𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝐼𝐼

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Prese il via un interminabile gioco di evitamento e fuga da quel giorno in poi. Quello stesso giorno che Taehyung cercava di dimenticare con ogni fibra del suo essere.

Da un lato, era grato di dover andare all'università ogni giorno, perché gli forniva un pretesto valido per starsene fuori casa fino a tardi. Usava il tirocinio e i progetti come scusa per rintanarsi in biblioteca o nell'appartamento di Jimin, il quale - nonostante le occhiatine complici - non gli faceva mai domande.

Non aveva rivelato all'amico il motivo di tutta quella sua agitazione e, ad essere sincero, non progettava di farlo molto presto.

In un angolo remoto della sua coscienza tormentata, infatti, si era reso conto che parlarne ad alta voce non avrebbe fatto altro che rendere quel bacio reale o, perlomeno, più reale di quanto ricordasse.

Non che gli servisse un promemoria. Riviveva quella sensazione ogni giorno: sulle labbra, sulla lingua... Ricordava con precisione persino quanto fossero calde le mani di Jeongguk attorno al suo collo e sulle sue cosce.

La maggior parte delle sere - quando finalmente riusciva a racimolare abbastanza coraggio per tornare a casa - si fermava davanti alla porta della camera da letto di Jeongguk e, mentre Jisoo già dormiva profondamente, rimaneva lì, con il cuore pesante di desiderio.

Era il solo momento della giornata in cui si concedeva di dar libero sfogo ai suoi pensieri più profondi, ma non durava mai a lungo: pochi istanti dopo, infatti, raccattava tutte quelle pericolose voglie, chiudeva il lucchetto che le teneva incatenate, e continuava in direzione della stanza che condivideva con la sua ragazza. Vederla distesa tra le lenzuola lo faceva sempre trasalire, ricordandogli che, nonostante tutte le scuse e le giustificazioni, alla fine niente sarebbe riuscito a tenerlo lontano da quell'appartamento abbastanza a lungo.

A onor del vero, Jisoo non dubitava mai delle sue parole, né gli chiedeva spiegazioni. Semplicemente, si limitava a rispondere alle sue bugie con un rapido messaggio di solidarietà e tante faccine sorridenti quante ne usava di solito.

La maggior parte dei giorni, quello era l'unico sollievo di Taehyung: sapere che il suo segreto sarebbe rimasto tale ancora per un po'.

Era ben consapevole che alla fine il rimorso e il senso di colpa sarebbero venuti a chiedere pegno, ma ciò non gli impediva di smettere. Mentire era la sola cosa che lo teneva sotto controllo, che non lo faceva crollare, perdere la testa e confessare ogni suo più piccolo e proibito desiderio.

Proprio per quel motivo, la maggior parte delle sue giornate cominciava e finiva col silenzio: con lui che fingeva di dormire quando al mattino Jisoo andava a lavorare e sempre con lui che, quando la sentiva chinarsi e baciargli una guancia prima di uscire, tratteneva il respiro, sperando di non lasciarsi sfuggire nessun sussulto colpevole.

Probabilmente era l'esatto opposto di ciò che avrebbe dovuto fare, in quel modo rischiava soltanto di fornirle più motivi per sospettare che ci fosse qualcosa che non andava. Eppure, anche di fronte a quell'eventualità, Taehyung si era riscoperto piuttosto abile nell'elaborare pretesti e giustificazioni che andassero bene per qualsiasi scenario, invischiandosi sempre di più in una rete di menzogne senza fine.

Sunflower | 𝑇𝑎𝑒𝑘𝑜𝑜𝑘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora