto a causa del rigonfiamento "no cara mia, ora metterai quel bel culetto sulle mie cosce e mi aiuterai a rimediare al tuo lavoro."

Appena entrati in auto, nella mia per l'esattezza, mi sedetti e con forza misi Ava seduta su di me rivolta alla mia faccia "mi aiuterai proprio come avevi fatto quel giorno in ufficio, credo in te tesoro" lei sbuffò "col cazzo" rispose in modo poco acuto alzando le sopracciglia "allora da qui non esci" grugnì buttando la sigaretta intera dal finestrino poco aperto e mi catapultai di nuovo sulle sue labbra "la punizione inizia da adesso Dea del sesso" le sue guance si arrossarono subito e capì che le stava piacendo.

Tutto del mondo sessuale in realtà le piaceva e non vedevo l'ora di poter provare di tutto con lei, avevo solo bisogno della sua approvazione "a quanto sei disposta" dissi come se fosse una domanda e lei guardandomi negli occhi in modo famelico si leccò le labbra probabilmente per inumidirle "a tutto" rispose attaccandosi al mio petto con il suo per potermi baciare di nuovo. I suoi seni si sentivano gonfi e contratti al contatto con il mio corpo ed ero certo che anche lei dopo tutto stava diventando pazza a furia di aspettare di fare sesso, di quello che si meritava, quello che ti faceva tremare le cosce ad ogni singolo round, quello le si addiceva di più.

Decisi che quella notte sarebbe stata la nostra e senza aspettare una sua reazione le picchiettai le labbra con la lingua per poter chiedere l'accesso ad un bacio più profondo, lei concedendomelo subito entrai fino ad incrociare le nostre lingue in un ballo lento e sensuale, pieno di gusto tra whisky e vino rosso, e una nuova emozione era sbocciata proprio in quest'auto in mezzo ad un parcheggio buio, il nostro sogno erotico in realtà era appena iniziata.

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